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DOMANI L’ASSEMBLEA ELETTIVA: I SINDACI SPINGONO PER IL CANDIDATO CONDIVISO

ACQUEDOTTO LUCANO Amministratore unico, alla vigilia del voto il fronte civico con tutta Iv lancia l’appello a Bardi

Elezione dell’Amministratore unico di Acquedotto lucano: domani l’Assemblea dei soci, Regione più i Comuni della Basilicata, decisiva.

L’indiscrezione riportata da Cronache Lucane sul ritorno in auge dell’opzione nulla di fatto, ovvero proroga tecnica del mandato dell’attuale Au, Giandomenico Marchese, ha trovato una conferma ufficiale.

Un manipolo bipartisan di sindaci, centrodestra e centrosinistra insieme, con dentro tutti quelli di Italia viva, in rappresentanza di un gruppo più ampio, ha formalizzato la richiesta: prendere tempo, la proroga tecnica concederebbe ulteriori 45 giorni, al fine di individuare una candidatura unitaria, nonchè dall’alto e autorevole profilo.

La partita delle candidature, com’è noto, è ormai chiusa dal 24 giugno scorso: il fronte antagonista del Movimento 5stelle con il centrosinistra, punta sull’ingegnere docente Unibas, Michele Greco, mentre la triade di Forza Italia in Giunta, la corrente Cupparo, Leone e Bardi, ha proposto l’ingegnere di origini potentine, ma emigrato in Emilia-Romagna ormai da 30 anni, Alfonso Metello Francesco Andretta.

A meno di 24 ore dall’Assemblea elettiva, con Greco in ascesa e Andretta traballante, l’appello degli 11 sindaci: «Le scelte che riguardano la governance di Acquedotto Lucano, dunque della gestione di una risorsa fondamentale, sarebbe opportuno non fossero svilite in una diatriba che non gioverebbe, qualunque ne fossero gli esiti, al buon funzionamento dell’Ente».

I primi cittadini lucani firmatari della richiesta, sono: Rossella Baldassarre (San Chirico Nuovo), Maria Felicia Bello (Armento), Lino De Luise (Spinoso), Fausto De Maria (Latronico), Senatro Di Leo (Montemurro), Anto-nio Imperatrice (Grumento Nova), Francesco Micucci (Stigliano), Rossana Musacchio (Maschito), Antonio Rubino (Moliterno), Filippo Sinisgalli (Missanello) e Daniele Stoppelli (Maratea).

«In un momento storico segnato da evidenti difficoltà  hanno aggiunto i sindaci , è utile che queste scelte non creino fratture nelle Istituzioni, ma sull’esempio dall’esperienza del Governo Draghi, creino lungimiranti percorsi per uscire da un contesto difficile».

«I Comuni, cedendo anche pezzi della propria autonomia – hanno ricordato i primi cittadini citati , hanno creduto nella opportunità di avere un servizio integrato per l’intera regione volto alla valorizzazione delle risorse, la tutela dell’ambiente, l’attenzione verso le fasce disagiate della popolazione».

Per questi e altri motivi, i sindaci, sia di centrodestra che di centrosinistra, hanno auspicato, rivendicandolo, «un coinvolgimento nella discussione, che a partire da elementi di merito e di visione strategica della gestione della risorsa idrica, possa portare ad una scelta comune consapevole, che renda i Comuni lucani pienamente attivi nel ruolo che di fatto devono svolgere come soci di Acquedotto Lucano». Oltre al tecnicismo della “sterilizzazione” dell’effettivo peso del voto della Regione, che da sola possiede il 49% delle quote societarie di Acquedotto lucano, da segnalare anche che un candidato per essere eletto Amministratore unico deve comunque aver riportato una percentuale di preferenze non inferiore al 32% delle quote sociali computate sul quorum deliberativo.

Il presidente Bardi con la forzatura su Andretta ha ottenuto il negativo effetto di aver creato divisioni sia all’interno della maggioranza regionale che del suo stesso partito, Forza Italia. La gestione dei rapporti con i sindaci, anche quelli di centrodestra, non può seguire, per Bardi, le dinamiche impositive applicate alle trattative con gli assessori e i consiglieri regionali.

Livelli d’azione diversi, metodi differenti.

Per questo, i “dissidenti” della coalizione di maggioranza, se l’Assemblea proseguirà al voto, avrebbero ampi margini discrezionali per votare contro il candidato di Bardi, evitando contraccolpi.

Tra i sindaci lucani, però, c’è chi ambisce a un futuro a via Verrastro ed è pronto, di conseguenza, a prestare, si potrebbe aggiungere inutilmente, il fianco al «commendatore» di Filiano.

L’elezione di Greco sarebbe al pari, astrattamente, di una sfiducia al presidente, ma non meglio andrebbe per Bardi con la vittoria di Andretta.

Lo stesso ingegnere “bolognese”, nei giorni scorsi, aveva paventato preoccupazioni sulla tranquillità del mandato dato il clima di burrasca, stesso all’interno della maggioranza, che ha accompagnato tutta la maratona pre voto dell’Assemblea.

Il manipolo degli 11 sindaci, confermano le titubanze di Andretta: «Fratture nelle Istituzioni».

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