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LA DDA DI CURCIO E MONTEMURRO PIEGA IL TRAFFICO DI DROGA NEL VALLO DI DIANO

Era un sistema ben organizzato, con collegamenti nel nord Italia e all’estero, con pedine che si muovevano sul territorio di

Era un sistema ben organizzato, con collegamenti nel nord Italia e all’estero, con pedine che si muovevano sul territorio di Atena Lucana variando le loro mosse per non farsi intercettare dalle forze dell’ordine.
Al servizio dell’organizzazione, un esercito di staffette ben coordinato che mutuava dallo stile camorristico di Secondigliano e dei Quartieri Spagnoli il controllo delle stradine del centro storico di Sala Consilina dove le gazzelle e le volanti non avevano quasi accesso o erano controllate a vista. Il Procuratore Capo del Tribunale di Potenza Francesco Curcio e il Sostituto della Direzione Distrettuale Antimafia hanno messo fine a questo balordo sistema criminoso arrestando diciannove persone di cui nove associate a vari penitenziari e dieci ai domiciliari, ed emettendo ordine di presentazione all’autorità giudiziaria per altre sei persone.
Contestualmente, è stato eseguito anche un decreto di fermo emesso dalla DDA potentina nei confronti di altri cinque indagati. Ad operare, su decisione del Gip Salvatore Pignata, i Carabinieri del Comando Provinciale di Salerno, del Reparto Operativo e della Compagnia di Sala Consilina supportati da nuclei portati e unità cinofile. Gravi gli indizi di colpevolezza dei componenti di quella che è stata definita una associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti: i componenti dei due sodalizi dovranno rispondere di detenzione, cessione e vendita di droga.

L’APPROVVIGIONAMENTO DI COCAINA, HASHISH E MARIJUANA E LO STOCCAGGIO AL ‘BAR MONIQUE’ E AL ‘RESIDENCE ATHENA’
Secondo quanto accertato dagli inquirenti, varie erano le strade di arrivo dello stupefacente: in particolare dall’area del napoletano dove il reperimento spettava a Marco Gonzales che riforniva il Vallo di Diano prevalentemente di cocaina, mentre la marijuana e l’hashish erano di competenza di Vincenzo Petrosino, un imprenditore molto facoltoso ed incensurato capace però di rifornire costantemente il valdianese di almeno un chilo di droga per volta. In entrambi i casi lo stupefacente veniva stoccato, ma anche venduto, presso le attività dei ‘capi’ e promotori dell’organizzazione Pietro Paladino e la sua compagna Gerarda Soccodato.
In particolare- hanno scoperto i militari dell’Arma- erano nascondigli insospettabili il ‘Bar Monique’ gestito dalla donna ad Atena Lucana e il ‘Residence Athena’ che, pur se risultante a prestanomi, era comunque nelle disponibilità del Paladino. Ed era proprio nella zona periferica tra Atena e Sala- dove è ubicato il complesso residenziale- che avveniva principalmente lo spaccio: la droga veniva spesso nascosta negli anfratti e nelle intercapedini dei muri, di modo che, ad un eventuale controllo delle forze dell’ordine, addosso all’eventuale pusher non veniva trovato alcunché. Lo stesso modus operandi era utilizzato nel centro storico con case diroccate e muri con crepe che rappresentavano il luogo sicuro in cui posizionare la droga. La base operativa del Vallo di Diano era prettamente autoctona, non aveva collegamenti alcuni con la camorra napoletana o con i gruppi criminali delle regioni contermini pur se sapeva muoversi abilmente. Alcuni appartenenti al sodalizio si districavano bene anche in campo internazionale o nel nord Italia, acquistando ingenti quantitativi di droga che veniva poi rivenduta ai vari pusher, veri e propri tasselli di un puzzle più ampio che aveva un livello organizzativo elevato e complesso.

PUSHER SCALTRI E FANTASIOSI. C’ERA ANCHE IL CONSIGLIERE COMUNALE SPACCIATORE
I pusher che smerciavano droga al dettaglio erano abili nel non farsi intercettare: cambiavano spesso zona di spaccio, nelle telefonate per coordinare la vendita della droga utilizzavano un linguaggio fantasioso legato al calcio ed in particolare alle maglie indossate dai calciatori. Il quantitativo di droga da piazzare faceva proprio riferimento al numero della maglia dei campioni del football, lasciando cosìche lo spacciatore comprendesse quanta droga serviva all’acquirente semplicemente nominando il calciatore o il numero della sua casacca di gioco. Scaltri e prudenti dunque, a volte anche fantasiosi, ma la caparbietà e l’intuito delle forze dell’ordine non hanno trovato muri insormontabili. L’operazione ha una forte eco nell’area del Melandro lucano per la presenza, tra gli arrestati, di Attilio Laurino che ha rivestito il ruolo di consigliere comunale a Sant’Angelo le Fratte, in una parte del periodo d’indagine. Per il Procuratore capo Francesco Curcio, Laurino non solo aveva contatti forti con Paladino, ma era colui che gestiva lo spaccio di cocaina tra Satriano e Sant’Angelo le Fratte, forse anche utilizzando arbitrariamente il suo ruolo di amministratore insospettabile. Nei suoi confronti, l’ordinanza parla di arresto domiciliare, ma al momento della perquisizione si è optato per la traduzione in carcere proprio perché trovato in possesso di oltre dieci grammi di coca.

LE INDAGINI: COMPLESSE MA SOSTANZIOSE
Nel corso dell’attività operativa, fondata su intercettazioni, pedinamenti, controlli e ritardati sequestri, sono state poste a fermo diverse autovetture mentre nel corso dell’attività investigativa, se pur a più riprese, è stato sottratto al mercato illecito un ingente quantitativo di droga: dieci chili tra droghe pesanti e leggere. Sequestrati anche oltre ventimila euro in contanti di cui la maggior parte proprio al promotore del sodalizio. Il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Salerno, Gianluca Trombetti, ha specificato che investigare su questa organizzazione è stato davvero come giocare al “Grande Fratello” (di qui il nome dell’operazione “Big Brother”) proprio per la capacità dei componenti il sodalizio di modificare le loro traiettorie e di nascondersi ovunque pur di non essere intercettati e controllati. Abitudini variate, quindi, ma attività illecite non interrotte. Il fatturato riscontrato era abbastanza significativo, tanto che i militari dell’Arma stimano un milione e mezzo di euro all’anno di guadagno percepito dall’organizzazione. Quanto alla capacità operativa di questi cri-minali, semplice appurare che in quest’area è supportata da ampi collegamenti che hanno permesso negli anni di far arrivare fiumi di stupefacente. In questa ‘Big Brother’ è emerso anche, e certamente non marginale, il ruolo delle donne, tanto che a capo del sodalizio assieme al suo congiunto c’era proprio una donna, la Soccodato, con una visibilità preponderante all’interno del gruppo criminale ed una capacità organizzativa simile a quella del Paladino. Una parità dei sessi forte che si rifà al ruolo delle donne nella malavita campana di spessore.

LA ZONA DEL VALLO DI DIANO RICCA MA TORMENTATA
Il Vallo di Diano, è una zona a forte vocazione criminale ed effervescenza malavitosa trattandosi di un’area ricca dal punto di vista economico. Per cui, va da sé che dove c’è denaro che circola intensamente si annidano gli interessi della criminalità ed è facile anche innescare nuove vittime ed utilizzatori nel sistema degli stupefacenti. Ancora una volta il Procuratore Curcio ha denunciato la sostanziale carenza di presidi giudiziari e di forze dell’ordine, per cui il lavoro investigativo svolto dalla Compagnia Carabinieri di Sala Consilina merita un plauso anche per la capacità con cui sono state svolte indagini sofisticate che hanno portato a sgominare un vero e proprio traffico dai grandi connotati. Al di là dei sequestri di prevenzione, verranno svolte ulteriori indagini patrimoniali- ha assicurato il Procuratore- che permetteranno di aggredire i patrimoni dei sodali e confiscare quindi nuovi beni alla criminalità. Ciò che conta maggiormente in questa operazione è l’aver restituito ai cittadini il centro storico di Sala Consilina che era una sorta di ‘area zero’ in cui non si poteva entrare perché ad appannaggio dei criminali e degli spacciatori che si servivano di vere e proprie vedette. Proprio per la ricchezza dell’area, la domanda e l’offerta di sostanze stupefacenti sono risultate bilanciate e continuano ad essere in crescita tanto che verranno attenzionati nell’immediato futuro eventuali nuovi sodalizi che potrebbero sorgere alla luce di questo che è stato decapitato. Un’attività di spaccio che non aveva distinzione né di ceto sociale, né tantomeno di età considerato che gli utilizzatori di coca ed erba avevano un’età variabile tra i sedici e i sessant’anni. Una sorta di isola felice, il vallo di Diano, caratterizzato però da dinamiche criminali simili a quelle dei grandi centri.

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