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DRAGHI RINUNCIA MA BARDI NON MOLLA LO STIPENDIO

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Mario Draghi, l’uomo del fare che tutta Europa c’invidia, non percepisce alcun compenso per la carica da premier. Con le dovute proporzioni di autorevolezza e di credibilità istituzionale se guardiamo in Basilicata dove l’Istat ha trovato la povertà più alta d’Italia, le cose non stanno purtroppo così ed il soffio salutare dell’etica pubblica sui costi della politica è svaporato ormai nel menefreghismo più totale. Eppure è stato Antonio Tajani a sbracciarsi per il “segnale positivo e di rinuncia di Draghi”, rammentando come lo fece anche Berlusconi quando era presidente del Consiglio. Ora anziché perdersi in saltelli cerimoniali e del tutto inutili presso gli hub vaccinali del Qatar, sarebbe dovuto essere compito del sottosegretario Giuseppe Moles informare l’ignavo vicepresidente di Forza Italia che Vito Bardi non pensa affatto a mollare lo stipendio da governatore, nonostante il cumulo patrimoniale con la pensione d’oro sfiori i 300 mila euro annui. Non per acceso moralismo, ma per ghiacciata constatazione valgano le parole di Emilio Colombo:“La prima prova di solidarietà dovrebbe essere offerta dalla classe dirigente meridionale verso i valori dell’etica pubblica”

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