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LE ALI VELATE ORA FUMETTO D’AUTORE

Il corto, diretto da Nadia Kibout è stato trasformato in strisce artistiche da Riccardo Puntillo

Un’auto che brucia, un rogo che fa male prima all’animo poi al contingente, al materiale, all’umana miseria. Le ali velate, della libertà, limitate da un filo spinato e con veli accarezzati dal vento, pronti anzi desiderosi di volare ma prigionieri di un metallo, barriera fisica a un mondo spirituale. Libertà, il messaggio di Nadia Kibout mi ricorda il Suonatore Jones di Da Andrè “Libertà l’ho vista dormire/ nei campi coltivati/ a cielo e denaro /a cielo ed amore/protetta da un filo spinato” . Le Ali Velate è uno dei tanti lavori della “lucana” Nadia, ebbene sì è lucana con un accento francese, in Francia ci è nata, a Bernalda ci vive per scelta. E’ cittadina del mondo, di un mondo complesso, dove l’arte si scontra con le miserie umane, dove le violenze sono contrastate dall’umanità e dalla gentilezza della cultura. Nel corto “Le Ali velate” diretto e interpretato da Kibout con la partecipazione di Paola Lavini, sceneggiatura di Ersilia Cacace e la stessa Nadia Kibout. Un cortometraggio lungo di emozioni, di paesaggi ai personaggi, con la raffinata musica di Peitor Angell ed un rap cantato in arabo, New York incontra Algeri nei cieli lucani, accarezzati dalle dolci colline materane. Italiano, arabo, sottotitoli in inglese, una miscellanea di culture diverse ma unite in un macrocosmo di varie umanità, di scambi, di cosmopolitismo. Nel suo cortometraggio pluripremiato in molti festival si vedono le colline materane e lo Jonio di Metaponto, dove Pitagora passeggiava, i suoi ricordi ancestrali sono legati al mare, a quel Mediterraneo culla di civiltà e di popoli che s’incontravano. Incontro e scontro, pace e guerra, Nadia è di origine algerina, ma è francese di nascita e lucana di adozione. Ed ora il corto è diventato anche un fumetto, un connubio di arti, dalla celluloide al disegno raffinato dell’eclettico Riccardo Puntillo, nato in Germania ma lucano, batterista e disegnatore, pittore e cantante, Fumettista dal tratto minimalista e raffinato . Puntillo ha trasformato la sceneggiatura in uno storyboard pensato come un cortometraggio, con vignette solo orizzontali. «Vedere il mio film Le ali velate trasformato in fumetto è davvero sorprendente. Una grande emozione toccare con mano fogli che sono animati da disegni tratti dalla sceneggiatura. Ed è un gran privilegio – mi dice Nadia Kibout – Quello di Riccardo Puntillo credo sia un dono, ci vuole vero talento e passione per fare quel che fa e come lo fa. I volti degli attori poi trasformati così sotto la sua matita sono ben riusciti, particolari, simpatici, buffi e di grande impatto. Mi piacerebbe distribuire questo fumetto assieme al corto e un domani perché no fare una mostra video proiezione del corto Le ali velate». Puntillo spiega che aveva un sogno nascosto nel cassetto : quello un fumetto quasi senza testo, in cui sono le immagini a raccontare lo sviluppo della vicenda.«Il fumetto “Le ali velate” e’ stato pubblicato sulla raccolta “Storie dalla Luna 3” di Sputnik press, una realtà’ editoriale indipendente di ragazzi di Pisticci che ogni estate produce, oltre a questa raccolta, un festival di musica e fumetto nelle strade del centro storico di Pisticci, con ospiti di rilevanza nazionale – mi spiega – Il fumetto “Le ali velate” e’ stato pubblicato sulla raccolta “Storie dalla Luna 3” di Sputnik press, una realtà’ editoriale indipendente di ragazzi di Pisticci che ogni estate produce, oltre a questa raccolta, un festival di musica e fumetto nelle strade del centro storico di Pisticci, con ospiti di rilevanza nazionale e autori locali come me».

 

NADIA KIBOUT, DA PARIS IN LUCANIA, VIA NEW YORK 

 

Questo anno ha ricevuto un il premio per la sua attività artistica, e , anche uno di più prestigiosi,  più attesi e significativi del mondo femminile. Le donne che  le premiano le donne che si sono distinte per il loro impegno nell’arte e nel lavoro. Premio Italia Donna, , ideato e presieduto da Serena Maffia.,   non è certo una manifestazione autoreferenziale, anzi al contrario: coniuga sobrietà alla qualità, premia donne che svolgono il loro lavoro, la loro arte con amore e lottando per il mondo femminile.  Alla quarta edizione  il 14 settembre nella Sala Protomoteca in Campidoglio, sono state premiate Linda D per la musica, Laura De Luca per il giornalismo, Arcangela Galluzzo per politica e legalità, Marisa Giuffrè per la narrativa, Nadia Kibout per il cinema, Claudia Melica per la ricerca antropologico filosofica.. . L’evento è organizzato e sostenuto dal Centro Poesia Roma, dal CAS Centro Arte e Spettacolo, da e con il patrocinio della Presidenza dell’Assemblea Capitolina. «Felicissima ed onoratissima all’idea di ricevere il premio Donna cinema 2018 in Campidoglio a Roma –  mi confidò Nadia  Kibout -Un premio inaspettato e pieno di significato per me ora che ho aggiunto al mio percorso cinematografico una nuova corda, ossia La scrittura e la regia. Mi spinge a fare ancora meglio è mi fa la carica per i prossimi progetti».  Io mi meraviglio di meno, conosco il suo lavoro e il suo impegno, sia da regista e attrice che per la cultura cinematografica e teatrale, aggiungendo poi l’impegno per i diritti civili, sempre con garbo e mai urlati, con fatti e mai slogan, con contributi e mai alla ricerca del facile applauso. Ma chi è questa attrice e regista ormai lucana di adozione? Nata a Saint-Etienne in Francia da genitori algerini. È l’unica figlia femmina della famiglia, prima di lei otto fratelli maschi, questo le fa dire e pensare di aver un lato maschile molto pronunciato. Già dai primi anni di scuola scopre l’amore per il palcoscenico attraverso i spettacoli e saggi della scuola. Si appassiona alla musica e al canto.Fa parte dell’orchestra e del coro dal primo anno delle medie fino all’ultimo anno del liceo.Durante il liceo collabora ad opere liriche presso il teatro Jean Massenet della città e prende parte ad un corso di recitazione davanti alla macchina da presa. Vari contrasti familiari la porteranno ad allontanarsi dalle sue passioni artistiche.Svolge diverse attività professionali in vari settori e viaggia molto ma capisce di non farcela se non vive delle sue passioni. Incomincia un reale percorso di studi di recitazione, per tre anni, in Italia, a Milano presso un laboratorio teatrale privato dove scopre il metodo stanislavsky, metodo del quale si innamora.Sceglie poi di trasferirsi a Parigi per approfondire le sue conoscenze nell’ambito teatrale presso la scuola Le Cours Florent per un anno, segue poi uno stage intensivo di un mese con Ariane Mnouchkine al Theatre du Soleil. Curiosa di mettere in pratica a livello internazionale i suoi studi incomincia attraverso l’Europa e l’America una lunga frequentazione di seminari e laboratori con insegnanti americani di fama internazionale, per la maggior parte membri dell’actor’s studio di Lee Strasberg (Greta Seacat , Susan Batson, Robert Castle, Bernard Hiller ). Nel 2004 incomincia la sua carriera con un film drammatico, opera prima di Mario Rellini, Balletto di Guerra, a cui seguiranno altre pellicole cinematografiche e fiction televisive. Il teatro, attraverso Sergio Castellitto come regista per lo spettacolo Il Dubbio in tournée in tutta Italia, le offre una bellissima esperienza che si augura di ripetere al più presto.La passione e la dedizione in ciò che fa la sostengono nel desiderio di una carriera ricca di personaggi ed incontri.

 

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