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COLPO DI STATO E DINTORNI: SE CUPPARO TRASFORMA LA REGIONE IN UN CINEMA

Sull’elezione di Andretta, gli improbabili riferimenti bellici: l’assessore ha anche problemi con la matematica

Al di là del battibecco politico intrattenuto dall’assessore regionale alle Attività produttive con i consiglieri regionali del Partito democratico, le esternazioni di Cupparo confermano come sia proprio vero che al pari dell’imparare la tolleranza dagli intolleranti, il silenzio lo si apprende da chi parla troppo.

Che su Andretta Au di Acquedotto lucano, Cupparo avesse rinnovato la fedeltà incondizionata al presidente Bardi, era ormai noto e chiaro, anche per le dichiarazioni pubbliche dell’assessore stesso, da tempo. Facilmente prevedibile che incassata l’elezione, seppur a fatica, del candidato della Regione, Cupparo smaniasse dalla voglia di fare la voce grossa. E così è stato, ma con un problema di fondo: a certe strategie e a certi atti non è possibile a posteriore dare connotati di cristallinità se la stessa a monte non c’è stata. Così più del chi a ragione e chi no tra Cupparo e il Pd in Regione, la doppia uscita pubblica dell’assessore regionale sposta il tema sull’assoluta discordanza tra la realtà effettuale e quella tratteggiata dall’imprenditore politico di Francavilla in Sinni.

Per l’elezione dell’Amministratore unico di Aql, le garanzie a tutela della regolarità del conferimento dell’incarico, sono delineato dallo Statuto dell’Azienda pubblica.

Per cui per i soci di Aql, sottoscrivere una candidatura è fatto e atto lecito e consentito dallo Statuto a patto del rispetto di determinate condizioni come lo è quella sul richiesto raggiungimento di una percentuale di adesioni. Niente di più, nulla di meno: da censurare, ma questo è l’assessore regionale, il termine «golpe» utilizzato da Cupparo per gridare alla vittoria e tacciare la cordata giallorossa quasi di un fare distruttivo privo di relazione con l’Assemblea elettiva di Aql.

Se l’assessore ha problemi con la normale costruzione grammaticale di una frase, allora si può comprendere, ma non approvare, i ben più profondi problemi di interpretazione di eventi di media complessità.

Per l’elezione dell’ingegnere Andretta, Cupparo si è spinto persino ad alludere alla grande «espressione di consenso popolare». Un sindaco per quanto eletto dal popolo, può benissimo farsi i fatti suoi. Tanto basta. Il «consenso popolare» per l’elezione di Andretta è pura fantasia. A limite, istituzionale.

Ma, purtroppo, sono molte le cose che non si comprendono delle esternazioni di Cupparo. Come quel riferimento, per esempio, all’assenza di responsabilità poichè la cordata giallo-rossa non ha votato un candidato Au scelto da Bardi senza coinvolgere le forze politiche, tanto di maggioranza quanto di opposizione: «Gli irriducibili oppositori hanno perso l’ennesima occasione per dare una prova di responsabilità». I problemi sono anche matematici per Cupparo. Fosse stato «consenso popolare», sarebbe risultato corretto il riferimento ai «numeri»: il voto di un cittadino vale come quello di qualunque altro.

Ma per l’elezione di Acquedotto lucano, il metodo è quello del peso ponderato con la Regione primus inter pares, tanto che la sua preferenza vale più del triplo di quella del Comune più “pesante” che è Potenza.

Per l’assessore Cupparo, un augurio di buon lavoro al neo Au Andretta, sarebbe bastato. È così, il silenzio lo si impara da chi parla troppo: Cupparo ha il vantaggio di essere alunno di sè stesso.

Peggio ancora se la materia è estesa anche ad altri esponenti del centrodestra . Per il capogruppo consiliare della Lega in Regio-ne, Gianuario Aliandro, l’elezione di Andretta è stato un «inno alla democrazia: «il complotto ordito dal centrosinistra è fallito». A sorpresa, il più ponderato è stato il leghista Cariello: «Sono certo che l’ingegnere Andretta grazie alla sua competenza e professionalità, saprà guidare l’Acquedotto lucano con l’impegno necessario per una gestione attenta dialogando in modo propositivo e collaborativo con tutti i 131 sindaci della nostra regione».

Aql: Cupparo attacca, ma Pittella e Cifarelli pure

POTENZA. «Il “colpo di Stato” non è riuscito e i “golpisti”, gli oppositori irriducibili di quello che resta il centrosinistra lucano, invece di farsene una ragione, rigirano la “frittata” e parlano di un loro successo». Così l’assessore regionale Cupparo ha esordito nel commenta-re l’elezione di Andretta quale Amministratore unico di Acquedotto lucano.

«È – ha proseguito Cupparo – davvero triste l’immagine che danno Pd, Movimento 5 Stelle, Articolo Uno Basilicata, Verdi e Psi che, ad ecce-zione dei Cinquestelle, hanno contribuito non poco a determinare in Acquedotto Lucano una pesante situazione, in tutti questi anni, incancrenita di problematiche di ogni natura e che ci hanno scaricato addosso. Ma l’aspetto politicamente più grave è che i “golpisti”, in questa lo-ro guerra privata, non hanno esitato a trascinare i sindaci da schierare contro la Giunta Bardi. Solo che il disegno è stato sventato perché, come dicono i numeri della votazione, nonostante l’alto numero di sindaci lucani espressione dell’area di centrosinistra o comunque di coalizioni civiche che si richiamano al centrosinistra, l’ing. Andretta ha ottenuto il consenso trasversale di un buon numero di sindaci che non hanno accettato di fare i soldati del “golpe” e di immolarsi in una guerra voluta da altri a loro nome. Purtroppo, gli oppositori hanno sbagliato tutto trasformando il rinnovo della governance in Acquedotto Lucano in un referendum contro Bardi». Nell’immediato la risposta dei consiglieri regionali del Pd, Cifarelli e Pittella.

«Il “golpe”, come lo ha definito maldestramente l’assessore Cupparo c’è stato ed è stato proprio per mano di coloro che, con indebite pressioni, in un trasversalismo inquinante ed inquietante, si sono adoperati per far prevalere la proposta di coloro i qua-li oggi detengono il potere a scapi-to della libera determinazione della base degli azionisti di Aql». «Con ipocrisia, quasi disincantata – hanno proseguito Pittella e Cifarelli -, l’assessore Cupparo afferma che l’ing. Andretta abbia ottenuto un consenso trasversale, grazie a Sindaci che non hanno accettato di fare i soldati. Ora probabilmente nel più classico dei tentativi di scaricare responsabilità, l’assessore davvero pensa che i lucani abbiano l’anello al naso? E soprattutto, pensa davvero che una determinazione contraria al potere regionale voglia dire essere un “golpista”?  A ben guardare invece, una prima consultazione con la base sociale di Aql non c’è mai stata. E a ben guardare, il ‘referendum’ su Bardi è stato generato proprio da loro, con l’aiuto di una ‘disattenta e smemorata’ Italia Viva che non perde occasione per strizzare l’occhio al centrodestra. Ora l’assessore dovrebbe, anziché fomentare, leggere il dato politico». «La stragrande maggioranza dei Sindaci lucani – hanno concluso i dem –  ha dimostrato di essere libera e di porre questioni senza accettare alcun condizionamento. Ed una spaccatura in tal senso implica un lavoro di serio recupero della coesione territoriale Per cui concludono i dem caro assessore, il golpe non è stato sventato, ma c’è stato proprio da parte di coloro che dovrebbero garantire unità e non lo fanno, dovrebbe garantire coesione istituzionale e non lo fanno, non dovrebbero inseguire prove muscolari, ma non ne sanno fare a meno. Il dato è come sempre preoccupante».

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