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SANITÀ PUBBLICA E PROFITTI PRIVATI: IL LIMBO ASP CHE FAVORISCE AUXILIUM

Assistenza domiciliare integrata, Leone e Bardi stanno a guardare senza intervenire: il corto circuito con la Suarb è l’opposto di trasparenza e legittimità

In principio, nel 2001,  fu il varo da parte della Regione Basilicata delle linee guida per l’erogazione dell’importante servizio dell’Assistenza domiciliare integrate (Adi) a favore principalmente di persone con bisogni complessi sia di natura socioassistenziale che sanitaria, in riferimento tanto a trattamenti riabilitativi, quanto a malattie cronico-degenerative: oggi è, invece, il caos burocratico e il “bubbone” delle proroghe. Sanità significa pubbliche cure per i cittadini, ma anche profitti privati per le società che operano nel settore.

I corti circuiti nella gestione degli appalti milionari, non possono che agevolare gli interessi privati sia perchè garantiscono una rendita tanto di posizione quanto economica a chi gestisce il servizio, sia perchè il servizio stesso oltre che a non costare di meno per la Pubblica amministrazione, essendo la deroga a parità di prezzi, patti e condizioni, difficilmente, è in realtà come impossibile, viene migliorato. Dalla teoria alla pratica: il “bubbone” sull’Adi in Basilicata, porta sulle tracce della società cooperativa Auxilium di Senise.

La vicenda lunga e complessa può essere riassunta in pochi, ma fondamentali, passaggi. Per quanto riguarda  l’Azienda sanitaria locale di Potenza, sull’assistenza domiciliare sanitaria, farmacologica, infermieristica, riabilitativa, medico e psicologica, l’Auxilium, in Associazione temporanea di impresa (Ati) con a la Mimosa Società coperativa sociale Onlus di Grassano, stipulò con l’Asp un contratto triennale che con decorrenza dal 1° maggio del 2016 è scaduto il 30 aprile 2019. Poi è intervenuta la proroga per altri 2 anni, anch’essa, però, scaduta dal 30 aprile scorso.

Il maxi appalto Suarb da oltre 40milioni di euro indetto nel 2020, a febbraio è stato definitivamente annullato, ovvero revocata successivamente alla pubblicazione, dopo la batosta del Tribunale amministrativo regionale (Tar) di Basilicata e il “consiglio” dell’Avvocatura regionale sulla non pro-posizione dell’appello. Risultato, tutto da rifare e tutto fermo. Dalla Suarb, la pratica Adi è tornata ad Asp e Asm che devono redigere nuovamente la documentazione necessaria a nuova indizione d’appalto. La documentazione, tuttavia, non viene prodotta.

Nel contempo dell’immobilismo Suarb per cause indipendenti dalla Stazione unica appaltante, all’Asp il lim-bo derivante da nessun atto conseguente alla proroga scaduta.

Un limbo pericoloso, perchè ombra grigia foriera di anomalie.

L’unica via, ancora stranamente non intrapresa, è quella del ritorno alla trasparenza e piena legittimità degli atti: esclusa la proroga della proroga, non più giustificabile neanche con la formula di stile «nelle more dell’esperimento della gara Suarb», che non c’è, ci dovrebbe essere quantomeno l’attivazione di una gara ponte per un periodo limitato.

Su un tema così delicato che riguarda direttamente la salute dei cittadini, l’assessore regionale al ramo, Rocco Leone e il governatore Vito Bardi rimangono a guardare e il perchè non si sa.

Sul ripristino della traspa-renza, il condizionale è d’obbligo, perchè è parzialmente possibile rispondere alla do-manda cui prodest. Da una parte sicuramente all’Auxilium, ma rimangono inevasi altri dubbi. Come sul maxi appalto, da circa 40milioni di euro, della fornitura in somministrazione, agli utenti aventi diritto, di ausili per le prestazioni di assistenza integrativa e protesica è una vera e propria, indetto nel 2017 e ancora non aggiudicata, anche sull’Adi ad oggi, una sola certezza: il «cambiamento» che non c’è.

E i privati, che con una nuova gara, fosse anche solo ponte, potrebbero perdere affidamento e profitti, ringraziano.

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