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LA BASILICATA DI BARDI MADE IN CAMPANIA

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Nonostante la fatica dei suoi anni, il governatore della Basilicata Vito Bardi avrà avuto in testa buone reminiscenze sui ricorsi storici di Giambattista Vico per la frenesia di ripopolare di campani, dopo la prima migrazione dei Borboni, gli uffici della Regione che i lucani incautamente gli hanno affidato pur in un momento di stordimento politico. Ora il coup de théâtre con cui il giornalista napoletano Massimo Calenda ha trionfalmente drammatizzato le sue dimissioni sulla scrivania deserta del governatore, rischia di avere effetti ancor più disastrosi, almeno sulla linea di successione comunicativa finita in mano a tal Gianmario Mariniello, patronimico di Aversa e con trascorsi finiani e la cui dote miracolosa si è avuto già modo di sperimentare non solo per il ghirigori social, ma anche per l’allerta razzo cinese sui nottambuli di Astranight, sbugiardata dal prefetto di Matera. Eppure se il saldo della geolocalizzazione campana nei pressi dell’ufficio stampa è invariato, rimane l’indifferenza spocchiosa con cui il presidente Bardi si guarda attorno, come se non esistessero giornalisti ne giovani lucani di valore. Ha scritto Antonio Gramsci: “L’indifferenza è il peso morto della storia”.

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