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SALVINI E LA BASILICATA SENZA PIÙ PARADISO

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Non è bastata nemmeno l’aria fresca che viene dalle Dolomiti lucane e che dovrebbe pur suscitare pensieri nuovi a far venire voglia a Matteo Salvini di sbrogliare la confusione cannibale che inchioda la Lega a risultati prossimi al superfluo, almeno rispetto alle lusinghe sul Paradiso del cambiamento che erano circolate da queste parti per far man bassa di voti. Ora c’è da dire che a dispetto del nome stesso, nel volo d’angelo non s’è visto proprio nessun Paradiso, compreso, com’era abitudine lucana, Filippo, poliziotto arrestato dalla Procura di Potenza nell’inchiesta che vede coinvolto anche Piero Amara, in soprannome Zorro e su cui la bravura investigativa di Francesco Curcio svelerà per verità e giustizia anche gli indicibili lucani. Eppure per compiti facili sarebbe bastato che Salvini prendesse sul serio l’outing politico della Merra, unica donna eletta o che s’accompagnasse coi ragionamenti critici e costruttivi di Guarente e Modrone anziché sonnecchiare nel silenzio inefficace e da rolex di Fanelli o ancora che richiamasse Pepe all’obbligata responsabilità di essere leader e garante piuttosto che capetto di corrente. Cantano gli Eagles:“Quando chiami un posto Paradiso, digli pure addio”

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