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VITO BARDI, GOVERNATORE IN FUGA DALLA BASILICATA

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Che Vito Bardi abbia affrontato in totale risparmio d’energie il ruolo di governatore può essere dovuto al locus napoletano come alla fatica dei 70 anni che porta in dote politica ed in pigrizia al centrodestra, ma che non stia assicurando, nemmeno per lo stretto necessario, la sua presenza istituzionale alla Basilicata, peraltro sempre più assediata da urgenze d’ogni tipo, è cronaca di settimane intere e di offesa all’onore dei lucani che pure gli passano un lauto stipendio e non certo in moneta virtuale. Ora lasciamo stare il suo calendario d’impegni lucani, funestato dallo scorrazzamento in auto blu e con annesso autista finanziere verso l’amata Posillipo, già a partire da giovedì pomeriggio e fino a martedì inoltrato, ma la sua abitudine d’approfittare dello streaming post pandemico per rendere sempre più virtuale e fugace la sua presenza è opera d’ingegno campano e di nichilismo antropologico. Eppure dinnanzi alla malattia della volontà istituzionale di Bardi i cuori intrepidi del centrodestra si rimestano tutti in comica ritirata come la virtù del coraggio ha fatto con don Abbondio. Ha scritto Honoré de Balzac: “Il coraggio non può essere contraffatto, è una virtù che sfugge all’ipocrisia”.

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