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IL VOTO AI DICIOTTENNI PER IL SENATO QUANDO APPARE CHIARA LA NECESSITÀ DI SOPPRIMERLO

Deciso proprio quando appare chiara la necessità di sopprimere la seconda Camera

Il voto ai 18enni in limine mortis? Deciso proprio quando appare chiara la necessità di sopprimere la seconda Camera? Mancando qualsiasi differenza strutturale rispetto all’altra, la parificazione della base elettorale avrebbe
sottolineato l’inopportunità del doppione; ma già il taglio dei Parlamentari ha delineato la necessità della soppressione: per evitare che il sistema si complichi maledettamente e quindi collassi! Già, infatti, nel numero di maggio, sullo storico Avanti, Claudio Martelli, che lo dirige, ha sollecitato una riforma costituzionale “chiara, semplice, necessaria e urgente, a tutto benefica a nulla nociva, (per)un’unica Assemblea parlamentare di 600 eletti, sostitutiva “delle due attuali Camere. Le quali, ridotti a 200 il Senato e a 400 la Camera, non potrebbero né svolgere il loro ruolo né consentire un’equa assegnazione degli Eletti. Problemi che non possono restare irrisolti se si vuole che il Sistema continui a funzionare! Di sopprimere il Senato si era discusso in occasione del Referendum di Renzi, che ne proponeva la riedizione con una formula che non risultò condivisa. E’ rimasta così irrisolta anche la questione della Conferenza Stato-Regioni , i cui limiti giuridico- costituzionali sono riemersi con forza durante la crisi sanitaria. Perciò, la proposta di Martelli è condivisa non soltanto da Sabino Cassese ed Enzo Cheli, già giudici costituzionali, ma da Andrea Manzella, eminente studioso della materia, dai proff. Beniamino Caravita, fondatore dell’Associazione Costituzionalisti Italiana, e Francesco Clementi, ordinario di diritto pubblico, anch’egli costituzionalista. Il tempo che manca al rinnovo della Legislatura dovrebbe dunque essere sufficiente alla semplificazione: diversamente sarà molto complicato “funzionare” da ciascuna delle due Camere. Entrambe sono infatti articolate per materie (es. Affari costituzionali, cultura e istruzione, agricoltura e ambiente, trasporti etc), in Commissioni, le quali non potranno più lavorare contemporaneamente. Ridotte tali “piccole assemblee” in proporzione alla decurtazione di 1/3 degli addetti, in ciascuna crescerebbe il numero delle materie da trattare; e poiché nessun parlamentare può essere adeguatamente esperto in campi diversi, ciascuno richiederebbe maggior tempo per studiarle. E’ perciò un dato matematico che funzionalità e produttività complessive piomberebbero in una crisi senza sbocco! I 200 “sopravvissuti” in Se-nato avrebbero da coprire il medesimo numero di Commissioni dei 400 della Camera (Esse svolgono gli stessi compiti: approvare diretta-mente una norma- in sede legislativa o istruirla per l’Aula-in sede redigente). Perciò devono essere composte proporzionalmente da tutte le forze politiche. Ma ora, decurtate, come potranno i Gruppi minori partecipare alle diverse Commissioni? I tempi già lenti per la doppia lettura-denunciati da tutti come eccessivi- sprofonderebbero nella paralisi! Certamente i Regolamenti saranno da riformare, ma i problemi sopra ricordati resteranno insuperati: di natura squisitamente quantitativa, non c’è invenzione che possa risolverli! Altrettanto dicasi per i sistemi elettorali: se ci sono da eleggere meno parlamentari, in ciascun territorio aumenta il numero degli elettori pro capite. Dunque, le Regioni piccole ne avranno meno e “perderanno” la maggiore quantità dei “ritagli” o resti. Già al tempo della vecchia legge, quando la Basilicata eleggeva 7 deputati su 630 (4 alla Dc, 2 al Pci, 1 al Psi; al Senato altrettanto, con inversione tra Pci e Psi nel 1992), i Partiti più piccoli del Psi non eleggevano alcuno: tutti gli altri perdevano i resti, salvo un recupero nazionale a vantaggio di altre aree. Con i numeri del-a prossima Legislatura è evidente che la situazione diventa proibitiva per il Senato, e che le Regioni meno popolate (al Sud) perdono ancora altra Rappresentanza. Ebbene, fermandoci a questi punti macroscopici, non risulta efficace e risolutiva la semplificazione proposta da Martelli? Elimina sia il problema della Rappresentanza dei Territori minori, perché si può adottare la proporzione già in essere per la Camera (30 unità in meno non determinano spostamenti di rilievo); non viene modificato l’impianto delle sue Commissioni; si abolisce finalmente la doppia lettura e si può organizzare l’ex Senato come Camera delle Regioni. Con quest’ultimo punto, si otterrebbe finalmente la trasparenza dei suoi atti interni (attualmente, le piccole Regioni ..quando pur partecipano con funzionari ..scompaiono) e dei suoi rapporti con il Governo Centrale; si rispetta infine la proporzione costituzionale per l’elezione del Capo dello Stato. Insomma, mentre il Paese esprime una forte esigenza di semplificazione, questa- del voto ai 18nni per un Organo or ora devitalizzato- sottolinea come sulla materia-la confusione regni sovrana!

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