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SEQUESTRO PREVENTIVO ALLA C&P DEI CUPPARO: PER L’ASSESSORE TORNA IL TEMA INOPPORTUNITÀ

Sui reati ambientali indaga la Procura di Lagonegro, ma sul cantiere hanno competenza anche la Regione e l’Arpab: il posto in Giunta sempre più ingombrante

A distanza di poco più di un mese e mezzo, era il 31 maggio scorso, dal fatale incidente sul lavoro a seguito del quale morì dopo alcuni giorni di agonia Antonio Laterza, altri problemi per l’azienda di famiglia dell’assessore regionale alle Attività produttive, Franco Cupparo, la C&P Costruzioni Srl. Intervenuti nella sede operativa di Chiaromonte , al confine con Francavilla in Sinni c’è il cantiere edile dove la C&P tra le altre cose produce prodotti in cemento armato precompresso, i Carabinieri forestali del Nucleo Parco del Pollino per eseguire un sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale di Lagonegro.

Oggetto investigativo, reati ambientali la cui rilevanza, qualora eventualmente accertati, risulterebbe ancor più grave in considerazione del fatto che l’area, ricadendo nel Parco nazionale, è un’area protetta. Al momento, dal-la linea difensiva della fa-miglia Cupparo, il difensore legale è l’avvocato Cinzia Surace, traspare una certa tranquillità. Le contestazioni hanno riguardato, tra le altre cose, lo sversamento di acque di lavorazione, a causa della mancata tenuta stagna del sistema di tubazioni. Al di là dell’esito investigativo, l’azienda C&P comunque, da quanto si è potuto apprendere, aveva predisposto un progetto per un nuovo impianto di smaltimento.

Per quanto riguarda, invece, i cumuli di rifiuti, quali, ad esempio, inerti e scarti di lavorazione, per la Forestale irregolarmente trattati, in quanto ammassati nello stabilimento, la C&P pare voler puntare sulla transitorietà dell’atto, poichè abbancamenti temporanei prima del trasporto in discarica. Da ricordare, tuttavia, sep-pur in via generica che il cosiddetto “deposito temporaneo” deve essere comunque effettuato per categorie omogenee di rifiuti e nel rispetto delle relative norme tecniche.

La diversa tipologia degli eventi oggetto di inchieste da parte della Procura di Lagonegro, la morte dell’operaio a seguito di incidente sul lavoro e la presunta commissione di reati di natura ambientale, hanno, al di fuori del perimetro investigativo, differenti riflessi. Diversamente dalla tragedia di Laterza, sul cantiere edile dei Cupparo a Chiaromonte oltre alla magistratura, è competente, indipendentemente dall’operato degli inquirenti, anche il Dipartimento regionale dell’Ambiente unitamente, per diversi compiti, all’Agenzia regionale per la protezione ambientale quale organo di controllo.

Il dipartimento citato è collegato all’assessorato retto dall’esponente di Fratelli d’Italia, Gianni Rosa, mentre alla guida dell’Arpab l’alemaniano, nonchè alle ultime europee candidato in Fratelli d’Italia, Antonio Tisci.

Per Francesco Cupparo, al di là dell’attuale compagine societaria della C&P che era ed è l’azienda di famiglia, si pone un problema di opportunità del-la permanenza in Giunta regionale. In realtà il tema aleggia, per certi versi, già da quanto sul varo della Giunta ancora non effettuato da parte di Bardi, correvano i primi rumors. L’argomento è stato come rinviato col posizionamento di Cupparo dalle Infrastutture e Trasporti, in quel caso troppo palese l’incompatibilità, alle Attività produttive. Per altre vie, però, riattualizzato l’interrogativo.

Che la questione sia politica quasi non c’è dubbio. A maggior ragione, per esempio, se l’assessore regionale Cupparo nel giorno del sequestro preventivo si è affrettato a condividere tramite i suoi profili social una cosa: le dichiarazioni dell’avvocato Sorace. Nel testo, dopo un vago accenno a non dettagliate «eventuali problematiche di carattere ambientale», le dichiarazioni del difensore che spiega come dalle loro analisi la perdita d’acqua nella zona in cui vengono lavati i mezzi, risulta non inquinata. Una situazione dove anche l’Arpab sarà certamente chiamata ad intervenire per capire come stanno le cose, in quanto è necessario capire se le acque, anche di un altro impianto quello sequestrato alla famiglia del sindaco di Castronuovo Sant’Andrea, Bulfaro, parrebbero finire nel fiume Sinni. Acque che andranno di certo controllate e di qui i profili quantomeno di inopportunità tra controllato e controllore.

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