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Dall’Eni all’Ilva: nuove accuse al «sistema» dell’ex procuratore di Taranto Capristo

Perno dell’inchiesta della Procura di Potenza, l’avvocato della “loggia Ungheria” Amara: arrestato e trasferito in carcere

Nuovi guai giudiziari per l’ex Procuratore Capo dei Tribunali di Trani e Taranto Carlo Maria Capristo, finito in una nuova tranche dell’indagine sull’ex Ilva di Taranto.

L’inchiesta, condotta dalla Procura del Tribunale di Potenza, ha permesso di emettere alcune ordinanze cautelari: nei confronti di Capristo è stato emesso un ordine di dimora mentre per l’avvocato di Trani Giacomo Ragno e per Nicola Nicoletti socio della PWC e consulente esterno della struttura commissariale dell’Ilva sono stati disposti gli arresti domiciliari.

In carcere, invece, l’avvocato Piero Amara che era anche consulente dell’Eni e dell’ex Ilva e il poliziotto Filippo Paradiso. Altri cinque al momento risultano essere i destinatari di altrettanti avvisi di garanzia: i magistrati Michele Nardi e Antonio Savasta, l’imprenditore Flavio D’Introno, i commercialisti Massimiliano Soave e Franco Maria Balducci. Sequestrati all’avvocato Ragno duecento-settantottomila euro pari all’importo delle parcelle professionali pagate da Ilva già in amministrazione straordinaria.

Denaro che gli inquirenti hanno ritenuto provento degli episodi contestati di corruzione in atti giudiziari e concussione. All’emissione delle ordinanze si è giunti grazie ad accurate indagini del Nucleo di Polizia economico-finanziario di Potenza della Guardia Finanza che ha operato assieme al Gico di Roma, alla Tenenza di Molfetta e alla Squadra Mobile della Questura di Potenza.

Le indagini hanno avuto inizio esattamente un anno fa, dopo le prime nei confronti del magistrato barese che si conclusero con il suo arresto e con capi d’imputazione lesivi della morale del buon magistrato: tentata concussione, falso in atto pubblico e truffa aggravata. Il nuovo filone investigativo va a rafforzare le contestazioni avanzate nella precedente inchiesta. Nei confronti di Capristo e soci il Gip ha ritenuto gravissimo il quadro indiziario: l’accusa più grave proprio nei confronti del Procuratore  già sotto processo a Potenza che avrebbe consentito di eludere alcune indagini ottenendo vantaggi patrimoniali.

Inoltre, si sarebbe assegnato un procedimento penale a carico di ignoti per rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio relativo ad una fuga di notizie su indagini e intercettazioni nell’ambito di un procedimento penale per gravi reati contro la pubblica amministrazione. Ciò che si contesta in particolare a Capristo, con la complicità di Nardi indagato già in altri procedimenti è che avrebbero, in concorso tra loro, aggiustato processi attraverso false testimonianze, calunnie, falsi ideologici e corruzione. Capristo secondo quanto accertato dagli inquirenti  «stabilmente vendeva ad Amara e Nicoletti la propria funzione giudiziaria avendo come intermediario Paradiso che a sua volta faceva gli interessi di Amara». Inoltre, i due sodali avrebbero spinto presso il Csm per far ottenere a Capristo incarichi in posti direttivi vacanti fra cui la Procura Generale di Firenze e la Procura della Repubblica di Taranto.

LA GOLA PROFONDA: L’AVVOCATO PIERO AMARA E LA “LOGGIA UNGHERIA”

Piero Amara è l’avvocato siciliano che con le sue dichiarazioni sulla presunta ‘Loggia Ungheria’ ha scatenato l’avvio di tre inchieste che coinvolgono numerosi magistrati. La figura di Amara ruota attorno a quella di Capristo perchè secondo gli inquirenti il magistrato avrebbe utilizzato la sua funzione in cambio di favori da parte dello stesso Amara attraverso “uno stabile accordo corruttivo”. Dai fatti riscontrati, quando era Procuratore a Trani, dal 2008 al 2016, Capristo si sarebbe avvalso dell’avvocato siciliano e del poliziotto per farsi spazio all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura e cercare di ottenere ruoli apicali. Nello scambio di favori, Amara sarebbe stato a sua volta sponsorizzato da Capristo presso l’Eni perchè avvocato in grado di rapportarsi con i vertici della Procura. Secondo gli inquirenti, le indagini di Capristo sarebbero state frutto di un gioco al massacro per screditare i vertici dell’Eni e gli esposti giunti in Procura sarebbero stati inviati, in forma anonima, dallo stesso Amara con l’intento di destabilizzare l’Amministratore Delegato del cane a sei zampe Claudio De Scalzi.

La Condotta immorale sarebbe stata mantenuta anche nel momento in cui Capristo è stato trasferito alla Procura di Taranto: il gioco avrebbe a quel punto interessato l’Ilva in amministrazione straordinaria e già con numerosi problemi alle spalle. Non a caso, per Amara sarebbero arrivati due importanti contratti a firma dell’acciaieria mentre alcuni incarichi legali sarebbero stati affidati all’avvocato Ragno ritenuto essere l’alter ego di Capristo. Amara, come detto, è la gola profonda che ha fatto venir fuori i segreti e le rivelazioni sulla presunta “Loggia Ungheria” che fa tremare il Csm in combutta con faccendieri e uomini delle istituzioni per condizionare nomine di potere e affari. Amara, che si divide tra Roma e Dubai, è al centro di un intricato sistema di relazioni tra consiglieri di Stato e aziende in grado di partecipare ad appalti milionari. Finisce in alcune inchieste: per associazione a delinquere per frode fiscale, reati contro la pubblica amministrazione e corruzione in atti giudiziari è indagato dalle Procure di Roma e Messina e fa venire alla luce le sentenze pilotate al Consiglio di Stato in un altro ‘Sistema’, il ‘Sistema Siracusa’ di Giancarlo Longo che per denaro avrebbe tentato di inquinare alcuni processi. Tra I processi ‘pilotati’, quello della Procura di Milano sulla presunta corruzione internazionale da parte di Eni e Shell sul blocco petrolifero in Nigeria ed i cui imputati sono stati assolti in primo grado.

Su sollecito di Amara, Longo avrebbe avviato un’indagine infondata proprio per destabilizzare l’amministratore delegato De Scalzi. Amara risulterebbe coinvolto anche nelle vicende del P.M. Luca Palamara che però sosterrebbe di non aver avuto mai a che fare con il magistrato di Siracusa. L’ipotesi dell’esistenza di un corpo massonico denominato “Loggia Ungheria” viene svelata alla fine del 2019 ed è lo stesso Amara a dichiarare di farne parte da almeno quindici anni assieme a vertici delle forze dell’ordine, politici, magistrati, imprenditori, avvocati. Una lista di 40 nomi mai consegnata a differenza invece di alcuni files audio con registrazioni di colloqui scottanti. Le accuse formulate dalla Procura di Potenza hanno trovato riscontro anche nella documentazione  cartacea ed informatica pervenuta dalle Procure di Milano, Roma, Messina, Lecce e Perugia.

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