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DIA IN BASILICATA, CHI L’HA VISTA?

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Non sappiamo se dobbiamo rivolgerci alla verve investigativa della Sciarelli per sapere che fine abbia fatto la DIA in Basilicata, visto l’incomprensibile silenzio che è calato sulla sua istituzione, nonostante le fanfare di centrodestra e centrosinistra si siano unite sulla proposta del procuratore distrettuale antimafia Francesco Curcio. Ora che la politica, finanche in versione bipartisan, abbia una sua cortina fumosa e d’inconcludenza lo si può facilmente vedere dal modo con cui il governatore Vito Bardi e la sua giunta regionale hanno disatteso la mozione che pur li impegnava a mettere in campo atti e provvedimenti per sensibilizzare la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e di cui nessun consigliere ha fin adesso chiesto conto e reclamato solleciti formali. Eppure ogni giorno la criminalità lucana trova alleanze ed affiliazioni tanto nella ‘ndrangheta dei Piromalli, dei Morabito, dei Grande Aracri su stupefacenti e gioco d’azzardo tanto nei clan camorristici di Casal di Principe e San Cipriano d’Aversa sul riciclaggio, voto di scambio, traffico illecito di rifiuti in contiguità anche politica ed imprenditoriale. Dal film “Bianca“ di Nanni Moretti: “Continuiamo così, facciamoci del male”

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