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IL CANTO DEL CIGNO DI SOMMA E BARDI

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Ricordate il siparietto d’ammicamenti e sorrisetti che si sono scambiati, quasi in propaganda, il presidente di Confindustria Francesco Somma e quello della Basilicata Vito Bardi per lanciarsi appassionatamente nella battaglia che lo stabilimento di Melfi ospitasse la terza gigafactory europea delle batterie?Ebbene l’annuncio di Tavares, AU di Stellantis e l’euforia ministeriale del leghista Giorgetti sulla scelta di Termoli mostra quanto bassa e senza autorevolezza sia stata la capacità negoziale. Ora non certo per deresponsabilizzare la loro retorica del nulla, ma va detto che la proposta, scarsa in partenza e con “zeru tituli” in geoeconomia, era del tutto irricevibile perché le altre gigafactory, in Francia e in Germania, sono ubicate presso fabbriche di motori termici, proprio come Termoli ed indirizzate alla transizione elettrica. Eppure nemmeno il pudore di un salutare silenzio evita al duo d’intonare al cielo il canto del cigno, ormai un triste habitué sia del politicismo di Somma che dell’inconcludenza di Bardi, salito agli onori della cronaca nazionale, finanche del Giornale, come “governatore flop”. Ha scritto Paul Valéry:“Ma qui incontro di nuovo quell’anticaglia che si chiamava il canto del cigno”.

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