FRONTE DELLA GIOVENTÙ, IL SENATORE PEPE: «RAPPRESENTAVA L’AVANGUARDIA POLITICA PER CHI CREDEVA IN UN SOGNO ITALIANO»
Il Dirigente generale dell’Arpab, Antonio Tisci: «Mi riconoscevo nei suoi ideali e poi volevo andare controcorrente»
Il viaggio alla scoperta del Movimento Sociale Italiano e dell’organizzazione giovanile nata nel 1971, Fronte della Gioventù, sta per terminare e noi di Cronache vogliamo riportare l’esperienza di due uomini che hanno raggiunto obiettivi importanti nella loro vita, si sono realizzati e ricoprono ruoli di prestigio all’interno della Pubblica Amministrazione: Pasquale Pepe, senatore della Lega e vicepresidente della Commissione Antimafia e Antonio Tisci, Dirigente generale dell’Arpab. Il senatore Pepe nel ricordare il Fronte della Gioventù afferma: «Mi iscrissi proprio a quell’organizzazione perchè rappresentava l’avanguardia politica per chi credeva in un nuovo sogno italiano e in un nuovo sogno europeo. Quel movimento era un laboratorio di idee ma anche officina di militanza e riusciva a parlare di rivoluzione ma allo stesso tempo a mettere giù un’idea del Paese proiettata al futuro con realismo e solidità. Era l’ultimo approdo per la mia generazione perché si potesse avere quel domani che noi credevamo ci appartenesse». E sugli insegnamenti che il movimento giovanile gli aveva trasmesso il senatore Pasquale Pepe afferma: «Conservo tutti gli insegnamenti di quell’esperienza. Uno su tutti quanti, essendo un sin-daco e un parlamentare, conservo l’insegnamento di non recidere mai il rapporto con il territorio e con i cittadini. Questa è la prima regole e dopodichè riuscire a condizionare l’azione politica e amministrativa con i valori che quella storia mi ha trasmesso. Non essere burocrate delle istituzioni ma essere un politico nelle istituzioni, quindi portare idee, portare valori e possibilmente, trasformarli in atti amministrativi e programmatici.»
«Il Fronte della Gioventù preparava – conclude il senatore Pasquale Pepe – dal punto di vista delle idee e dal punto di vista dei comportamenti sia ad essere un dirigente politico quindi a fare attività politica in senso stretto e non per conto di un movimento politico, ma allo stesso tempo ti dava le basi per essere in grado di rappresentare le istituzioni: amministratore degli Enti locali, amministratore regionale e addirittura da parlamentare. Aveva questa duplice funzione, nella quale non tutti quanti i partiti politici ci riuscivano». Il Dirigente generale dell’Arpab, Antonio Tisci, invece, ricordando gli anni di militanza, afferma: «Era un’organizzazione giovanile di destra nei cui valori io mi riconoscevo. Erano gli anni ‘90 ed era un mondo in cui tutti erano di sinistra e in cui tutti erano portatori del pensiero unico e io scelsi di andare controcorrente e per questo motivo mi iscrissi al Fronte della Gioventù». «Tanti sono gli insegnamenti che porto con me. – continua Antonio Tisci – Come diceva D’Annunzio “una cosa in cui credo è la volontà di un cuore possente” nel senso che ogni volta che qualcuno mi dice che una cosa non si può fare, io penso sempre che c’è una strada per poterla affrontare e risolvere. È questo sicuramente il primo insegnamento che porto con me ancora oggi nella direzione generale dell’Arpab. Nella scala dei valori e delle priorità, all’inizio c’è sicuramente l’amore per la Patria, l’amore per la propria terra. Queste cose io le ho imparate al Fronte della Gioventù, così come ho imparato che c’è sempre un modo per superare le difficoltà. Se l’Arpab in quest’anno ha fatto cose che non aveva fatto negli ultimi vent’anni, ad esempio ho fatto i concorsi mentre prima c’era il precariato con le agenzie interinali, lavoreremo per l’accreditamento dei laboratori e abbiamo già ottenuto la certificazione di qualità, è anche perchè io mi porto nell’attività quotidiana gli insegnamenti, l’educazione, lo stile che ho ricevuto negli anni di militanza nel Fronte della Gioventù e poi in Azione Giovani. Consentitemi la battuta: se ce ne fossero più di persone provenienti da quella storia alla guida dei ruoli chiave della Pubblica Amministrazione forse avremmo più amministrazioni che possono dire “in un anno ho fatto quello che in 20 anni non si era mai fatto”». «Noi ci siamo formati -conclude Antonio Tisci -leggendo le opere dei grandi personaggi, ad esempio Gentile, Junger, D’Annunzio, poi ci formavano per l’attività quotidiana e infine c’era la grande palestra della politica che io personalmente consiglio a tutti, nella quale si impara che per ottenere le cose bisogna stringere i denti, lottare e certe volte anche quando lotti non ottieni ma devi continuare a lottare finchè non riesci a raggiungere l’obiettivo». Il Fronte della Gioventù, come abbiamo più volte detto, formava non solo alla politica ma alla vita più in generale, permetteva di coltivare dei valori quali l’amore per la Patria e l’amore per la propria terra. Valori che hanno arricchito i ragazzi che militavano nell’organizzazione e che oggi, da uomini, ricopro-no ruoli di prestigio nella società.