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L’INGANNO, IL NUOVO ROMANZO DELLO SCRITTORE NEIL MONGILLO

Neil Mongillo, scrittore e saggista, ha all’attivo due romanzi di successo pubblicati con Guida Editori,

“Non interessa comprendere se un fatto è veramente accaduto, ma quanto si è disposti a credere che
lo sia. Ed è questo a fare la differenza, a creare e spartire quel che è vero, da quel che non lo è”. È
l’inciso riprodotto nella quarta di copertina dell’opera “Inganno”, il nuovo lavoro dello scrittore
Neil Mongillo, edito dalla CSA Editrice.
Una trama ammaliante, piena di suspense, in cui atmosfere claustrofobiche si alternano a una
vibrante tensione del tutto psicologica, per comporre un rebus, meglio una sciarada, che tende
ad intrigare sin dalle prime pagine del romanzo. In definitiva, nell’insieme, emerge la
composizione di un thriller in cui il lettore si trova ad immergersi in una sorta di dimensione onirica,
per quanto contestualizzata e resa pragmaticamente reale dalla definizione accurata della psicologia
dei personaggi, da una meticolosa descrizione dei luoghi e da una rivisitazione accorta degli eventi e
scenari storici. Ne sortisce un insieme decisamente armonico, in cui non ci si può esimere da parte
del lettore dall’accogliere una certa trepidazione che si accresce con lo scorrere delle pagine, e che
genera e provoca una naturale propensione a formulare congetture, tese naturalmente a risolvere il
complesso intrigo.
Da un brutale omicidio in una odierna e tenebrosa Venezia, che affonda le sue radici in eventi
occorsi nel 1308, al rinvenimento d’un manoscritto segreto, sino ad imbattersi in un oscuro
mistero che incrocia le vicende di uomini divisi dalla storia. È così che il racconto si scioglie in
due storie, due thriller che si snodano indipendentemente; gli accadimenti che occorreranno ai
protagonisti, una successione d’eventi che trova luogo nella narrazione stilisticamente accattivante
dei due racconti, infine producono una sorta di annullamento del tempo, sino a rendere evidente la
necessità di porre in discussione le certezze sedimentate dalla storia, attraverso una disorientante
conclusione che è apice dell’intera narrazione.
Il tutto è reso attraverso una forte caratterizzazione dei personaggi sotto il profilo psicologico, che
tende ad accrescersi armonicamente nel corso del racconto, ritraendo personaggi sospesi tra santità e
perdizione, in un alone solo apparente di dicotomia, presto riassorbita con il palese intento di rendere,
nelle sue innumerevoli sfumature, proprio la natura umana, con le sue insite contraddizioni, un
indeterminabile e precario equilibrio tra le infinite forme del male e l’incessante ricerca d’una
redenzione

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