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DISSESTO COMUNE DI POTENZA: «QUELLO CHE PIÙ MI HA OFFESO È STATO IL COMPORTAMENTO DEL PD»

L’INTERVISTA Dagli espropri di Macchia Giocoli ai conti dell’Ente dopo la sua gestione: il racconto di Vito Santarsiero sull’amministrazione De Luca e il suo partito

POTENZA. Vito Santarsiero, ex presidente del Consiglio regionale e già sindaco di Potenza è un fiume in piena sulle questioni inerenti la città di Potenza. Aver ripercorso da queste colonne le vicende della storia infinita degli espropri dei terreni di Macchia Giocoli ha scatenato in Santarsiero la necessità di voler fare chiarezza, fino al punto che lo ha visto maggiormente coinvolto: il dissesto dichiarato dai suoi successori. Una ferita ancora aperta che per anni lo ha visto partecipe di una gogna mediatica da cui non si è mai difeso del tutto. Santarsiero concede a Cronache Lucane l’accesso al suo archivio storico, tra atti, relazioni e progetti che ri-guardano la città di Potenza. Una operazione verità la definisce l’ex sindaco di Potenza per far comprendere a tutti che, nonostante quel che molti hanno voluto far credere, è fortemente innamorato della sua città ed ha lavorato, anche se forse commettendo qualche errore, per renderla migliore.

La questione dei terreni di Macchia Giocoli ci riporta indietro nel tempo a quando lei era sindaco di Potenza. Ha avuto il coraggio come primo cittadino di portare avanti la questione pur mettendosi contro i residenti.

«Mi sono insediato con il comune condannato a pagare i suoli di Macchia Giocoli e Murate per cifre enormi. Non era giusto far pagare all’amministrazione, cioè a tutti i cittadini, i suoli su cui erano stati costruiti alloggi privati. Peraltro le sentenze parlavano di cooperative per le quali non si erano seguite le regolari procedure e si era, nel caso di Macchia Giocoli, costruito su suolo agricolo. Non era un mettersi contro i residenti ma tutelare l’interesse dell’amministrazione».

La sua amministrazione ha sborsato per quei terreni una cifra di circa 12milioni. Ha pagato ma allo stesso tempo si è rivolto al Consiglio di Stato che le ha dato ragione, confermando che i terreni sono di proprietà del Comune e che tocca ai residenti pagarli.

«Per effetto delle sentenze del Tribunale e della Corte di Appello di Potenza fummo costretti a riconoscere 12mln€ di euro fuori bilancio e pagare i suoli ai proprietari Giocoli e Cammarota. Eravamo però convinti di essere nel giusto per cui decidemmo di fare ricorso in Consiglio di Stato. Nel 2014 la sentenza riconosce tutte le ragioni del Comune e conferma la validità di una delibera del 2011 con cui si invitava i soci delle cooperative ad acquistare i suoli».

Nessuna amministrazione che l’ha succeduta ha pensato di riscuotere quei soldi nè tantomeno di trascrivere la proprietà dei terreni nei registri immobiliari, perché secondo lei?

«Ovviamente dopo la sentenza del Consiglio di Stato la cosa più naturale per una amministrazione era portare in bilancio le risorse e avviare le procedure per la riscossione delle somme, che peraltro ritengo vadano anche incrementate di interessi e rivalutazione. Purtroppo, inspiegabilmente ,non fu fatto, nè subito, nè successivamente. Non è successo ovviamente in altri casi. Perché? Il vero motivo occorre chiederlo a chi non lo fece, molto si è parlato di interessi e impegni elettorali nonché di ruoli , poco compatibili ,tra chi seguiva le cause di molti dei soci e gli interessi dell’amministrare. Di certo è noto che la Martoccia aveva avviato tutte le procedure ed era pronta a portare in bilancio tali risorse, poi sappiamo che fu cacciata. Purtroppo non si è proceduto nemmeno a tutelare il Comune presso la conservatoria dei registri per cui molti cittadini hanno potuto vendere le case di cui i suoli era proprietario il Comune>>.

Il rientro dei soldi sborsati dal Comune si potevano già chiedere dall’amministrazione De Luca ma non è stato fatto. A questo punto le chiediamo: Potevano evitare il dissesto?

«Il dissesto? Una lunga storia da raccontare. In quegli anni i Comuni in tutta Italia ebbero difficoltà a chiudere i bilanci, e il 2014 fu forse l’anno peggiore nella storia degli enti locali; come  la stessa Corte dei Conti affermò in una sua delibera; basti pensare che per il Comune di Potenza vi fu un taglio dei trasferimenti di oltre 30 mln€ in tre anni di cui 17 nel solo 2014, e sempre nel 2014 vi fu anche un taglio di 3,8 mln€ dovuto alle nuove norme riguardanti il fondo crediti di dubbia esigibilità, sen-za tener conto dei minori trasferimenti anche da parte della Regione. Certo che quei 12mln€ potevano essere essenziali per il bilancio, come è certo che quel dissesto non fu causato dai trasporti, in merito fu alimentata una narrazione falsa smentita sia dal tribunale penale sia dalla stessa Corte dei Conti. Successero cose strane, per esempio il 30 Settembre 2014, alla scadenza dei termini, invece di parlare di Bilancio in Consiglio Comunale si approvò una delibera con cui furono modificate le tariffe sui rifiuti con una riduzione del gettito di circa 2mln€,  cosa che aggravò la situazione finanziaria del Comune. Si è anche parlato del disavanzo di 14 mln€ derivante dal Rendiconto 2013, peraltro anch’esso dovuto come dice la stessa relazione dei revisori( pg. 17) essenzialmente a nuove norme contabili, e a minori entrate, tutte cose similari  co-muni a tutti i Comuni d’ Italia, tanto che dopo pochi mesi, cosa ben nota ai tecnici e alla Martoccia, il governo stabilì che i disavanzi dei comuni andavano recuperati in 30anni , per cui tale disavanzo avrebbe inciso poco o nulla sui bilanci. Mi piace anche ricordare che nello stesso Rendiconto 2013 ( ultimo anno contabile di amministrazione Santarsiero), approvato dall’amministrazione De Luca, i revisori dei conti nella loro relazione affermano “non sono stati riconosciuti o segnalati debiti fuori bilancio” ( pg.29) , “ si è garantito il tempestivo pagamento delle somme dovute per somministrazioni, forniture ed appalti“, “non sono state rilevate gravi irregolarità contabili e finanziarie” e che “ l’ Ente ha rispettato gli obiettivi di finanza pubblica : Patto di Stabilitá, Contenimento spese del personale, Contenimento indebitamento”. Inoltre era ben noto dalle relazioni del MEF che il Comune di Potenza non era mai incorso nei controlli previsti per gli Enti Strutturalmente deficitari. Non mi sembra una relazione di chi , chiamato peraltro a vigilare sui conti del Comune, lascia intendere che siamo dinanzi ad un Comune per il quale solo 4 mesi dopo si ritiene di dover dichiarare il dissesto». L’amministrazione De Luca non ha mai risparmiato critiche al suo operato. Attacchi così duri in politica difficilmente si sono visti. Come ha vissuto quegli anni?

«Per ricordare il clima che accompagnò la dichiarazione di dissesto è opportuno citare quello che accade con il Consuntivo 2012. Pochi giorni prima della dichiarazione di dissesto la Corte dei Conti con una nota ufficiale al Comune contestò atti contabili per oltre 30 milioni di euro. La nuova amministrazione comunale, Sindaco e Presidente del Consiglio Comunale in testa, invece di approfondire ogni elemento contestato, chiarire e sottolineare ogni inesattezza, come sempre si era fatto, nel passato  partecipò solennemente alla seduta della Corte e sostenne con forza e clamore mediatico ogni contestazione, sostenendo impropriamente l’accusa in ordine a perpetrati imbrogli e ad atti al limite della legalità. Ne partì una onda mediatica terribile contro l’amministrazione Santarsiero accusata di ogni nefandezza amministrativa. Il neo sindaco De Luca parlò “di mancanza di legalità e finanza creativa“ . Solo successivamente, a marzo 2015 ed a dissesto avvenuto, una corposa nota di ben 35 pagine a firma dello stesso sindaco De Luca (nota del 6/3/2015 che ancora oggi merita di essere letta per intero) chiariva ogni aspetto della vicenda; la nota rispondeva puntualmente ad ogni contestazione della Corte dei Conti evidenziando la piena correttezza degli atti contabili della precedente amministrazione e chiariva altresì che il Comune non era strutturalmente deficitario da un punto di vista finanziario, così come invece era stato contestato. La Corte dei Conti ha preso atto di questa nota, che ovviamente mai si è voluto rendere pubblica. Le errate contestazioni e valutazioni della Corte dei Conti per oltre 30mln€ furono un elemento decisivo nella vicenda dissesto, tanto da essere citate nelle premesse dell’atto deliberativo dello stesso dissesto ove si affermò “che il Commissario ad Acta con relazione del 3/11/2014 numero protocollo 75219 ha puntualmente argomentato e motivato le ragioni della impossibilità di redigere lo schema di bilancio previsionale in pareggio a seguito di quanto emerso dalle relazioni prodotte dai dirigenti dell’ente, dal collegio di revisione conta-bile nonché dall’attività di verifica e controllo della Corte dei Conti, Sezione Regionale di controllo della Basilicata , che dimostrano la sussistenza di notevoli sofferenze finanziarie contabili in capo all’Ente oltre alla presenza di situazioni poco chiare e delle quali l’ente è tenuto a rendere conto.”»

I CONTI IN “ROSSO” DEL COMUNE

«Si scelse volutamente, il dissesto. Una scelta fatta per un interesse politico utilizzando e penalizzando a tal fine il Comune; e questo è il peggiore degli atti di cui un amministratore si può  macchiare, nonché una scelta drammatica per la comunità»

Proviamo ad essere concreti.  Vi erano fondi in bilancio realmente disponibili e non utilizzati?

«Tornando ai 12 milioni di euro ,certo che potevano essere utilizzati per i bilanci, come peraltro afferma una sentenza del Tar Emilia-Romagna (numero 00153/ 2013) che per una simile situazione parla di “credito certo ed esigibile”; ma vi erano anche altre somme che potevano essere utilizzate, per esempio 5 milioni di euro derivanti dalla vendita di case popolari il cui utilizzo per la spesa corrente era stato, come in passato, era stato assentito e confermato anche per il 2014 da una nota del Ministero dell’Interno.  Nonostante ciò, tali somme furono escluse dal bilancio ( il sindaco diffidò con propria nota l’utilizzo di questi fondi) , ma incredibilmente, dopo non averle utilizzate, sarà lo stesso sindaco ad attestarne la legittimità nella nota citata alla corte dei Conti. La stessa relazione del commissario ad acta per il bilancio su tali punti è densa di verbi al condizionale che riflettono la scomoda posizione di chi non è tenuto a fare scelte di responsabilità per una Comunità, al punto che, nella sua de-termina del 3/11/2014 prot.75281 con cui dichiara l’impossibilità di redigere uno schema di bilancio in pareggio, esclude le entrate patrimoniali proposte dal dirigente al bilancio affermando non già che sono illegittime ma “in quanto le misure sono di difficile attuazione”, quasi si aspettasse di dover fare cose di facile attuazione; potrei continuare con ulteriori e significativi esempi. Fu invece fatta la scelta drammatica del dissesto. Il 30 settembre 2014 scadevano i termini per approvare il bilancio in consiglio comunale. A quella data non solo il bilancio non fu discusso in Consiglio, ma non fu nemmeno proposto dalla giunta. La vicenda ha dell’incredibile. L’assessore Maria Martoccia che stava lavorando, come più volte lei stessa ha dichiarato, alla redazione del bilancio, qualche giorno prima della scadenza dei termini viene inspiegabilmente rimossa dal sindaco De Luca che assume personalmente la delega e costituisce una task force dedicata al bilancio. Il 10 Ottobre 2014 viene nominato dal Ministero un commissario ad acta che, scaduti i termini di legge non rispettati da giunta e consiglio, è chiamato in luogo dell’amministrazione a redigere uno schema di bilancio. Tale Commissario predispone uno schema di bilancio non equilibrato con uno sbilancio di circa 25mln€, vale a dire uno schema con una previsione di spese superiore di 25 mln€ rispetto alle entrate. Quello schema di bilancio come detto era fondamentalmente gravato da minori entrate per oltre 20 mln€ , tutte dovute a motivi estranei alla vecchia amministrazione , e dalla scelta di non volere utilizzare entrate legittime per oltre 20mln€.

Lo schema di bilancio disequilibrato 2014 pro-posto dal commissario ad acta prevedeva inoltre somme minime per introiti da parcheggio a pagamento, meno di 1 mln€ che magicamente furono portati a 4 mln€  dopo il dissesto nel bilancio riequilibrato e approvato in Consiglio.  Pertanto, tenendo conto di quanto detto sarebbe stato certamente possibile redigere ed approvare un bilancio equilibrato se solo lo si fosse voluto e se solo si fosse operato in m-niera responsabile, come tutti gli amministratori fanno e come sarebbe stato giusto fare per il bene della città, ben sapendo, peraltro, che dal 2015 si sarebbe potuto go-dere anche del beneficio di nuove e più favorevoli norme per i Comuni, ampiamente annunciate dal governo e ampiamente note alla Martoccia che, non a caso, stava operando su più fronti in attesa del gennaio 2015 quando sarebbe stato possibile far partire nuove manovre finanziarie tese a superare ogni criticità. Ed in ogni caso, se proprio fosse stato necessario, prima ancora del dissesto si sarebbe potuto e dovuto attivare, come successo in tantissimi Enti, la cosiddetta pro-cedura del Piano Pluriennale di Riequilibrio economico e finanziario di cui all’art.243 bis e seguenti del TUEL ( il cosiddetto predissesto ). Anche per questo caso si decise diversamente. Va inoltre sottolineato che a tutto questo si ag-giunse la mancanza  di una seria azione politica tesa a chiedere alla Regione somme che il Comune aveva sempre richiesto per il proprio bilancio e ottenuto, soprattutto negli ultimi anni, per le maggiori spese che sosteneva nel garantire i servizi minimi in vari settori , offerti nel suo ruolo di città capoluogo di regione, a partire dai trasporti alla gestione del Palazzo di Giustizia che pesava sul bilancio per molti milioni di euro. Quella stessa regione che magicamente mette a disposizione oltre 40mln€ , pochi mesi dopo a dissesto avvenuto. Si scelse dunque, e volutamente, il dissesto. Una scelta, quella del dissesto, fatta per un interesse politico  utilizzando e penalizzando a tal fine una istituzione come il Comune; e questo è il peggiore degli atti di cui un amministratore si può macchiare, nonché una scelta drammatica per la comunità. Si continuò così in una procedura anomala e suicida, il commissario ad acta per il bilancio, come già ricordato, senza ade-guati approfondimenti e valutazioni , propose uno schema di bilancio squilibrato e successivamente il Consiglio Comunale fu convocato non già  per discutere della proposta di bilancio, ma per approvare una delibera che certificava il dissesto dell’ente sulla base di una proposta di bilancio in disequilibrio».

Ha avuto diversi anni per rifletterci. Vito Santarsiero di tutta questa storia che idea si è fatto?

«Quel Consiglio Comunale si porta la responsabilità di aver votato il dissesto venendo meno al proprio dovere di valutare, discutere ed esprimersi unico organismo titolato a farlo su uno schema di bilancio; quel Consiglio Comunale non ha voluto approfondire, comprendere e discutere  lo schema in disequilibrio proposto dal commissario ad Acta, quando invece avrebbe potuto decidere sia ulteriori tagli che deliberare nuove entrate, così come era possibile fare, per portare tutto in pareggio ed evitare un’avventura alla città; quel consiglio Comunale, alla pari del Commissario ad Acta, ha accettato di escludere somme importanti per il bilancio “in quanto le misure previste sono di difficile attuazione ”, pensando forse di essere stati chiamati dagli elettori della città a fare solo cose di facile attuazione. Allo stesso modo la Giunta si porta la responsabilità di non aver mai approvato e proposto al Consiglio prima della scadenza del 30 settembre, come la legge impone, una qualsiasi proposta di bilancio. Trattasi di comportamenti istituzionali di notevole gravità che nessun organo, sia contabile che giudiziario, ha mai valutato; la legge ancora oggi prevede lo scioglimento del Consiglio in assenza di approvazione del bilancio. In tutta la vicenda ciò che politicamente più mi ha offeso è stato il comportamento tenuto dal mio partito, il Pd,e quello dell’intero Centrosinistra. La delibera di dissesto fu approvata il 20 Novembre 2014. Il Procuratore Generale della Corte dei Conti sulla scelta del dissesto affermò “una scelta ideologica “. Il Comune di Potenza al 31/12/2013 2013 aveva un debito di 135 mln€ in fase calante ,nonostante l’amministrazione Santarsiero avesse pagato 35mln€ di debiti fuori bilancio tutti ereditati ( tra cui i 12 di Macchia Giocoli-Murate ) ed aveva un patrimonio netto di 136 mln€. Al 31/12/ 2018 il Comune è stato lasciato con un debito di 160mln€ ,senza aver dovuto pagare debiti fuori bilancio ed avendo nel contempo ricevuto 40mln€ dalla Regione; a tale data il patrimonio netto del Comune era sceso a 109mln€».

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