COSA RICORDO DELL’11 SETTEMBRE? CHE ERO GIOVANE
Lettere lucane
L’11 settembre del 2001 io avevo venticinque anni. Ero a Roma, e non mi ero ancora laureato. Alle 9 del mattino avevo un appuntamento in piazza Istria con il professor Giorgio Patrizi e la compagna Daniela Carmosino, che scendevano al Sud – mi pare a Scario – per qualche giorno al mare, e che mi avevano gentilmente offerto un passaggio. Quando salii in macchina sapevo già dell’attentato alle Torri Gemelle, perché mi aveva chiamato una collega della Rai. E ricordo che durante il viaggio ci tenemmo costantemente aggiornati via radio. Poi, verso l’ora di pranzo, Giorgio e Daniela mi lasciarono allo svincolo di Lagonegro Nord, dove avevo appuntamento con la donna che all’epoca amavo. Non ricordo dove andammo e cosa facemmo quel pomeriggio – ricordiamo meno di quanto crediamo –, ma rammento bene che arrivai a casa a Fratta, a Rotonda, verso le nove di sera. Dai miei c’erano alcuni vicini, ma di tutto parlavano fuorché della tragedia americana. Salutai tutti, accesi il piccolo televisore che c’era in cucina e mi misi ad ascoltare le dirette che andavano avanti a oltranza. Ricordo che tra gli altri c’era compare Franco – purtroppo non c’è più, e me ne dolgo – e lui, con l’allegria che aveva in quegli anni, mi chiese: “Compare Andrea, che succede nel mondo?” E io provai a spiegargli quel che stava accadendo, ma nessuno lo sapeva davvero, quello che stava accadendo. Non ho granché da dire su quell’evento – non sono un testimone diretto, né un esperto di politica estera. Ma una cosa posso dirla con assoluta certezza: l’11 settembre del 2001 io ero giovane. Il mondo era alla vigilia di un cambio di paradigma e di un pericoloso marasma geopolitico, ma io ero giovane. L’intera umanità vacillava smarrita, ma io ero giovane. Tutto il pianeta tremava di paura, ma io ero giovane. Più di tutto ricordo questo, di quell’11 settembre del 2001: che ero giovane.
