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IL COMMISSARIO SBAGLIA E IL PARCO PAGA: PER MESI SENZA MEDICO AZIENDALE, COMMINATA SANZIONE

PARCO DEI BALOCCHI Gli accertamenti di Asp e Ispettorato del Lavoro evidenziano falle nella gestione Priore per le convenzioni. Multa di 3mila euro

Verbale di accertamento di violazioni in materia di sicurezza e igiene sul lavoro. E’ uno dei documenti che viene fuori da quella che possiamo definire l’”inchiesta Priore” di cui Cronache si sta occupando da qualche giorno. Come ricorderete, in seguito alla presa di Kabul da parte dei Talebani, il Commissario dell’Ente Parco Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese, oltre a pubblicare un post derisorio nei confronti del leader della Lega Mattero Salvini vestito da mullah ‘Ommemerd’ che lo ha poi querelato, si è schierato ad un certo punto dalla parte dei guerriglieri islamici con un altro post. Per quello che è il suo ruolo istituzionale, questo atteggiamento non è piaciuto all’opinione pubblica né tantomeno ad una parte della politica che, facendo eco alle nostre richieste, ha avanzato l’ipotesi con il Senatore Pasquale Pepe che Priore si dimettesse dall’in carico. Nella sua ‘malagestione’ del Parco che comprende ventinove comuni, emergono novità interessanti che fanno comprendere lo spessore di un uomo definito  anche nel suo entourage accentratore e dispotico.

IL VERBALE DI ASP E ISPETTORATO DEL LAVORO

Scavando tra le carte, emerge un verbale di accertamento per violazioni in materia di sicurezza e igiene sul lavoro elevato lo scorso 18 febbraio dalla Medicina del Lavoro della Asp e dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro. Un verbale che avrebbe fatto seguito ad accertamenti avviati il 6 novembre 2020 con una prima ispezione. A leggere quel verbale, durante un controllo presso la struttura dell’Ente Parco, i verbalizzanti non avrebbero trovato il medico aziendale. Non perché questi fosse assente in quella data, ma perché proprio non esisteva né sulla carta né di fatto. In pratica, a Giuseppe Priore viene contestato con quel verbale e dall’alto del suo incarico, di aver “violato l’articolo 18 comma 1 lettera A del Decreto Legislativo 81 del 2008 per non aver dato continuità all’individuazione del medico competente a cui affidare la sorveglianza sanitaria in favore dei dipendenti dell’Ente Parco amministrato in qualità di Commissario straordinario”. Gli atti acquisiti- si legge nel verbale evidenziano che “alla nomina del medico competente effettuata il 28 giugno 2018 e valida fino al 30 giugno 2019 ha fatto seguito la nomina del nuovo medico aziendale effettuata l’11 dicembre 2020 e valida fino al 31 agosto 2021”. In pratica al dott. Aprea avrebbe fatto seguito un periodo di ‘vacatio’ di ben sei mesi in cui l’Ente è rimasto sguarnito della figura più importante. Al Dott. Aprea non è stato rinnovato il contratto e dopo il vuoto sarebbe stato incaricato il dott. Gerardi a cui il contratto è in scadenza e sul quale occorrerà capire se ci sarà o meno un rinnovo o se seguirà un altro ‘vuoto’. La conseguente violazione, oltre a quella di cui sopra, rientra anche nell’art. 17 dello stesso Decreto Legislativo poiché non sarebbe stato aggiornato il Documento di Valutazione dei Rischi redatto dal precedente responsabile del Servizio di prevenzione e protezione aziendale a seguito della nomina di un altro Rspp nella persona del Dott. Basile, anche questi con atto della durata di sei mesi dall’11 dicembre 2020 al 31 agosto prossimo.

LA SANZIONE AMMINISTRATIVA PAGATA DAL PARCO E NON DAL COMMISSARIO

Per tale violazioni, Priore avrebbe rischiato da due a quattro mesi di reclusione: sanando le irregolarità con la nomina sia di Gerardi che di Basile, si è salvato in calcio d’angolo venendo ammesso al componimento amministrativo delle violazioni accertate. In pratica, l’Ente Parco con una successiva delibera ha pagato la somma di 3.071,26 euro. Paleseci dicono i ben informati che studiano la materia giuridica- il danno all’Erario per cui il Parco dovrebbe  se non lo avesse già fatto  trasmettere l’atto sanzionatorio alla Corte dei Conti o richiedere il rimborso in via stragiudiziale o bonaria a Priore stesso. La cifra, difatti, secondo coscienza, doveva essere pagata dallo stesso Commissario, essendo stato lui a mancare nelle nomine. Evidentemente in quel periodo era impegnato in altro, magari a conteggiare le attività della sua Associazione di Protezione Civile e a chiedere presunti fittizi rimborsi in Regione.

LA MALAGESTIONE DELL’ENTE E LA NOMINA RINNOVATA TRIMESTRALE

Le lamentele sulla figura istituzionale di Peppino Priore sono tante: i dipendenti temono vessazioni poiché il Commissario dell’Ente assumerebbe una sorta di ruolo di ‘Santone’ che complicherebbe e comprometterebbe il buon andamento della ‘res pubblica’. Priore  stando a quanto percepiamo dalle dichiarazioni di chi opera nell’ambito dei comuni interessati  avrebbe immaginato il Parco come una cosa sua personale da gestire a piacimento, cadendo quindi anche nei cavilli dell’abuso d’ufficio. Molte le lamentele da parte degli amministratori dei comuni ricadenti nel parco perché il Commissario non darebbe modo di provvedere a miglioramenti delle aree urbane nemmeno in seguito a richieste veramente elementari e di semplice soluzione. Un parco che sarebbe quindi ‘ingessato’ e privato di qualsiasi possibilità di sviluppo. Intanto, da un punto di vista giuridico parrebbe che la proroga periodica e trimestrale della nomina a Commissario dell’Ente Parco sarebbe una forzatura dell’allora Ministro grillino Sergio Costa che lo nominò alla guida commissariale in virtù di un personalissimo legame di amicizia. La proroga dell’incarico confligge oggi con i principi basilari degli Enti Locali che sono quelli della legalità e della democrazia di una pubblica amministrazione. Priore è Commissario da due anni, pur se Costa non è più Ministro. Ma al di là di questo, parrebbe esserci un’anomalia: nel momento in cui si forma il Direttivo di un Ente, potrebbero scattare in automatico ulteriori cinque anni di incarico, in virtù di un decreto che oggi non ha effetto ma che lo pone a condizione per il futuro. Il ‘nominato’ Priore, non eletto dai Sindaci dei comuni facenti parte del Parco, potrebbe restare alla guida commissariale per un totale almeno di sette anni: cosa che va certamente in conflitto con i principi della legge 394 del 1991 e con le norme superiori che impongono un periodo massimo di un quinquennio per ricoprire tale incarico. La legge spiega quali siano i criteri di nomina del Commissario ma nell’incarico affidato dall’ex Ministro Costa tali dettami non sono rispettati. Una nomina che, al netto dell’opportunità, potrebbe essere anche impugnabile avendo già previsto il conferimento dell’incarico di Presidente in conseguenza con la nomina a Commissario. Circa un anno e mezzo fa, difatti, il grillino Costa avrebbe assegnato a Priore anche l’incarico di Presidente ma la legge nazionale impone che tale figura possa sussistere solo con la formazione di un Direttivo e quindi di un organo collegiale. Che, nel momento in cui verrà nominato, consegnerà la poltrona direttamente nelle mani di Priore senza possibilità alcuna di avere un’elezione democratica e diretta. In pratica al Parco dell’Appennino Lucano va in atto la pagina più brutta del dispotismo imposto dall’alto. Solo che quel Sergio Costa, Generale di Brigata dei Carabinieri Forestali, non è più Ministro e quindi non ci si spiega come mai ad oggi il Ministero della Transizione Ecologica prosegua cecamente con le proroghe. Bisogna chiedersi, a questo punto se il Dica-stero nelle mani di Roberto Cingolani, nominato dal Presidente Draghi, non trovi comodo continuare a tenere inchiodato al suo posto Giuseppe Priore visti gli interessi dello stesso Ministero in tema di petrolio ed energia e considerato che proprio in Val d’Agri ci sono i giacimenti petroliferi lucani che ricadono in alcuni comuni inseriti nel parco.

I SOLDI BLOCCATI E LE CONVENZIONI AD PERSONAM

Ci sarebbero responsabilità nette di Priore che dovrebbe rispondere alla Regione Basilicata anche sui soldi bloccati che non possono essere utilizzati: si tratterebbe di oltre sei milioni di euro che non vengono messi in campo per apportare modifiche e miglioramenti all’interno dell’area parco, per finanziare eventi nei Comuni, per apportare miglioramenti ai centri urbani ricadenti entro il perimetro del Parco  ma che, in alcuni casi, vengono resi disponibili per stipulare convenzioni pressappoco inutili con altri Enti come l’Università della Basilicata, Cnr o addirittura dirottati sulla sua Associazione di Protezione Civile per interventi e convenzioni anche con altre regioni e soprattutto con la vicina Calabria. Si tratterebbe di delibere ‘autoprodotte’ senza pareri di Giunta, Consiglio o di minoranza, in cui verrebbero indicati i nominativi delle Associazioni o degli Enti scelti da Priore per dirottare fondi. Amministrativamente si tratta di un illecito tangibile, perché occorrerebbe invece proporre un bando ad evidenza pubblica ed a partecipazione di qualsiasi soggetto interessato. E poi occorre capire con quale autorizzazione si utilizzino soldi della Regione Basilicata destinati al Parco per compiere interventi di Protezione Civile in Calabria. Guarda caso sempre per mezzo del ‘Gruppo Lucano’ che lascia tracce di sé anche nell’area della Calabria ionica ed in particolare a Cerchiara, ma anche in Campania a Vallo della Lucania. Balza agli occhi una delibera del Parco Appennino Lucano Lagonegrese-Val d’Agri che pone le basi per una “Azione di sistema nell’ambito dei progetti di biodiversità ed emergenza incendi nel Parco Nazionale dell’Aspromonte” con cui si utilizzano anche i mezzi del Parco gestito da Priore ed in comodato al ‘Gruppo Lucano’. E dunque Priore pare abbia trovato il metodo per maneggiare in maniera personale i soldi della Regione Basilicata destinati al parco Val d’Agri-Lagonegrese ma che sistematicamente finiscono nella privata associazione gestita da lui stesso. E non dimentichiamo che proprio a suo nome e per conto del ‘Gruppo Lucano’ di protezione Civile, in Regione sono depositate richieste per centinaia di migliaia di euro (qualcuno ci dice addirittura 700mila euro) come rimborsi per interventi non autorizzati fatti con le sue colonne mobili e con i suoi mezzi. Pare anche che Priore abbia fatto uno sciopero della fame tempo fa perché non veniva accontentato e non gli venivano elargite le somme di denaro che aveva richiesto e che evidentemente qualcuno  avendo compreso i suoi giochi non è più disposto a pagare. Magari è giunto il momento non solo di rimuovere questo losco figuro da tutti i suoi incarichi, ma anche di invitare la magistratura a vederci chiaro con tutti gli accertamenti del caso.

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