NUNZIO FESTA, IL PIÙ PURO DEI MIEI FRATELLI LUCANI
Lettere lucane
E’ stato Nunzio Festa a farmi riflettere su una cosa alla quale non avevo pensato. “Ma in quali altri paesi presenterai il tuo libro in Basilicata?” Gli ho risposto dicendogli la verità: “Oltre Pomarico, dove mi hai invitato tu, da nessun’altra parte”. “E perché?”, mi ha chiesto. E io: “Perché nessuno mi ha invitato. Ma non è grave”. Anche perché, sinceramente, preferisco presentare i libri degli altri. Nunzio mi ha risposto aprendo una ferita che non avevo previsto. “E’ una vergogna”. Non ci volevo credere – credere, cioè, al fatto di essere sostanzialmente un invisibile nella mia terra. In fondo camminare da solo è il destino nel quale più mi sento a mio agio. Mi godo dunque la serata con Nunzio nella sua bellissima Pomarico, perché Nunzio mi segue da sempre, e credo abbia recensito negli ultimi vent’anni quasi tutti i miei libri. Lo osservo mentre mi presenta nel bellissimo cortile di Palazzo Marchesale, e penso – con gratitudine, e con una leggera commozione – che Nunzio c’è sempre stato. In vent’anni sono accadute tante cose, nella mia vita, eppure lui non ha mai smesso di seguirmi, anche quando non ha condiviso le mie posizioni. Eppure cosa ho fatto io per lui, in vent’anni? Mai una volta che abbia recensito i suoi libri di poesia, mai che gli abbia chiesto se avesse bisogno di qualcosa, o come se la cavasse lì a Pomarico. Nunzio c’era e basta, e io l’ho dato egoisticamente – come tanti – per scontato. Ma anche Nunzio aveva i suoi bisogni, e infatti da qualche mese, a quarant’anni, è dovuto emigrare pure lui. A cena – con la dolcissima madre, con mia figlia Anna e con Mariano Pagano – bevo qualche bicchiere di troppo di Aglianico perché sento di volergli bene e mi sento in colpa per non avergli mai dato l’abbraccio che merita. Il più puro e generoso dei nostri fratelli dalla Basilicata e da noi compagni di strada non ha mai avuto niente.
