Per noi di Sineresi, che abbiamo sottolineato le difficoltà della cultura in epoca di pandemia e celebrato l’immortalità dell’arte proprio presentando anche sulle colonne di Cronache del Mezzogiorno  la ormai leggendaria mostra imballata di Berlingeri, la mostra Verso il Blu è un’occasione importante, il segno di una rinascita e di un ritorno alla vita dopo un momento così lungo e buio; è insomma come squarciare quegli imballi che lasciavano sospettare, intravedere, forse sospirare i volumi corposi e le tinte dense di uno degli artisti italiani di maggiore rilevanza e finalmente ritrovare il corso della bellezza.

L’arte ritorna ad affacciarsi sulla costa degli Dei dopo un lungo anno di silenzio e torna alla luce all’interno del Palazzo Santa Chiara, nel cuore del Centro di Tropea; in questo spazio espositivo dal fascino mistico, magnifico sotto il profilo architettonico e culturale, prende forma l’ultimo sforzo di Cesare Berlingeri, l’artista dei quadri piegati.

Il percorso espositivo è incentrato su un nucleo di n. 40 opere che riflettono ampiamente lo stile e la personalità dell’artista, che dialogano perfettamente tra gli altari ritrovati, con le volte e le nicchie di questo stra-ordinario luogo di culto ormai dismesso, antico e suggestivo, con il loro linguaggio estremamente contemporaneo.

Opere caratterizzate da una grande fisicità, apparentemente inerti ma che si rivelano magmatiche; le legge-re torsioni e i colori attraenti racchiudono un nucleo pulsante; sono opere che è difficile definire quadri, per la tridimensionalità della superficie che stimola una visione tattile, come se invitassero ad esplorare oltre le pieghe, rimuovendole per svelare ciò che è stato avvolto, per scoprire il senso profondo delle cose. Sono opere che costringono a fermarsi per riflettere ed interrogarsi sul senso della vita. Sono abbracci di forme, incastri geometrici che non sempre combacia-no perfettamente, oscillan-do tra concetti solo apparentemente inconciliabili: luce-ombra, vuoto-pieno, visibile-invisibile, svelato-nascosto, attualità-memoria, visione-intuizione, tempo-spazio.

L’apparente semplicità delle opere nasconde ulteriori infiniti piani di lettura ai quali ciascuno può accede-re in base alla propria formazione, cultura, vissuto, memoria.

E proprio il recupero della memoria costituisce la cifra identitaria dell’opera dell’artista cittanovese. Non può esserci futuro senza memoria, ed in quest’ot-tica le opere di Cesare costituiscono degli scrigni segreti in cui ciascuno di noi può e deve interrogarsi recuperando frammenti di vita che pensava di aver dimenticato o smarrito in una ricerca sempre più intima Il gesto dell’avvolgere è primordiale ed evidenzia la necessità di custodire, conservare, proteggere, preservare un ricordo, un concetto, un desiderio da consegnare al fruitore, con il desiderio che venga adattato e fatto proprio con la forza della riflessione e della introspezione.

L’atto del piegare la tela di Cesare, ricorda molto la cerimonia della piegatura della bandiera statunitense durante i funerali militari; nel corso della cerimonia, la bandiera viene piegata 13 volte e ogni piega assume un significato preciso: è simbolo religioso di fede e di vita eterna, è promessa di un posto in Paradiso, rap-presenta la nostra natura di deboli e il bisogno di rivolgerci a Dio per trovare la guida in tempo di pace o di guerra, è ricordo degli eroi, è un omaggio a coloro che sono entrati nella valle dell’ombra della morte, che potrebbero vedere la luce del giorno per onorare la madre o per dimostrare amore, lealtà e devozione ad una donna, è un omaggio ai padri perché hanno visto i loro figli uscire di casa per difendere il loro paese, e solo quando la bandiera è completamente piegata, solo le stelle bianche sono visibili sullo sfondo blu. Il gesto della piegatura, apparentemente casuale e nell’opera di Berlingeri senza necessariamente implicazioni religiose, anche secondo la storia e la tradizione ebraica si rivela invece come un importante messaggio: è un segno di speranza, una promessa; l’artista, terminata la sua opera, come un moderno sudario ci annuncia che “tornerà”. Ma il piegare soddisfa, altresì, un’esigenza anch’essa primordiale: quella di raccogliere e conservare l’indispensabile. In un mondo caratterizzato dall’accumulazione del superfluo, le opere di Cesare costituiscono un monito forte a custodire solo ciò che è essenziale per vivere: sentimenti, memoria e anima.

Mi capita di sovente di far visita al suo studio di Taurianova e di soffermarmi spesso in silenzio di fronte ad una sua opera, storica o appena nata che sia, ogni volta allo stesso modo, profondamente coinvolto. Ma altrettanto coinvolgente è Berlingeri uomo, colto e profondo, con una formazione che spazia dall’arte al teatro alla letteratura; niente in lui è gridato, niente è invadente pur essendo un artista “imponente”. Un artista che coniuga la tradizione tanto da renderlo molto vicino a pittori come Simone Martini e Lorenzetti, che usavano il colore come grandi artigiani, con la modernità propria di artisti come Malevič, Mondrian o Klein, per l’uso sapiente della luce e della trasparenza, o come Fontana, per il rimando a tutto ciò che sta oltre la tela. Un artista profondamente legato alla sua terra, aspra ed apparentemente ostile, “avvolta” dal mare e dal cielo come le sue opere.

Sono immensamente riconoscente a Cesare per avermi reso ancora una volta partecipe di questo suo nuovo racconto.

“Verso il blu” è un invito a partire e un richiamo a “tornare”. E allora: “Caro Cesare: raccogli la tua energia e senza controllo parti per un nuovo viaggio perché tanto hai ancora da svelare o da “velare” e continua a farlo come sempre , portandoti dietro i colori, le atmosfere e la cultura della tua Terra. Io ti aspetto”.

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti