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PEDOFILIA: È IL MOMENTO DELLA VERGOGNA

La “terribile realtà” degli abusi in ambito ecclesiastico continua ad addolorare profondamente il Papa.
Francesco: rimanere liberi è faticoso, ma non è impossibile

Abusi in Francia, il Papa: è il momento della vergogna, la mia e la nostra

https://youtu.be/Gc1Kd6LBD78

Dopo la catechesi, nel saluto ai pellegrini di lingua francese presenti all’udienza generale, il Pontefice ha manifestato la sua personale vicinanza alle vittime della pedofilia nella Chiesa di Francia, alla luce dei “numeri considerevoli” emersi ieri dal Rapporto della Commissione incaricata da vescovi e religiosi d’Oltralpe. Nelle parole di Francesco tristezza, dolore ma anche l’incoraggiamento a compiere ogni sforzo perché simili drammi non si ripetano e la Chiesa sia una casa sicura

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

La “terribile realtà” degli abusi in ambito ecclesiastico continua ad addolorare profondamente il Papa. Oggi durante l’udienza generale, Francesco ricorda le profonde ferite al centro del Rapporto della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa in Francia, incaricata di valutare l’ampiezza del fenomeno delle violenze sessuali compiute sui minori dal 1950 in poi. Dal documento, reso noto ieri e commissionato dalla Conferenza episcopale e dalla Conferenza dei religiosi e delle religiose francesi, emergono dati drammatici: tra il 1950 e il 2020, sono almeno 216 mila le vittime e sono tra i 2.900 e 3.200 i sacerdoti e i religiosi coinvolti in crimini di pedofilia.

“Al Signore la gloria, a noi la vergogna”

Salutando i fedeli di lingua francese, al termine della catechesi pronunciata nell’Aula Paolo VI, il pensiero di Francesco è rivolto alle vittime e alla Chiesa transalpina, con particolari sottolineature nelle parole pronunciate a braccio:

Desidero esprimere alle vittime la mia tristezza e il mio dolore per i traumi che hanno subito e la mia vergogna, la nostra vergogna, la mia vergogna, per la troppo lunga incapacità della Chiesa di metterle al centro delle sue preoccupazioni, assicurando loro la mia preghiera. E prego e preghiamo insieme tutti: “A te Signore la gloria, a noi la vergogna”: questo è il momento della vergogna. Incoraggio i vescovi e voi, cari fratelli che siete venuti qui a condividere questo momento, incoraggio i vescovi e i superiori religiosi a continuare a compiere tutti gli sforzi affinché drammi simili non si ripetano. Esprimo ai sacerdoti di Francia vicinanza e paterno sostegno davanti a questa prova, che è dura ma è salutare, e invito i cattolici francesi ad assumere le loro responsabilità per garantire che la Chiesa sia una casa sicura per tutti. 

Ascolta le parole del Papa (6-10-2021)

Il Papa in preghiera con quattro vescovi francesi

Le parole sulla piaga degli abusi, pronunciate da Papa Francesco durante l’udienza generale, sono state precedute da un momento di preghiera silenziosa con quattro vescovi  d’Oltralpe. Si tratta di monsignor Yves Michel, vescovo di Valence, monsignor Laurent Dognin, vescovo di Quimper et Léon, monsignor Yves Le Saux, vescovo di Mans e monsignor Emmanuel Gobilliard, vescovo ausiliare di Lyon. Quest’ultimo, riferendosi a quanto detto dal Pontefice dopo la catechesi, ha sottolineato che questo, come ha affermato Francesco, è il momento della vergogna. “È il tempo – ha aggiunto monsignor Gobilliard – della preghiera, della conversione, di chiedere perdono e fare di tutto perché questa vergogna non si ripeta mai più”.  I quattro vescovi francesi sono giunti ieri in Vaticano, insieme con tre donne consacrate, per un incontro in programma fino a venerdì 8 ottobre con la Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.

Il Papa in preghiera con quattro vescovi francesi (6 ottobre 2021)
Il coraggio di denunciare

Papa Francesco, che nei giorni scorsi ha incontrato i vescovi francese in visita ad limina, aveva già manifestato ieri, dopo la presentazione del Rapporto a Parigi, il proprio dolore. Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha riferito che il pensiero del Pontefice da subito è andato “alle vittime, con grande dispiacere, per le loro ferite e gratitudine, per il loro coraggio nel denunciare”. Ma anche “alla Chiesa di Francia – ha detto Bruni – perché, nella consapevolezza di questa terribile realtà, unita alla sofferenza del Signore per i suoi figli più vulnerabili, possa intraprendere una via di redenzione”.

Ascolto delle vittime

Aprendo ieri a Parigi la conferenza stampa per la presentazione del Rapporto, Jean-Marc Sauvé  – presidente della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa (Ciase) – ha citato la lettera di una vittima sottolineando che quanto emerso può essere talvolta “destabilizzante e scoraggiante” ma dà la speranza “di un nuovo inizio”. L’indagine è durata circa due anni e mezzo e ha posto al centro soprattutto l’ascolto attento delle vittime. “La nostra parola – ha detto in una intervista a Vatican News Véronique Garnier, co-responsabile di un servizio per la protezione dei minori nella diocesi di Orléans a sua volta vittima di abusi – è stata finalmente gridata”. Il Rapporto, aggiunge, è “un grande dolore” ma allo stesso tempo “un grande sollievo”. 

Un passo per andare avanti

Riferendosi al Rapporto presentato ieri, padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione vaticana “Joseph Ratzinger-Benedetto XVI”, ha sottolineato a Vatican News un aspetto rilevante di questa indagine, cioè che essa “sia stata chiesta dalla Conferenza episcopale francese e che adesso sia a disposizione per un esame approfondito”, in modo che si possa compiere “un nuovo passo qualificato nel campo della lotta contro gli abusi, non solo quelli sessuali”. Padre Lombardi, nel 2019 moderatore al summit in Vaticano sulla protezione dei minori nella Chiesa, ha voluto sottolineare inoltre che la pubblicazione del Rapporto, “con tutta la ricchezza di informazioni e di proposte”, è un “passo prezioso per andare avanti”.

Francesco: rimanere liberi è faticoso, ma non è impossibile

https://youtu.be/1R4RwkN55eU

Non si può passare dalla libertà portata da Gesù alla schiavitù del peccato e del legalismo. Papa Francesco lo afferma all’udienza generale di oggi dedicata al tema della libertà, frutto della croce di Cristo. Una predicazione che ostacola la libertà in Cristo non è evangelica, sottolinea il Papa, che indica nel dono da parte del Signore e nella verità i due pilastri fondamentali della libertà cristiana

Adriana Masotti – Città del Vaticano

“Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù”. L’apostolo Paolo lo scrive nella lettera ai Galati a cui il Papa dedica la catechesi di oggi, proseguendo quanto già commentato nel corso di precedenti udienze a partire dalla fine del giugno scorso. Il tema questa volta è la libertà cristiana: (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

La libertà è un tesoro che si apprezza realmente solo quando la si perde. Per molti di noi, abituati a vivere nella libertà, spesso appare più come un diritto acquisito che come un dono e un’eredità da custodire. Quanti fraintendimenti intorno al tema della libertà, e quante visioni differenti si sono scontrate nel corso dei secoli!

Nessuno può essere reso schiavo in nome di Gesù

L’Apostolo, prosegue Papa Francesco, “non poteva sopportare” che i Galati, dopo aver conosciuto Gesù e ricevuto il battesimo, “si lasciassero attirare da proposte ingannevoli, passando dalla libertà alle schiavitù”, e ricadendo nel legalismo, a causa di alcuni “falsi fratelli”, dice che “anche oggi il legalismo è un problema nostro, di tanti cristiani che si rifugiano nel legalismo, nella casistica”. E avverte:

Una predicazione che dovesse precludere la libertà in Cristo non sarebbe mai evangelica: sarebbe forse pelagiana o giansenista o cosa del genere, ma non evangelica. Non si può mai forzare nel nome di Gesù non si può mai forzare nel nome di Gesù, non si può rendere nessuno schiavo in nome di Gesù che ci rende liberi.

È la Parola di Gesù che ci fa liberi e il richiamo di Paolo ai Galati è allora quello di “rimanere in Gesù”. Il Papa osserva poi che la libertà cristiana si fonda su due pilastri fondamentali: la grazia del Signore e la verità che è Cristo.

La libertà è dono del Signore

La libertà che tutti noi abbiamo ricevuto è frutto della morte e risurrezione di Gesù. L’Apostolo lo sa bene essendo stato lui stesso riscattato, dalla sua vita precedente, da Cristo e poi lo sperimenterà nella sua vita fino a dire: “Sono stato crocifisso con Cristo”.

La libertà più vera, quella dalla schiavitù del peccato, è scaturita dalla Croce di Cristo. Proprio lì dove Gesù si è lasciato inchiodare, Dio ha posto la sorgente della liberazione radicale dell’uomo. Questo non cessa di stupirci: che il luogo dove siamo spogliati di ogni libertà, cioè la morte, possa diventare fonte della libertà. Ma questo è il mistero dell’amore di Dio! Gesù stesso lo aveva annunciato quando disse: “Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo”. (…) Gesù attua la sua piena libertà nel consegnarsi alla morte; Egli sa che solo in questo modo può ottenere la vita per tutti.

È la verità che ci rende liberi 

La verità della fede per il cristiano non è una teoria astratta, ma è la persona di Gesù, la cui realtà tocca la vita concreta. E a braccio aggiunge:

Quanta gente che non ha studiato, neppure sa leggere e scrivere, ma ha capito bene il messaggio di Cristo, ha questa saggezza che li fa liberi, senza studi; ma è la saggezza di Cristo che è entrata tramite lo Spirito Santo nel battesimo. Quanti uomini, quanta gente troviamo che vive la vita di Cristo più dei grandi teologi, per esempio, che sono una testimonianza grande della libertà del Vangelo.

È necessario lasciarsi inquietare

La libertà è vera, afferma il Papa, se è capace di trasformare l’esistenza orientandola al bene, per essere liberi dobbiamo conoscere profondamente noi stessi e la verità ci deve inquietare. Quindi prosegue:

Noi sappiamo che ci sono cristiani che mai, mai si inquietano: vivono sempre uguali, non c’è movimento nel loro cuore, manca l’inquietudine. Perché? Perché l’inquietudine è il segnale che sta lavorando lo Spirito Santo dentro di noi e la libertà è una libertà attiva, con la grazia dello Spirito Santo. Per questo dico che la libertà ci deve inquietare, ci deve porre continuamente delle domande, affinché possiamo andare sempre più al fondo di ciò che realmente siamo. Scopriamo in questo modo che quello della verità e della libertà è un cammino faticoso che dura tutta la vita. È faticoso rimanere libero, è faticoso; ma non è impossibile.

Coraggio, andiamo avanti, conclude Francesco, è questo è il cammino della felicità. 

L’invito a pregare per il prossimo Sinodo

Al termine della catechesi, salutando i pellegrini di lingua francofona, il Papa ricorda che il 9 ottobre prossimo si apre il Sinodo sul tema della sinodalità.
“Vi invito a pregare – dice – affinché le riflessioni e gli scambi di questa Assemblea possano aiutarci a riscoprire la gioia di essere Popolo di Dio che cammina insieme ascoltando tutti.
Ai fedeli di lingua italiana Francesco ricorda, infine, la festa della Madonna del Rosario che la Chiesa celebra domani invitando

“a valorizzare questa preghiera così cara alla tradizione del popolo cristiano”
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