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L’ALIBI DEL NEMICO E LA LEZIONE DEI SINDACI

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Pare che del nemico non si possa fare a meno, almeno per la politica che lo vede come alibi per gli insuccessi, di cui, c’è da dire, questo governo regionale ha una sua particolare inclinazione a giudicare dai primati negativi d’Italia che è riuscito a collezionare. Sembra averlo compreso bene l’assessore regionale Francesco Cupparo che a dispetto del nome tributato al poverello d’Assisi, può essere considerato il vero incendiario della politica regionale, stando alle parole di lotta che spesso usa, con iperboli ed affaticamenti fonetici. Ora però quelle espressioni “colpo di stato” e “golpisti” che ha indirizzato contro centrosinistra e M5S riducono la politica solo ad una sfida paesana tra sillabe di guerra. Eppure la vicenda di Acquedotto Lucano, al di là del solito dondolamento di Italia Viva, anzi di Italia Vicina, mostra a tutti il valore etico dell’autonomia dei sindaci. Moltissimi tra quelli del centrosinistra e del M5S hanno saputo resistere con libertà ed onore allo sguardo compassionevole ed ammiccante della giunta regionale, quasi al completo per sponsorizzare Andretta, predestinato di Vito Bardi. Ha scritto Antistene:“Bisogna badare ai nemici, perché sono i primi a notare i nostri errori”

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