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«UNA CITTÀ CHE NON RICONOSCE I SUOI FIGLI MIGLIORI È CONDANNATA ALL’OBLIO»

DE ANGELIS PORTAVOCE DEL PENSIERO DELLA SOCIETÀ CIVILE E NON SOLO PER RICORDARE BONAVENTURA POSTIGLIONE

La notizia dell’ennesimo lucano insignito di un riconoscimento importante come quello che negli ultimi giorni ha rivestito Bonavenutra Postiglione, riconosciuto a livello nazionale come il pioniere delle radio libere motivo che ha indotto un comune del Varesotto ad intitolargli un largo nel centro storico, ha inorgoglito gran parte dei lucani. Dalla società civile non è mancato però l’appunto per cui dal comune di Potenza, città natale di Postiglione, non sia giunta nessuna parola in merito e nessuna azione per ricordare il grande contributo civico e sociale con cui il pioniere delle radio libere ha contribuito a far conoscere Potenza. Dino De Angelis potentino doc e da tempo impegnato nel mondo associazionismo del capoluogo ha scritto sui social: «Nino Istrione è stato un capostipite, uno che in tempi lontanissimi aveva visto nella radio quel fenomeno rivoluzionario e moderno che avrebbe cambiato il modo di ascoltare musica e tutto ciò che non passava in quello che oggi viene definito mainstream. E per questa sua visione è stato giustamente insignito dell’intitolazione di una piazza in un comune lombardo. La domanda relativa a ciò che la sua città natale ha fatto o farà per lui è una domanda che si perde come una lacrima nella pioggia. La città di Nino Istrione è troppo distratta per fare della riconoscenza dei suoi figli migliori una chiave di volta per la sua storia, che passa anche attraverso il riconoscimento di una sua precisa identità. Nino era non solo un anticipatore, un in-novatore e un visionario, ma era anche un potentino verace, nato nei vicoli del centro storico di una città oggi irriconoscibile, una città che non conosce il suo passato, che non stigmatizza chi è stato capace di portarne alto il vessillo, chi l’ha illuminata ben oltre i suoi confini locali, chi ha contribuito alla sua reputazione e al suo buon nome. Una città che non riconosce i suoi figli migliori e non li fa conoscere alle nuove generazioni è una città condannata all’anonimato, al-la dimenticanza e all’oblio. Che poi è esattamente quello che è oggi. Un agglomerato di case, vicoli e palazzi senza anima e senza passato».

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