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Stati Generali della Natalità

NATALITÀ IN CALO NON SOLO PER RAGIONI ECONOMICHE

#SGdN 14 Maggio 2021

Il Presidente Draghi agli Stati Generali della Natalità

In corso l’intervento del Presidente Draghi agli Stati Generali della Natalità, presso l’Auditorium della Conciliazione.

In corso l’intervento del Presidente del Consiglio Mario Draghi agli Stati Generali della Natalità, presso l’Auditorium della Conciliazione. 

All’evento partecipano i ministri Patrizio Bianchi (Istruzione) ed Elena Bonetti (Pari Opportunità e la Famiglia).

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Il Presidente Draghi agli Stati Generali della Natalità

14 Maggio 2021

Il Presidente Draghi è intervenuto agli Stati Generali della Natalità, presso l’Auditorium della Conciliazione.
Presenti all’evento i ministri Patrizio Bianchi (Istruzione) ed Elena Bonetti (Pari Opportunità e la Famiglia)

Intervento del Presidente Draghi agli Stati Generali della Natalità

Venerdì, 14 Maggio 2021

Santo Padre
Presidente de Palo
Ambasciatore Sebastiani
Presidente Zingaretti
Sindaca Raggi
Relatori del convegno
 
Ringrazio il Santo Padre per la sua presenza, questa presenza testimonia ancora una volta come le questioni sociali ed economiche abbiano prima di tutto una dimensione umana ed etica.

Ringrazio il Forum delle Associazioni Familiari per l’invito.

E la Regione Lazio, l’Istat e la Rai per il loro ruolo nell’organizzare questo evento.

Questa è epoca di grandi riflessioni collettive.

Perso l’ottimismo, spesso sconsiderato, dei primi dieci anni di questo secolo, è iniziato un periodo di riesame di ciò che siamo divenuti.

E ci troviamo peggiori di ciò che pensavamo, ma più sinceri nel vedere le nostre fragilità, e più pronti ad ascoltare voci che prima erano marginali.

Vediamo il danno che abbiamo fatto al pianeta, e vediamo il danno che abbiamo fatto a noi stessi.

La questione demografica, come quella climatica e quella delle diseguaglianze, è essenziale per la nostra esistenza.

In realtà, voler avere dei figli, voler costruire una famiglia, sono da sempre desideri e decisioni fondamentali nelle nostre vite.

Nel senso che le orientano e le disegnano in modo irreversibile.

Ma la loro essenzialità, cioè l’essenzialità di volere avere dei figli e di volere costruire una famiglia, la loro essenzialità, non era percepita. 

La dimensione etica che questi desideri e queste decisioni comportano è fondante per tutte le società dove la famiglia è importante – secondo molti, me incluso quindi per tutte le società.

Tuttavia, essa, questa dimensione etica, veniva spesso negata o respinta.

Per molti anni si è pensato infatti che il desiderare o meno dei figli dipendesse dall’accettare con coraggio e umanità questa dimensione etica.

O invece respingerla, negarla in favore dell’affermazione individuale.

Ciò ha avuto conseguenze sociali divisive.

Si è guardato alle donne che decidevano di avere figli come un fallimento, e all’individualismo come una vittoria.

Oggi, con il superamento di importanti barriere ideologiche, abbiamo capito che questa era una falsa distinzione che tra l’altro non trova risconta nei dati, come è stato appena detto dal Presidente De Palo, e mostra uno studio recente del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione: le coppie vorrebbero avere più figli di quelli che effettivamente hanno.

In Italia, questa differenza è molto ampia.
È stato detto che le coppie italiane vorrebbero avere in media due figli, ma in realtà ne hanno 1,24.

Inoltre, se riflettiamo bene, la consapevolezza dell’importanza di avere figli è un prodotto del miglioramento della condizione della donna, e non antitetico alla sua emancipazione.

Lo Stato deve dunque accompagnare questa nuova consapevolezza.

Continuare ad investire nel miglioramento delle condizioni femminili.

E mettere la società – donne e uomini – in grado di avere figli.

Le ragioni per la scarsa natalità sono in parte economiche.

Esiste infatti una relazione diretta tra il numero delle nascite e la crescita economica.

Tuttavia, anche nelle società che crescono più della nostra, la natalità è in calo.

Questo indica come il problema sia più profondo ed abbia a che fare con la mancanza di sicurezza e stabilità.

Per decidere di avere figli, ho detto spesso che i giovani hanno bisogno di tre cose: di un lavoro certo, una casa e un sistema di welfare e servizi per l’infanzia.

In Italia, purtroppo, siamo indietro su tutti questi fronti.

I giovani fanno fatica, molta fatica a trovare lavoro.

Quando ci riescono, devono spesso rassegnarsi alla precarietà, quindi non c’è sicurezza.

Sono pochi e sempre meno quelli che riescono ad acquistare una casa.

La spesa sociale per le famiglie è molto più bassa che in altri Paesi come la Francia per esempio e il Regno Unito.

Già prima della crisi sanitaria, l’Italia soffriva di un preoccupante e perdurante declino di natalità.

Nell’anno della pandemia questo si è ulteriormente accentuato.

Nel 2020 sono nati solo 404.000 bambini.

È il numero più basso dall’Unità d’Italia e quasi il 30 per cento in meno rispetto a dieci anni fa.

Sempre nel 2020, la differenza tra nascite e morti ha toccato un record negativo: 340.000 persone in meno.

Oggi metà degli italiani ha almeno 47 anni – l’età mediana più alta d’Europa.

Un’Italia senza figli è un’Italia che non ha posto per il futuro è un Italia che lentamente finisce di esistere.

Qundi per il Governo questo è un impegno prioritario. Il Governo si sta impegnando come sapete su molti fronti per aiutare le coppie e le giovani donne.

Al sostegno economico diretto delle famiglie con figli è dedicato l’assegno unico universale – il Presidente De Paolo lo sa bene.

Dal luglio di quest’anno la misura entrerà in vigore per i lavoratori autonomi e i disoccupati, che oggi non hanno accesso agli assegni familiari.

Nel 2022, la estenderemo a tutti gli altri lavoratori, che però anche nell’immediato vedranno un aumento degli assegni esistenti.

Le risorse complessivamente a bilancio ammontano ad oltre 21 miliardi di euro, di cui almeno sei aggiuntivi rispetto agli attuali strumenti di sostegno per le famiglie e come ho detto al Presidente De Palo, si può star tranquilli anche per gli anni a venire che l’assegno unico ci sarà.
È una di quelle trasformazioni epocali su cui non è che ci si ripensi l’anno dopo.

Nel mio discorso in Parlamento ho elencato le misure a favore di giovani, donne e famiglie, presenti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Queste includono la realizzazione di asili nido, scuole per l’infanzia, l’estensione del tempo pieno e il potenziamento delle infrastrutture scolastiche.

Un investimento importante nelle politiche attive del lavoro, nelle competenze scientifiche e nell’apprendistato.

Nel complesso, queste misure ammontano a venti miliardi circa. Sono cifre mai stanziate prima.

Il PNRR prevede inoltre una clausola generale per incentivare le imprese a assumere più donne e giovani, quale condizione per partecipare agli investimenti previsti nel Piano.

Infine, nel decreto che chiamiamo “Imprese, lavoro, professioni”, che presenteremo la prossima settimana, lo Stato garantisce ai giovani gran parte del finanziamento necessario per l’acquisto della prima casa e ne abbatte gli oneri fiscali.

Ho detto all’inizio che siamo diventati più sinceri nelle nostre consapevolezze.

Ma, mentre usciamo da questa fase di importante riflessione, è importante che ci siano decisioni.

Dobbiamo aiutare i giovani a recuperare fiducia e determinazione.

A tornare a credere nel loro futuro, investendo in loro il nostro presente.
Auditorium Conciliazione- apertura “Stati Generali Natalità” con Papa Francesco
Dall’Auditorium Conciliazione, apertura degli “Stati Generali della Natalità” con la partecipazione di Papa Francesco

 

Francesco: senza natalità non c’è futuro. Se la famiglia riparte, riparte tutto
Il Papa apre i lavori, insieme al premier italiano Mario Draghi, degli Stati Generali della Natalità promossi dal Forum delle Associazioni familiari: triste vedere donne scoraggiate sul lavoro ad avere figli nascondersi la pancia

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Da una parte, lo “smarrimento per l’incertezza del lavoro”, dall’altra, i “timori dati dai costi sempre meno sostenibili per la crescita dei figli” e la “tristezza” per le donne “che sul lavoro vengono scoraggiate ad avere figli o devono nascondere la pancia

Sono tutte “sabbie mobili che possono far sprofondare una società” e che contribuiscono a rendere ancora più “freddo e buio” quell’inverno demografico ormai costante in Italia.
Papa Francesco interviene in apertura dei lavori degli Stati Generali della Natalità, promosso dal Forum delle Associazioni familiari nell’Auditorium della Conciliazione e dedicato al destino demografico dell’Italia e del mondo.

Presente il premier italiano Mario Draghi

Il Pontefice arriva puntuale alle 9 nel foyer della grande struttura a pochi passi da piazza San Pietro, seguito dal presidente del Consiglio, Mario Draghi.

Sul palco ci sono otto bambini che lo affiancano durante tutto l’incontro; in prima fila la sindaca di Roma, Virginia Raggi, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e l’ambasciatore dell’Italia presso la Santa Sede, Pietro Sebastiani.

Apre i lavori il presidente del Forum Gigi De Paolo e subito interviene Draghi, dando il via alla serie di interventi degli ospiti invitati a tre tavoli tematici: esponenti di banche, imprese, assicurazioni, media, sport, tutti riuniti per un confronto e un racconto corale sul tema della natalità in un Paese che, nel 2020, ha visto il 30% della riduzione delle nascite.

La metà dei giovani crede di avere più di due figli

Proprio questa è la tendenza che bisogna “invertire” per “rimettere in moto l’Italia a partire dalla vita, a partire dall’essere umano”, dice Francesco in apertura del suo intervento, in cui rivolge il pensiero soprattutto ai giovani dai sogni infranti nei ghiacci di questo rigido inverno, scoraggiati al punto che “solo la metà crede di riuscire ad avere due figli nel corso della vita

L’Italia si trova così da anni con il numero più basso di nascite in Europa”, annota il Pontefice, “in quello che sta diventando il vecchio Continente non più per la sua gloriosa storia, ma per la sua età avanzata

Ogni anno è come se scomparisse una città di oltre duecentomila abitanti, nel 2020 ha toccato il numero più basso di nascite dall’unità nazionale: non solo per il Covid, ma per una continua, progressiva tendenza al ribasso, un inverno sempre più rigido

Genitori divisi tra casa e lavoro, nonni scialuppe di salvataggio

Il Papa cita il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, quando ha ribadito che “le famiglie non sono il tessuto connettivo dell’Italia, le famiglie sono l’Italia

Posa poi lo sguardo sulla realtà delle tante famiglie che in questi mesi di pandemia “hanno dovuto fare gli straordinari, dividendo la casa tra lavoro e scuola, con i genitori che hanno fatto da insegnanti, tecnici informatici, operai, psicologi

Senza dimenticare i “sacrifici” richiesti ai nonni, “vere scialuppe di salvataggio delle famiglie” nonché “memoria che ci apre al futuro

Perché il futuro sia buono, occorre dunque prendersi cura delle famiglie, in particolare di quelle giovani, assalite da preoccupazioni che rischiano di paralizzarne i progetti di vita

Triste vedere donne costrette a nascondere il pancione a lavoro

A proposito di paralisi, il Papa critica la situazione in cui versano tante donne sui luoghi di lavoro, impaurite dal fatto che una gravidanza possa tradursi in licenziamento, al punto da arrivare a nascondere il pancione.

Com’è possibile che una donna debba provare vergogna per il dono più bello che la vita può offrire? Non la donna, ma la società deve vergognarsi, perché una società che non accoglie la vita smette di vivere. I figli sono la speranza che fa rinascere un popolo!

Un plauso all’assegno unico

Da parte del Vescovo di Roma, c’è anche il plauso per l’approvazione dell’assegno unico per ogni figlio.
L’auspicio è che “questo assegno venga incontro ai bisogni concreti delle famiglie, che tanti sacrifici hanno fatto e stanno facendo, e segni l’avvio di riforme sociali che mettano al centro i figli e le famiglie

Se le famiglie non sono al centro del presente, non ci sarà futuro; ma se le famiglie ripartono, tutto riparte.

Il primato del dono

Lo scenario è difficile e il futuro incerto, ma Papa Francesco vede all’orizzonte già una “primavera

Per raggiungerla offre tre “pensieri

Anzitutto, il “dono”:

Ogni dono si riceve, e la vita è il primo dono che ciascuno ha ricevuto… Siamo chiamati a tramandarlo. E un figlio è il dono più grande per tutti e viene prima di tutto

La mancanza di figli, che provoca un invecchiamento della popolazione, afferma implicitamente che tutto finisce con noi, che contano solo i nostri interessi individuali

Si è dimenticato “il primato del dono”, soprattutto nelle società più agiate e consumiste.
Vediamo infatti che dove ci sono più cose, spesso c’è più indifferenza e meno solidarietà, più chiusura e meno generosità

Sostenibilità generazionale

Il secondo pensiero è la sostenibilità. Quella “economica, tecnologica e ambientale”, certo, ma anche una “sostenibilità generazionale”. “Non saremo in grado di alimentare la produzione e di custodire l’ambiente se non saremo attenti alle famiglie e ai figli. La crescita sostenibile passa da qui”: lo afferma Papa Francesco ma è anzitutto la storia ad insegnarlo con la ricostruzione post bellica. “Non c’è stata ripartenza senza un’esplosione di nascite”. E anche oggi, nella “situazione di ripartenza” in cui ci troviamo a causa della pandemia, “non possiamo seguire modelli miopi di crescita, come se per preparare il domani servisse solo qualche frettoloso aggiustamento. No, le cifre drammatiche delle nascite e quelle spaventose della pandemia chiedono cambiamento e responsabilità”

A scuola fanno maturare “i volti”, non “i voti”

Il Papa chiama quindi in causa la scuola che “non può essere una fabbrica di nozioni da riversare sugli individui”, bensì “tempo privilegiato per l’incontro e la crescita umana”.
A scuola, insomma, non solo “i voti”ma “i volti” a far maturare, perché “per i giovani è essenziale venire a contatto con modelli alti, che formino i cuori oltre che le menti”.

È triste vedere modelli a cui importa solo apparire, sempre belli, giovani e in forma.

I giovani non crescono grazie ai fuochi d’artificio dell’apparenza, maturano se attratti da chi ha il coraggio di inseguire sogni grandi, di sacrificarsi per gli altri, di fare del bene al mondo in cui viviamo.

E mantenersi giovani non viene dal farsi selfie e ritocchi, ma dal potersi specchiare un giorno negli occhi dei propri figli

A volte, infatti, “passa il messaggio che realizzarsi significhi fare soldi e successo, mentre i figli sembrano quasi un diversivo, che non deve ostacolare le proprie aspirazioni personali”. Questa mentalità è, secondo Francesco, “una cancrena per la società e rende insostenibile il futuro”

Solidarietà strutturale

Terza parola è, infine, “solidarietà.
Una solidarietàstrutturale, non legata cioè all’emergenza ma stabile per le strutture di sostegno alle famiglie e di aiuto alle nascite.

In primo luogo occorrono politiche familiari di ampio respiro, lungimiranti: non basate sulla ricerca del consenso immediato, ma sulla crescita del bene comune a lungo termine. Qui sta la differenza tra il gestire la cosa pubblica e l’essere buoni politici. Urge offrire ai giovani garanzie di un impiego sufficientemente stabile, sicurezze per la casa, attrattive per non lasciare il Paese

Economia, aziende che promuovano vite e non solo utili

Tale compito riguarda da vicino anche l’economia:

Come sarebbe bello veder crescere il numero di imprenditori e aziende che, oltre a produrre utili, promuovano vite, che siano attenti a non sfruttare mai le persone con condizioni e orari insostenibili, che giungano a distribuire parte dei ricavi ai lavoratori, nell’ottica di contribuire a uno sviluppo impagabile, quello delle famiglie!”, esclama il Papa.

È una sfida non solo per l’Italia, ma per tanti Paesi, spesso ricchi di risorse, ma poveri di speranza

Formare informando: un’informazione “formato famiglia”

La solidarietà va declinata anche nell’ambito dell’informazione, specie oggi che “vanno di moda colpi di scena e parole forti”. Il criterio invece “per formare informando non è l’audience, non è la polemica, è la crescita umana”. In altre parole, serve “un’informazione formato-famiglia”, dove si parli degli altri “con rispetto e delicatezza, come se fossero propri parenti” ma che, al contempo, “porti alla luce gli interessi e le trame che danneggiano il bene comune, le manovre che girano attorno al denaro, sacrificando le famiglie e le persone”.

“Senza natalità non c’è futuro”

In conclusione, una parola semplice e sincera: “Grazie

Grazie a ciascuno di voi e a quanti credono nella vita umana e nell’avvenire. A volte vi sembrerà di gridare nel deserto, di lottare contro i mulini a vento. Ma andate avanti, non arrendetevi, perché è bello sognare il bene e costruire il futuro. E senza natalità non c’è futuro

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