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«CON ME HA LA GARANZIA»: COSÌ ESPOSITO ASSICURAVA SULL’AFFAIRE DEI 40 MILIONI

SANTAVENERE Barletta, l’avvocato e le ristrutturazioni hotel di lusso: da Invitalia «operazione avallata prima di esaminarla»

Sembra aver indirettamente risposto a certe domande sull’Hotel Santavenere di Maratea, già da tempo circolanti in determinati ambienti settoriali, l’inchiesta della Procura di Roma sullo schema del duo legale composto dall’avvocato Luca Di Donna, ex socio dell’ex presidente del Consiglio dei ministri, Conte, con il lucano di Lauria, Gianluca Esposito, finalizzato all’accumulo di laute, ma «illecite», ricompense elargite da privati che tramite loro che conoscevano il «corridoio segreto», avevano come garantiti a prescindere sia affidamenti diretti dalla Struttura commissariale per l’emergenza Covid che finanziamenti da Invitalia. Prima ancora che Cronache Lucane, dal giugno scorso, si occupasse del caso della nuova struttura dell’Hotel sulla spiaggia del “Carrubo”, cantiere poi posto sotto sequestro dalla Procura di Lagonegro, tra gli interrogativi sull’operazione del Paolo Barletta, tra i vari quesiti che si ponevano imprenditori, addetti ai lavori e via discorrendo, alla luce dell’emergenza investigativa, uno su tutti merita oggi particolare menzione. Come ha ricordato Barletta, fece anche una conferenza stampa a Maratea, «il Santavenere di Maratea è uno dei molti progetti del Gruppo da me guidato».
L’accordo per la gestione e l’acquisizione dell’iconico Santavenere di Maratea, finalizzato nell’estate del 2020, tra pagamenti e accollo debiti, è operazione dal valore pari a circa 20milioni di euro. Da considerare, inoltre, anche il costo per la ristrutturazione.
Per cui, l’interrogativo preinchiesta penale, tra le ipotesi di reato contestate a vario titolo quelle di associazione a delinquere e traffico di influenze illecite, puntava a comprendere, senza riuscirvi, quale fosse il senso di un impegno economico così oneroso a fronte di un albergo con poche camere che non superano la doppia decina.
Come e quanto tempo sarebbe servito per realizzare un piano di rientro? Come anticipato, adesso in certi ambienti settoriali, l’inchiesta parrebbe aver fornito una, anche se parziale, risposta. Il «corridoio segreto» avrebbe permesso non soltanto di azzerare la passività iniziale dell’investimento, ma, verosimilmente, persino di raggiungere un guadagno.
Delle varie vicende attenzionate dai Pm capitolini, Gennaro Varone e Fabrizio Tucci, quella lucana è la numero 2.
Secondo l’accusa, Paolo Barletta, dominus del Gruppo Barletta SpA, attraverso Nicola Vacca, amministratore unico di una delle società del Gruppo stesso, la Splendida Cortina Srl, e il potentino Claudio Calza, «uomo di fiducia e consulente con il Vacca di Paolo Barletta», voleva affidarsi all’avvocato di Lauria, Gianluca Esposito, che con la sua «mediazione illecita, siccome occulta e fondata su relazioni personali con pubblici ufficiali della struttura Invitalia», avrebbe fatto gira-re da Invitalia stessa e in favore delle società del Gruppo Barletta, «il finanziamento di circa 30- 40 milioni di euro». Un fiume immenso di denaro da impiegare per «ristrutturazione della struttura alberghiera Hotel Santavenere nel comune di Maratea e di altra in corso di individuazione». Pagando Invitalia, via «corridoio segreto», l’operazione da circa 20milioni di euro ha un suo senso verosimile. Ipotesi, magari suggestioni soltanto. Ciò che è certo sono le perquisizioni dei Carabinieri nello studio legale di Esposito per cercare, ai fi-ni del sequestro, una serie di documenti, tra cui «appunti relativi a pareri o relazioni concordate, a cominciare dalla vicenda relativa al finanziamento al gruppo Barletta», da far confluire nel materiale probatorio.

AFFAIRE SANTAVENERE: INQUIRENTI ALLA RICERCA DEI PUBBLICI UFFICIALI DEL «CORRIDOIO SEGRETO»
Il perimetro della ricerca dei Carabinieri è il più ampio immaginabile: documentazione formale e informale, «appunti, note, missive, ecc.», anche in forma digitale e quindi contenuta in computer, supporti digitali o telefonini, come i messaggi «tramite applicativi whatsapp non intercettabili ovvero tramite caselle di posta elettronica». Gli inquirenti vogliono far massima luce sui rapporti degli indagati con due strutture pubbliche, quella Commissariale Covid e Invitalia – Mise, «anche al fine di individuare chi tra gli altri pubblici ufficiali si sia in concreto messo a disposizione degli interessi privati o abbia dato rassicurazioni sull’affidamento in questione». Perchè, come precisato dagli inquirenti. Esposito che «non intrattiene alcun rapporto formale con la struttura di Invitalia, si fa retribuire dal gruppo Barletta interessato a finanziamenti pubblici, i parla di circa 30-40 milioni dì euro, da Invitalia per la realizzazione di un pro-getto di ristrutturazione di una struttura alberghiera di lusso in Maratea».

DAI DIRIGENTI INVITALIA OPERAZIONE DI BARLETTA A MARATEA «AVALLATA PRIMA ANCORA DI ESAMINARLA»

A sostegno del traffico di influenze illecite, la Procura di Roma ritiene di avere in mano, tra le fonti di prova, «una serie di conversazioni intercettate dal tenore inequivocabile».
In una di queste, per esempio, Esposito «rivendica esplicitamente con i privati» il fatto di «essersi accordato con i funzionari e i dirigenti di Invitalia che hanno avallato l’operazione prima ancora di esaminarla». Di qui l’“invito” a «rispettare i patti presi», come quel primo pagamento in suo favore da 60mila euro, l’avvocato di Lauria puntava al milione e mezzo finale, e «l’incarico al fratello architetto per non meno di 300mila euro». In più, «minacciando» in caso di «inadempienza». «…Noi – trascrivono gli investigatori intercettando la conversazione – possiamo e dobbiamo inseguire l’obbiettivo che ho già condiviso con la struttura, cioè vale a dire di predisporre una progettazione definitiva, con piante, computo metrico, sezioni ecc… quindi non esecutiva ma definitiva. Va bene?. Sa che con me ha la garanzia… mi hanno fatto esporre con Invitalia, io ho fatto il Direttore generale». E ancora: «Claudio era presente con me quando il dirigente ci ha detto non scrivete un rigo se non avete presentato la domanda, la domanda deve avere il progetto esecutivo… quello che invece stiamo cercando di fare è un’altra cosa, fare in modo che si accontentino della progettazione definitiva e che quindi la domanda venga recepita con la sola progettazione definitiva. Chiaro?».
Per la Procura, sul caso Santavenere di Maratea, «una serie di conversazioni intercettate dal tenore inequivocabile».

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