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L’AMARA LUCANO ED IL PARADISO PERDUTO

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C’è da sperare che il secondo verbale investigativo, debitamente omissato, di Piero Amara sia almeno all’altezza del suo immaginifico soprannome di Zorro con cui pure lo si chiamava, magari anche dalle parti di Matera meta privilegiata, ma non certo unica dei suoi tour lucani. Ora per merito del piglio legalitario di Francesco Curcio, magistrato bravo e coraggioso, si riuscirà a sbrogliare il mistero dei misteri che ha fatto faticare molte procure d’Italia, finanche con strascichi velenosi per la magistratura, anche qui sempre più esposta alla delegittimazione interessata. Eppure la domanda da fare è quella su chi sia veramente Piero Amara, ma anche quella perché mai gli piaccia scorrazzare per la Basilicata, regione col primato di povertà assoluta, nonostante l’immensa disponibilità di petrolio e dalle guerre politico-giudiziarie che pure si sono consumate in suo nome, compresa la partita inesplorata delle barbe finte di stanza all’AISI. A dirla tutta e sempre per amor di verità andrebbe approfondita anche in ricostruzione ermeneutica la faccina del poliziotto ministeriale Filippo Paradiso, sempre ben inquadrato con Matteo Salvini in visita lucana. Ha scritto Alessandro Manzoni:“A questo mondo c’è giustizia, finalmente”.

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