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CASO MINARDI, ASSUEFATTI ALLA CRISI POLITICA SI SCAMBIANO COSÌ GLI EFFETTI CON LE CAUSE

Polemiche intorno al caso

La polemica continua a svilupparsi intorno alla figura della Minardi e ad ignorare la gravità del vero e proprio “scandalo politico” che oggettivamente emerge dalla vicenda!
Anche l’invocazione ad un Capo di Gabinetto, fiduciario dell’Autorità eletta ma pur sempre un tecnico, conferma come-sia la stampa (Cronach del del 4-9; FerMol) sia l’opinione pubblica e, quel ch’é peggio (col loro silenzio) gli stes-si Consiglieri regionali sia-no convinti che il “vero potere” risieda nelle mani dei tecnici!
Questa convinzione deriva dalla “formazione” improvvisata con cui da qualche quinquennio – la gran parte degli Eletti giunge ai livelli istituzionali?
Certamene i tecnici contano – e come! – per la parte della compatibilità giuridica dei provvedimenti.
Ricordo che il Presidente Verrastro, ad ogni proposta di noi assessori, innescava la verifica da parte di Don Antonio, segretario generale della Giunta, il quale eventualmente anticipava anche la modalità per impostare l’atto, discutendo-ne con il coordinatore del Dipartimento interessato. Ma il tutto, sempre su iniziativa del politico!
Possibile che il famoso rinnovamento abbia coinciso conntanto vasto, profondo e inconsapevole dilettantismo di chi si ritrovi – come per caso e tanto per darsi un impiego – a dirigere un Ente pubblico?
Un tempo c’era la gavetta imposta dal Partito e questa consentiva la selezione; per cui si giungeva alla candidatura già con una qualche forma di accreditamento: dell’attestazione che si trattasse di persona con preparazione sia gene-sono solo ed esclusivamente quanti hanno prestato servizio per la Regione, con contratti di lavoro precario, dall’entrata in vigore della cosiddetta Legge Madia, ad agosto del 2015, in poi.
Tra i requisiti, però, è previsto altresì che i candidati abbiano accumulato almeno 3 anni di esperienza, anche non continuativi, e cumulabili dal 2010. Oltre a una laurea di qualunque tipo.
Ed è proprio su questi “requisiti” che viene posto l’accento di illegittimità in base all’applicazione letteraria e non solo della Madia.
La legge in questione all’articolo 2 due della lettera b è chiara: si tratta di procedure concorsuali riservate a chi “abbia maturato, alla data del 31 dicembre 2017, almeno 3 anni di contratto, anche non continuativi, negli ultimi otto anni, presso l’amministrazione che bandisce il concorso”.
Nel bando della Regione Basilicata però qualcosa non torna. All’articolo 1 nella lettera b, infatti, tra i requisiti viene indicato che può partecipare chi “abbia maturato, alla data di pubblicazione del bando, almeno 3 anni di contratto, sotto-scritto con la Regione Basilicata, anche non continuativi, a far data dal 01/01/2010”.
Mentre la Legge Madia pone un li-mite per i partecipanti al 31 di-cembre 2017 la Regione Basilicata decide addirittura di modificar-lo estendendolo fino alla data si pubblicazione del bando (3 anni in più ndr.). In più, la Madia parla di applicazione fino agli ultimi 8 anni mentre la Regione Basilicata l’estende agli ultimi 10 (partendo dal 2010).
Tutto legittimo? Non possiamo di certo esimerci dal fare alcune va-lutazioni e porre l’accento su un aspetto significativo: il bando è sta-to costruito ad hoc per far rientra-re anche gli amici dell’ultimo go-verno regionale? Molto probabile vedendo l’estensione dei tempi che sembrano essere certamente più “flessibili” rispetto a quelli imposti dalla legge Madia. La lettura del secondo comma dell’Art. 20 della “Madia” è quanto mai utile e preziosa per fare alcune considerazioni e soprattutto orientate alla tutela di quanti lavorano all’interno dell’Amministrazione e aspirano ad una sacrosanta stabilizzazione, ma anche per chi è fuori dai palazzi regionali e aspetta i famosi con-corsi, che sono i grandi assenti di tutta questa operazione. L’operazione messa in campo dal governo Bardi per la stabilizzazione di chi attende ormai da dieci lunghi anni un futuro professionale stabile è certamente degna di nota. Considerato che nel 2013 la Regione Basilicata aveva già avviato un’altra selezione per 50 contratti triennali riservati ai precari al la-voro nei suoi uffici, ma la procedura era stata bloccata dopo il presunto trafugamento delle domande della prova d’esame. Una lezione da cui trarre sicuramente insegnamento. E a cui oggi se dovesse aggiungersi il riconoscimento di un bando illegittimo si porrebbero definitivamente la fine delle speranza di molti giovani lucani. Sarebbe altresì opportuno che la Regione chiarisse qual è la dotazione del P.T.F.P. per il triennio 19/21, perché facendo due calcoletti se oggi si mettono a concorso 112 unità (a prescindere che siano al 50% del tempo) significa che il piano dei fabbisogni dovrebbe prevedere un totale di 224 assunzioni nel triennio? Se la “Madia” fosse applicata correttamente la risposta a questa domanda sarebbe di sicuro affermativa.
Numerosi i dubbi che ruotano in-torno alla stabilizzazione degli storici precari e all’applicazione corretta della legge Madia. L’auspicio è che dalla Regione sappiano tra-fugare ogni dubbio nel più breve tempo o possibile, sia per i precari storici che per tutti quelli che aspettano ansiosi un concorso.

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