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Kerry: crisi climatica, la voce del Papa più importante che mai

“Quindi quei 20 Paesi, che sono i più sviluppati del mondo, hanno una responsabilità particolare”

Christopher Wells intervista John Forbes Kerry, inviato speciale del presidente degli Stati Uniti d’America ?? 

Kerry: crisi climatica, la voce del Papa più importante che mai

Dopo l’udienza con Francesco in Vaticano, in questa intervista con Vatican News l’inviato speciale del presidente degli Stati Uniti per il clima parla delle sfide dell’umanità di fronte alle attuali emergenze climatiche.

Christopher Wells – Città del Vaticano

“Il Papa è una delle grandi voci della ragione e una convincente autorità morale sul tema della crisi climatica” e la sua voce oggi “è più importante che mai” di fronte alle emergenze ambientali che affliggono il pianeta: è quanto ha detto John Forbes Kerry, inviato speciale del presidente degli Stati Uniti d’America per il clima, in una intervista rilasciata a Vatican News subito dopo l’incontro avuto stamane in Vaticano con Francesco.

Lei è qui per parlare con i leader europei della crisi climatica. Perché è stato importante per lei includere una visita con il Papa in questo viaggio in Europa?

Il Papa è una delle grandi voci della ragione e una convincente autorità morale sul tema della crisi climatica. È stato un precursore, anticipando i tempi.

La sua Enciclica Laudato si’ è davvero un documento molto, molto potente, eloquente e molto persuasivo dal punto di vista morale. E penso che la sua, sarà una voce molto importante che ci accompagnerà fino alla Conferenza di Glasgow, alla quale credo intenda partecipare.
Abbiamo bisogno di tutti in questa battaglia. Tutti i leader del mondo devono unirsi e ogni Paese deve fare la sua parte.
E penso che il Santo Padre parli con un’autorità morale che è unica.

Papa Francesco ha parlato dell’importanza di portare tutti al tavolo del dialogo, per raggiungere un consenso su azioni concrete. Ci sono interessi molto diversi in gioco: ci sono Paesi economicamente molto potenti – come gli Stati Uniti – ma anche Paesi in via di sviluppo che hanno comunque un interesse nella questione.
In termini pratici, come si fa a portare avanti il dialogo?
E cosa sono disposti a fare gli Stati Uniti in termini di offerta ma anche di richiesta verso gli altri Paesi.
Christopher Wells – Città del Vaticano

Lei ha ragione. Ci sono differenze tra i Paesi, tra quello che possono fare e quello che stanno facendo oggi.

E queste differenze sono state accolte nell’Accordo di Parigi nel concetto di responsabilità comune, ma differenziata.
Abbiamo tutti una responsabilità comune, questa è la chiave. Nessun Paese è esente dalla necessità di prendere misure per affrontare la crisi. D’altra parte, non ci aspettiamo che un’economia molto piccola, un Paese molto piccolo che emette piccole quantità di gas serra faccia la stessa cosa che faremo noi. Lo sappiamo, siamo il secondo Paese per emissioni di gas serra nel mondo. La Cina è il primo; dopo gli Stati Uniti c’è l’India e poi ci sono la Russia e altri Paesi. Ma la linea da seguire è questa: nessun Paese può risolvere questo problema da solo. Tutti dobbiamo fare dei passi in avanti. Quindi, gli Stati Uniti devono mettere la loro giusta quota di finanziamento e fare il possibile per contribuire alla riduzione delle emissioni, e lo stiamo facendo!
Il presidente Biden ha fissato l’obiettivo di ridurre le nostre emissioni nel prossimo decennio del 50-52%. Ma abbiamo bisogno che altri grandi Paesi emettitori facciano la loro parte, operando delle riduzioni.
Non si può continuare ad utilizzare una centrale a carbone ed essere davvero parte della soluzione di cui abbiamo bisogno. Condividiamo tutti lo stesso dovere.
Nessun Paese può portare a termine questo lavoro.
Se domani gli Stati Uniti fossero a zero emissioni, saremmo ancora in crisi. Rappresentiamo solo l’11% di tutte le emissioni del mondo.
Quindi, l’89% riguardano altri Paesi.
20 Paesi sono responsabili di circa il 73, 75% delle emissioni.
Quindi quei 20 Paesi, che sono i più sviluppati del mondo, hanno una responsabilità particolare.
Ma tutti hanno la responsabilità di essere parte della soluzione.
E penso che Sua Santità, Papa Francesco parli con un’autorità unica, un’autorità morale irresistibile.
Speriamo possa aiutare a muovere le persone per arrivare all’obiettivo.


È un obbiettivo davvero raggiungibile?

Possiamo farlo. Questa è la cosa importante. La gente deve sapere che questo è fattibile.
E nel farlo, possiamo creare milioni di posti di lavoro. Possiamo avere un’aria più pulita. Possiamo avere una salute migliore. Possiamo avere meno casi di cancro. Possiamo avere meno problemi legati all’aria inquinata, dove la gente soffoca e i bambini vanno all’ospedale in estate a causa dell’asma indotto dall’ambiente.
E possiamo essere più sicuri perché possiamo dipendere dall’energia rinnovabile, energia alternativa, energia sostenibile.

E nella creazione di queste energie alternative, c’è un’enorme ricchezza da creare.
Questo dobbiamo farlo tutti insieme.

In che modo gli Stati Uniti – una superpotenza economica e politica – e la Santa Sede – uno Stato molto piccolo, ma con autorità morale e spirituale – possono collaborare nella lotta per un’economia globale positiva e nella lotta al cambiamento climatico?

Il Santo Padre è una delle voci più potenti del pianeta, se non la più potente.
Il suo appello alle persone a fare un passo avanti, ad essere ragionevoli e a vivere la nostra responsabilità come esseri umani nella cura della creazione di Dio, è stato straordinariamente eloquente.

E noi tutti dobbiamo essere responsabili della cura del creato: questo è il suo messaggio.
Ma poiché lui è al di sopra della politica e al di fuori dei conflitti nazionali, penso che possa scuotere un po’ le persone e portarle al tavolo del dialogo con un miglior senso del nostro dovere comune.
Sì, il Vaticano è una piccola entità, ma il “gregge” è enorme su base globale e Sua Santità Papa Francesco ha la capacità di galvanizzare l’azione dei Paesi.
Ha la capacità di essere in grado di muovere i cittadini di molti Paesi affinché chiedano ai loro governi di essere responsabili e fare ciò che è necessario per preservare il pianeta.

Penso che il mondo abbia un rispetto speciale per Papa Francesco e non c’è dubbio che sia un leader significativo.
Ci aspettiamo che continui a guidarci ancora verso il raggiungimento dell’obiettivo.
Oggi siamo arrivati al giorno della resa dei conti rispetto a quelle che sono le conseguenze del modo in cui siamo cresciuti.

E penso che il Santo Padre parli con una speciale autorità al nostro senso del dovere e alla necessità di fare un passo avanti tutti insieme, nonostante le divisioni del mondo.
La sua voce è più importante che mai.

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