BasilicataBlogPolitica

PRIORE L’IMPERITURO, QUEL “PAGHERÒ CAMBIARIO” DI COSTA E IL GIALLO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO

APPENNINO LUCANO Con l’ok di Bardi, l’ex ministro 1 anno fa lo nominò presidente a futura memoria: il Commissario comunque resterà al Parco

Parco nazionale dell’Appenino lucano: il centrodestra regionale vorrebbe liberarsi dell’attuale Commissario straordinario pluriprorogato, Giuseppe Priore, che «ha vinto» una querela, per il post social sui «talebani padani», da parte del leader nazionale della Lega, Matteo Salvini, ma lo spodestamento è più facile a dirsi che a farsi. Il panorama burocratico italiano produce, senza sosta, cubicoli di bizzarrie, ma il caso Priore è con ogni probabilità più unico che raro. A mo’ di “pagherò cambiario”, o meglio di nomina a futura memoria, a blindarlo al Parco dell’Appennino lucano, con formalità ineccepibile, l’ex ministro dell’Ambiente in quota 5stelle, Sergio Costa.
Ordinando date e dati, la vicenda certamente risulta lineare, ma comunque non logica e soprattutto più che mai insoluta.
Poco più di un anno fa, era il 25 giugno 2020, dall’allora ministro il decreto di nomina di Priore come presidente dell’Appennino lucano per «5 anni».
Il conferimento dell’incari-co, tuttavia, è, a distanza di oltre 1 anno, solo su carta e, pertanto, non operativo. Ciò è dovuto alla conditio sine qua non del «a decorrere dalla data di nomina del Consiglio direttivo dell’En-te». Consiglio direttivo, sciolto in occasione del Commissariamento del Parco risalente al dicembre 2018 e mai più, o meglio non ancora, ricostituito. Quella con al vertice Priore è la 3a struttura commissariale che è stata nominata con decorrenza dall’11 dicembre del 2019 e per 6 mesi. Poi le plurime proroghe fino all’ultima del 3 giugno scorso «per ulteriori 4 mesi a decorrere dall’11 giugno 2021». Entro ottobre, come anche evidenziato dalla Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei Conti il Commissariamento deve terminare poichè la sua «prolungata durata è incompatibile con il carattere di straordinarietà e temporaneità che deve connotare l’istituto, diretto a tutelare l’interesse generale al buon funzionamento dell’Ente». Pur avendo ereditato una situazione con «illegittimità che permea l’intera organizzazione dell’Ente investendo a tutto tondo l’attività amministrativa nel suo complesso», i conti, ancora ne resta da fare, ma nulla di impossibile, grazie al secondo Commissario, Ilde Gaudiello, sono tornati pressoché in ordine.
Forse anche per questo già 1 anno fa, l’ex ministro Costa, avendo finalmente raggiunto «l’intesa», come previsto dalla relativa normativa, con il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi, che in più occasioni glie l’aveva negata, procedette alla nomina di Priore presidente.
Ma da allora nulla è cambiato sennonché Priore quando finirà il Commissariamento, resterà ugualmente ai vertici del Parco: come presidente.
Per quanto anomala la no-mina a “pagherò cambiario”, come anticipato, la stessa è formalmente tuttora valida poichè burocraticamente regolare.
Dopo la nota del sì di Bardi a Priore presidente, datata 13 maggio 2020, i successivi 9 e 10 giugno ci sono stati i pareri favorevoli della 13a Commissione permanente del Senato, con 12 voti favorevoli e 10 contrari, e del-la 8a Commissione permanente della Camera dei De-putati.
Il Consiglio direttivo è organo fondamentale per il Parco poichè, tra le altre cose, determina l’indirizzo programmatico e definisce gli obiettivi da perseguire, nonché verifica la rispondenza dei risultati della gestione amministrativa alle direttive generali impartite: è il “controllore” della legalità, e anche dell’applicazione dei principi di buon andamento e imparzialità, all’Appennino lucano. Sulla carta, quindi, il Parco ha un presidente, ma non il Consiglio direttivo e di conseguenza neanche un direttore nel pieno delle sue funzioni e scelto previo Avviso pubblico.
Per Priore economicamente non dovrebbe variare la posizione se, come da decreto Commissariamento a lui «spetta l’indennità prevista per il presidente dell’Ente Parco».
Il Consiglio direttivo è formato dal presidente e da 8 componenti, nominati con decreto del Ministro dell’Ambiente, su designazione, per 4, della Comunità del Parco, i sindaci, per 1, delle associazioni di protezione ambientale, sempre per 1, dell’Istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale (Ispra), e ancora per 1 a testa, del ministro dell’Agricoltura e del ministro dell’Ambiente.
Ciò che si sa è che al Mini-stero competente «non è ancora pervenuto un numero di designazioni sufficiente per procedere con l’iter di nomina» dei componenti del Consiglio direttivo.
Per cui, la domanda potrebbe essere: chi, dei citati, sta giocando a nascondino? Una inadempienza che per-dura da oltre 12 mesi e che blocca, come ha sottolinea-to la magistratura contabile, il ritorno «ad un assetto sta-bile sia della governance che del vertice amministrativo». Dal giallo del Consiglio direttivo all’anomalia del “pagherò cambiario” della no-mina, a futura memoria a questo punto, in favore di Priore che è l’unico ad ave-re una certezza: all’Appennino lucano la sua avventura, sulla carta, non finirà. Terminato il Commissaria-mento, il giorno dopo comunque avrà il suo ufficio nella sede di Marsico Nuovo: del Parco ne sarà il presidente.
Così, del resto, va ricordato, ha voluto anche Bardi.

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti