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ACCELERATORE RADIOTERAPIA: IL VIA DELL’INCHIESTA DA UN ESPOSTO AI NAS DELL’EX DG MAGLIETTA

SAN CARLO Il campanello d’allarme sul macchinario pagato oltre 2 milioni di euro accesso dalla targhetta che riportava il 2008 come anno di produzione e non 2016

Intanto Foralì prova a contrattaccare, in modo buffo, l’accusa. Per il legale Degano che il macchinario fosse di seconda mano non è notizia «priva di fondamento»

Truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e falsità ideologica commessi in danno dell’ospedale San Carlo di Potenza. Questi i reati contestati dalla procura del capoluogo lucano nell’ambito dell’inchiesta relativo al macchina-rio per la radioterapia venduto per nuovo dal raggruppamento di imprese che si era aggiudicata il servizio, ma in realtà già utilizzato in una clinica in Svezia.

A dare il via ai sospetti sulla natura del macchinario era stato l’allora direttore del San Carlo Rocco Maglietta. Il primo campanello d’allarme sarebbe stato avviato dalla data della targhetta  posta sul macchinario che riportava come anno il 2008 invece del 2016. Una data che dal reparto di Radioterapia hanno subito comunicato al direttore Maglietta che pensava di aver comprato un macchinario del 2016, mentre la data di produzione, come accertato dalla Procura, è del 2008.

Date che non tornano e che, secondo fonti ospedaliere, hanno spinto il direttore Maglietta a fare un esposto ai Nas.

Per quello che si è potuto apprendere, in contestazione è il valore di mercato dell’acceleratore lineare che al momento dell’acquisto da parte del San Carlo,  doveva o sarebbe potuto essere, saranno le indagini ad approfondire il dettaglio, minore.

La scheda d’acquisto dell’acceleratore lineare per la Radioterapia del San Carlo con possibilità di richiedere, al Dipartimento regionale Sanità, il relativo finanziamento pari ad 2milioni e 231mila euro, è stata approvata nel 2016. Collaudo e liquidazione, l’anno successivo, il 2017. L’appalto mediante procedura ristretta, per la fornitura in service, durata di 8 anni, di un sistema completo per radioterapia, previa costruzione di un bunker, e per il servizio di erogazione di prestazioni di radioterapia al San Carlo di Potenza, risale al 2009. Nel 2010 l’aggiudica-zione in via definitiva all’allora Ati

Ignazio Alì, Fora SpA e A.o Niguarda Cà Grande.

È come se con l’acquisto in una unica soluzione, il San Carlo, per una questione contabile favorevole, abbia separato l’accelerato dalle “rate” previste per pagare il resto di quanto previsto dalla gara. Documentazione di gara del 2009, procedure d’acquisto dell’acceleratore del 2016-2017.

Per gli inquirenti di Potenza, inoltre,  l’acceleratore “Clinica IX 4082” era stato anche già installato in un’altra clinica in Svezia.

Dalla Procura il lavoro capillare sembra essere basta su atti non di poco conto.

Ma il giorno dopo l’esecuzione del sequestro preventivo di 529 mila euro nei confronti della Foralì Srl Unipersonale e della Igazio Alì, Carlo Quinto Degano, legale rappresentante della prima delle 2 ditte citate, si è d-chiarato sostanzialmente tranquillo sui fatti oggetto dell’inchiesta penale della Procura di Potenza. L’acceleratore lineare per il bunker di Radioterapia nel capoluogo lucano, «non è di seconda mano», ha precisato Degano, come la Foralì «facilmente riuscirà a dimostrare, non appena le sarà stata data la possibilità di poterlo fare». Liquidando così, in una laconica battuta, il fulcro focale dell’inchiesta, Degano ha poi spostato l’attenzione sulle specifiche tecniche. «La scrivente società – ha sottolineato ulteriormente Degano -, dimostrerà come l’acceleratore fornito sia perfettamente rispondente ai requisiti del bando di gara. A distanza di anni dall’inizio dell’indagine, la sottoscritta società non è ancora stata interpellata da chicchessia».

«A conferma della bontà del-la fornitura – ha concluso Carlo Quinto Degano -, basterà considerare che l’accelerato-re fornito è perfettamente funzionante e quotidianamente utilizzato dall’Ospedale San Carlo di Potenza, senza in- convenienti di sorta e senza pause».

La linea difensiva appare già sufficientemente tratteggiata. Va precisato, tuttavia, che co-me evidenziato dagli inquirenti sulla base di documentazione ufficiale, il 5 dicembre del 2017, l’Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, per l’acceleratore «liquidava la fornitura con un versa-mento complessivo di 2milioni, 231 mila e 868 euro». Per cui il decreto di sequestro preventivo delle somme di danaro pari ad un valore di 529mila e 400 euro, è riferito, alla differenza tra la somma pagata dalla “Foralì’” per «l’acquisto del sistema e quanto liquidato dall’Azienda Ospedaliera». Il provvedimento del Gip, per chiudere il ragionamento, è finalizzato al recupero per lo Stato, tramite sequestro, del «profitto del reato, sottraendolo a chi lo ha commesso».

Più che le specifiche tecniche del macchinario, che era ed è funzionante, e, compatibile con quello istallato all’Irccs Crob di Rionero in Vulture, l’istituto rionerese funge da hub, mentre Potenza e Matera da spoke, il centro della contestazione della Procura di Potenza attiene più alla sfera estimatoria del bene strumentale venduto, l’acceleratore per la Radioterapia. La vicenda è complessa e si sviluppa lunga un articolato reticolato di cavilli giuridici e sfumature.

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