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IN CARCERE L’ULTIMO DEI CASSOTTA: DOVRÀ SCONTARE OLTRE 14 ANNI

Figlio del boss Marco Ugo ucciso nel 2007 dall’ex uomo di fiducia: per lui, condanna definitiva nel processo “Oscar”

Dovrà scontare quattordici anni e mezzo di carcere Antonio Cassotta, arrestato dalla Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Potenza in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura del tribunale di Potenza. Antonio Cassotta era stato condannato a sedici anni di reclusione dal Gup del Tribunale di Potenza dopo il rito abbreviato: la sentenza venne poi confermata sia dalla Corte d’Appello del tribunale potentino che dalla Corte di Cassazione e faceva riferimento al procedimento penale relativo all’operazione ‘Oscar’ che la Polizia di Stato portò avanti nel 2014. Un’operazione meticolosa che, a seguito di capillare attività investigativa, permise di tagliare i tentacoli alle famiglie della droga: secondo gli inquirenti, il clan Cassotta si era ‘appattato’ con quello dei Riviezzi, insistente nell’hinterland potentino con base a Pignola, e tramite esso si approvvigionava di sostanze stupefacenti ed in particolare di cocaina, hashish e marijuana che venivano piazzate nei centri del vulture-melfese. Nell’organizzazione malavitosa, all’epoca dei fatti contestati, proprio Antonio Cassotta venne ritenuto responsabile di aver intessuto una fitta rete di collegamenti per l’approvvigionamento, il trasporto e lo spaccio di droga.
Nelle intercettazioni e nei pedinamenti fatti dai poliziotti della Questura di Potenza, finirono anche i numerosi viaggi dei sodali del clan Cassotta che sistematicamente ed a cadenza prestabilita raggiungevano Pignola per accordarsi con i capiclan dell’area sull’approvvigionamento che veniva garantito anche dalle regioni contermini ed in particolare dalla Campania e dalla Calabria con cui la ‘ndrina facente capo a Saverio Riviezzi aveva costanti e acclarati rapporti di fidelizzazione. Mediante quelle intercettazioni venne fuori la potenza criminale dei sodalizi lucani che erano ben organizzati anche per garantire l’assistenza economica ai familiari dei detenuti.
La storia criminale dell’area melfese è fatta di consorterie mafiose contrapposte in cui spiccherebbe proprio la famiglia dei Cassotta da sempre in contrapposizione con i Di Muro-Delli Gatti. Uno scenario criminale caratterizzatosi col tempo, da quello che anche al Procuratore Curcio e alla Dda potentina appare come un ‘ricambio generazionale’ che oltre alle nuove leve chiama a raccolta proprio i figli dei boss, eredi naturali delle condotte malavitose dei padri. Spesso si tratta di ragazzini poco più che ventenni ma dallo spessore criminale ben delineato e forte, tipico di chi vuole scalare i vertici della malavita. Non a caso, Antonio Cassotta è figlio di quel Marco Ugo, esponente di spicco dell’omonimo clan, assassinato e fatto trovare a pezzi e carbonizzato nelle campagne di Melfi il 14 luglio di 14 anni fa. Era il 2007 quando in contrada Leonessa Marco Ugo Cassotta venne attirato con l’inganno da Alessandro D’Amato, suo uomo di fiducia che nel 1997 a Potenza uccise Giuseppe Gianfredi.
Proprio a D’Amato il capoclan Marco Ugo avrebbe voluto affidare il traffico di droga, ma nel frattempo, l’ex compare stava già eseguendo gli ordini del clan rivale, quello Di Muro- Delli Gatti appunto, a cui apparteneva un cugino e del cui boss cercava di conquistarsi la fiducia. Un omicidio che sancì il suo passaggio nelle fila dell’altro clan prima di diventare collaboratore di giustizia. Marco Ugo Cassotta venne ucciso con quattro colpi di pistola, una P38, colpito alla testa e poi abbandonato nello stesso casolare prima che altri infierissero sul suo cadavere. Gli ‘altri’ sarebbero stati proprio i componenti del clan Di Muro-Delli Gatti. Dopo quell’omicidio, le ultime recrudescenze mafiose con l’omicidio di Giancarlo Tetta, legato al clan Di Muro-Delli Gatti, di cui si sarebbe occupato Saverio Loconsolo. L’ultimo mafioso a cadere sotto i colpi di arma da fuoco di una brutale faida, fu Bruno Umberto Cassotta ucciso nel 2008 con quindici colpi di pistola dopo un vano tentativo di fuga. Il suo cadavere venne trovato riverso in un canale a pochi passi dalla sua auto.

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