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FRANCESCO TAMMONE, IL DOVERE DELLA MEMORIA

Lettere lucane

Chi negli anni ha seguito il mio impegno civile sui quotidiani sa bene che non sono mai stato tenero nei confronti di don Marcello Cozzi, importante esponente di “Libera”, e molto attivo in Basilicata sul fronte antimafia e antiracket. A don Marcello ho sempre contestato una certa grossolanità giustizialista, e un atteggiamento pregiudizialmente ostile nei confronti di persone innocenti. Spero che con il tempo il suo piglio da inquisitore si sia attenuato, ma intanto debbo dargli atto che è l’unico a tenere vive memorie altrimenti condannate all’indifferenza. Infatti qualche giorno fa a Castelluccio superiore don Marcello ha ricordato Francesco Tammone, un poliziotto potentino che il 10 luglio del 1996 fu ucciso a Potenza da un pregiudicato. Quel giorno l’agente scelto Tammone, che aveva appena 27 anni, non fece altro che il proprio dovere – intervenne con la volante per una rissa, e chiese i documenti a questo pregiudicato, che prima scappò, infine affrontò i poliziotti, fino a uccidere Tammone. Non ho mai avuto il mito delle forze dell’ordine, né simpatia per i poliziotti e i carabinieri che approfittano del proprio ruolo, ma sinceramente dovremmo essere grati a quanti quotidianamente ci difendono rischiando la vita. Molti dicono che sono pagati proprio per questo. Ecco, trovo quest’affermazione sbagliata, perché è difficile rischiare la vita per milletrecento euro al mese se non si è animati da un profondo ideale di giustizia. Da due mesi Tammone era diventato padre di una bambina di nome Stefania. Ecco, immagino che oggi questa ragazza sia infinitamente orgogliosa di un padre che è medaglia d’oro al valor civile, ma quanto dolore e quanta rabbia hanno patito lei e la madre solo perché Francesco aveva fatto il suo dovere in nome dello Stato? Possiamo fare poco per risarcirli, ma ricordare con riconoscenza è un dovere a cui non possiamo sottrarci.

diconsoli@lecronache.info

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