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SONO PER I VACCINI, MA ANCHE PER IL LIBERO DISSENSO

Lettere lucane

I miei genitori mi hanno raccontato di amici anziani che hanno deciso di non vaccinarsi, perché “chissà quali porcherie ci iniettano”. Personalmente mi sono vaccinato con due dosi Pfizer, ma questo non significa che io non abbia timori. Ho deciso di vaccinarmi perché se la comunità scientifica ha stabilito che la strada dei vaccini è l’unica percorribile per rallentare o addirittura fermare la pandemia, io sento il dovere di fidarmi, perché una pandemia non fa bene a nessuno. Se vaccinandoci noi eviteremo di finire in terapia intensiva, per me è già tanto, perché abbiamo avuto troppi morti – e troppe persone, la morte, l’hanno intravista. Non nego che questioni come la vaccinazione obbligatoria o l’introduzione del “green pass” siano complesse e controverse – essendo il nostro un sistema liberaldemocratico – ma trovo sbagliate le esasperazioni di questi ultimi giorni. Alla coercizione preferisco la dialettica laica e priva di pregiudizi – dall’una e dall’altra parte. Noto che le posizioni si stanno irrigidendo, e questo non aiuta il bisogno di agire uniti contro l’unico nemico che dobbiamo combattere – il Covid, appunto. Io mi sono convinto che il vaccino sia il male minore – se di male si tratta – e che vaccinarsi sia la strada più intelligente per fermare la pandemia; ma non amo chi zittisce con l’offesa e con l’insulto quanti, spero in buona fede e responsabilmente, portano argomenti dubbiosi sui vaccini anti-Covid, perché c’è anche un piccolo pezzo di comunità scientifica che è scettica rispetto all’efficacia di una campagna vaccinale in piena pandemia. Ho ascoltato tutti, e sono arrivato alla conclusione che sia meglio vaccinarsi. Tuttavia è altrettanto importate che il nostro Stato liberaldemocratico non diventi mai Stato etico. L’equilibrio non è semplice. Ma sono certo che il tempo mitigherà il conflitto in atto e porterà a soluzioni più condivise e concordi.

diconsoli@lecronache.info

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