Sanità lucana: date e dati formano fatti granitici nella loro desolante sequenza che origina una sconfortante narrazione della qualità politica e governativa del duo composto dal presidente Vito Bardi e dall’assessore regionale al ramo, Rocco Leone.
Tutti i salmi finiscono in gloria, ma non in Basilicata. Del resto sarebbe irrazionale confidare che dopo una serie copiosa di anomalie, all’improvviso la Giunta regionale operi in normalità.
Polo riabilitativo presso il presidio ospedaliero di Tricarico: di colpo l’indietro tutta. La Regione ha improvvisamente prorogato la convenzione con la Fondazione Don Gnocchi: «fino al 2033».
La trasparenza non c’è nel vocabolario del centrodestra lucano.
Nonostante le promesse verbali e le indicazioni, ben più sostanziali delle prime, scritte, passata la tempesta, piazzato il blitz fallito lo scorso aprile. Già allora sulla triangolazione sanità, politica e voti, con riferimento al circuito chiuso tra Don Gnocchi, Regione e Asm, la valutazione era che anche al centrodestra, «la trasparenza non conviene».
E così è stato. A dare la «bella notizia», così l’ha definita, della proroga della Convenzione fino al 2033, proprio l’assessore Leone che ha sottolineato come la Giunta regionale abbia approvato «all’unanimità».
AFFIDAMENTO DI-RETTO ALLA DON GNOCCHI DAL 2009
Certamente, come ha sostenuto l’assessore, così «si garantisce la prosecuzione in continuità delle attività assistenziali e riabilitative presso il Presidio ospedaliero di Tricarico», erogate dalla Fondazione Don Gnocchi, ma pagate coi soldi pubblici, ma con altrettanta certezza, però, si può aggiungere che così, un pezzo di pubblica Sanità lucana viene trasformato in monopolio. I soldi che viaggiano all’interno del citato circuito chiuso sono tantissimi. Se la convenzione rinnovata agli stessi patti, allora, da quella pregressa, per una struttura pubblica con posti letto pubblici, ma gestita da un privato, per esempio in riferimento alla Residenza sanitaria assistenziale (Rsa), la retta giornaliera per i pazienti ricoverati in regime di accreditamento con il Servizio sanitario nazionale, varia, a seconda della «complessità assistenziale» dai 90 ai 112 euro.
Per l’ospedale di Tricarico, il piano sanitario 1996- 1999 determinò la riconversione del Presidio Ospedaliero in Polo riabilitativo e ospedale distrettuale. La riconversione è stata attivata nel 2004 con l’autorizzazione per l’allora Asl numero 4 di Matera, oggi Asm, da parte della Regione alla stipula della convenzione con la Fondazione Don Gnocchi per la gestione delle attività riabilitative.
Successivamente dall’aprile del 2009, la decorrenza della convenzione per 12 anni.
APRILE: I FINTI ORDINI DI BARDI DI PREPARARE I DOCUMENTI PER LA GARA «ENTRO MESI 5»
Alla scadenza, lo scorso aprile, già il centrodestra provò a blindare il rinnovo della convenzione per altri 12 anni.
Cronache Lucane sollevò il caso dell’assenza assoluta di una gara ad evidenza pubblica e ci fu il dietrofront. Non più nuovamente, come nel 2009, l’affidamento diretto, tra l’altro milionario, in favore della Fondazione Don Gnocchi, ma una proroga «di mesi cinque» con contestuale ordine, dalla Regione per l’Asm, di provvedere al bando per espletare la relativa gara. Anche perchè se la convenzione per la sperimentazione pubblico privato deve essere perseguita perchè finalizzata alla realizzazione di ciò che il soggetto pubblico, in questo caso l’Azienda sanitaria di Matera (Asm), da solo non è in grado di realizzare in modo più efficiente, allora a maggior ragione diventa incomprensibile la non ricerca, tramite evidenza pubblica, del miglior operatore privato con le capacità di assolvere al mandato. Il tempo concesso, al di là del tecnicismo sull’importo dell’appalto che l’avrebbe fatto transitare sotto la competenza della Suarb, sembrava poco, ma Bardi impose all’attuale Commissario Asm, Pulvirenti, di procedere «con ogni celerità». Il «commendatore» di Filiano Vito Bardi bruscamente diede ad intendere di essersi risvegliato dal torpore: il 3 febbraio 2020. Tempo per organizzarsi, ce ne sarebbe stato. Già un anno prima della scadenza della Convenzione del 2009, dal febbraio 2020, l’Asm voleva sapere dal, tra gli altri, Dirigente Generale del Dipartimento politiche della persona della Regione Basilicata, come organizzarsi e quale fosse l’orientamento di via Verrastro.
In ogni caso, sembrava davvero «cambiamento». E invece no: Bardi, Leone e colleghi non hanno atte-so neanche i 5 mesi. Altro che apertura alla concorrenza per ottemperare ai principi di non discriminazione e trasparenza, evitando, tra l’altro il consolidamento di una posizione di esclusiva o di monopolio da parte di un operatore privato attraverso risorse pubbliche, e altro che puntuale ricerca sul mercato dell’operatore in grado di garantire il miglior rapporto tra la convenienza economica e la qualità della prestazione: proroga doveva essere e proroga è. Il blitz è stato solo rimandato da aprile ad agosto. L’allarme dovrebbe essere scattato nelle sedi degli Organi competenti, forse la vicenda non è solo dai profili contabili.