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LA BASILICATA DI BARDI E DEI PRIMATI NEGATIVI

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E’ ormai da più di due anni che s’abbattono sulla Basilicata, con raccapricciante puntualità, bollettini di guerra su sanità, lavoro, disoccupazione giovanile, pil regionale e quant’altro di cui si sarebbero dovuti occupare il presidente Vito Bardi ed il suo governo di centrodestra, almeno per mantenere fede alle chiacchiere che pure hanno sprecato in quantità ed esagerazione per imbonire i lucani sulla necessità di avere alternanza ed aria politica fresca. Ora che un generale settantenne, di stanza abituale a Napoli e per giunta in pensione potesse coltivare la prospettiva scomoda del cambiamento era quotazione bassa anche per i politologi di larga manica, ma che la favoletta venisse impallinata prima ancora che da Swg, Agenas, Svimez e John Hopkins University dai vizi della volontà istituzionale del centrodestra con la sfilata prolungata di assenze, grammatiche strafalciate, improvvisazioni sceniche supera perfino fantasie ardite. Eppure c’è da credere che al pari delle altre, nemmeno l’ultima mazzata dell’Istat alla Basilicata coll’incidenza nel 2020 di povertà più alta d’Italia (23,4%), smuoverà Bardi a far qualcosa di buono. Ha scritto Dezsó Kosztolányi:“I poveri scrutano e non dimenticano”.

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