L’eredità lasciata da Nedo, un figlio della Shoa al proprio figlio che solo col tempo ha scoperto le verità più nascoste dell’olocausto. Questa pesante eredità è racchiusa in un libro di forte impatto emotivo scritto da Emanuele Fiano che ne ‘Il profumo di mio padre’ si fa portavoce del passaggio di consegne di quella che è una memoria preziosa e indimenticabile che si accompagna ad una riflessione sul male e sugli orrori del passato. Il racconto è anche un esempio di come la tragedia degli ebrei ai tempi del nazifascismo possa rappresentare un messaggio forte ed educativo per le generazioni del futuro. Il lavoro editoriale di Fiano è frutto di un’autoanalisi sofferta, nascosta per decenni ma che si offre al lettore come un forte atto liberatorio di una tragedia che non è rimasta solo nell’intimo di chi l’ha patita ma è venuta fuori con tutte le sue ferite, con tutti i suoi fantasmi di una Shoa destinata a restare solo un ricordo. Ma la Shoa, come demone impazzito, è esistita, è stata parte integrante di un momento storico sociale che non può essere celato e che deve rimanere per sempre memoria anche attraverso la voce di chi non c’è più

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