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Il 1º Question Time di Mario DRAGHI

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha risposto al Question time alla Camera dei Deputati

Camera dei Deputati, il Presidente Draghi risponde al Question time 

Mercoledì, 12 Maggio 2021

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https://youtu.be/MTyYEyZcm4w

Le risposte del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, al Question time della Camera dei Deputati.

 

Iniziative di competenza in relazione a notizie emerse nell’ambito di un’inchiesta giornalistica che vede coinvolto il sottosegretario di Stato Claudio Durigon (Interrograzione n. 3-02263, Gruppo Misto)

Onorevole Presidente, onorevoli Deputati,

l’interrogazione ha ad oggetto alcune affermazioni dell’on. Durigon verosimilmente riguardanti un’indagine che ha visto coinvolti diversi professionisti e un’istituzione privata.
Sentito il Comando generale della Guardia di finanza, si segnala che l’indagine oggetto dell’interrogazione è stata svolta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Milano, nell’esercizio delle funzioni di polizia giudiziaria, alle dipendenze e sotto la direzione della Procura della Repubblica di Milano.

Il codice di procedura penale art. 329 recita al comma 1: gli atti di indagine compiuti dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria, le richieste del pubblico ministero di autorizzazione al compimento di atti di indagine e gli atti del giudice che provvedono su tali richieste sono coperti dal segreto fino a quando l’imputato non ne possa avere conoscenza e comunque non oltre la chiusura delle indagini preliminari. In altre parole gli agenti di polizia giudiziaria possono riferire solo al magistrato titolare dell’indagine.  

I Reparti della Guardia di finanza che hanno svolto le suddette attività investigative sono comandati da ufficiali con il grado di Colonnello. Nessun ufficiale Generale ha svolto ruoli direttivi nelle investigazioni oggetto dell’interrogazione. Peraltro, si evidenzia che tali ufficiali non rivestono qualifiche di polizia giudiziaria e pertanto non possono ricoprire un ruolo di diretto intervento nell’ambito delle indagini eseguite di iniziativa o su delega dell’Autorità giudiziaria. 

I Reparti operativi del Corpo, peraltro, sono dotati di piena autonomia organizzativa; il carattere gerarchico che connota la struttura del Corpo stesso non altera mai il rapporto di dipendenza funzionale dall’Autorità Giudiziaria delegante, che per legge assume la direzione delle indagini. 
Infine, la stessa procura di Milano, in data 29 aprile, ha confermato piena fiducia ai militari della Guardia di finanza evidenziandone la professionalità, il rigore e la tempestività negli accertamenti loro delegati.

Intendimenti in ordine al riavvio del settore del wedding, anche in relazione alla possibile rimodulazione o cancellazione del “coprifuoco” (Interrogazione n. 3-02264, Forza Italia)

Onorevole Presidente, onorevoli Deputati, 

La questione del settore delle cerimonie sarà all’attenzione della prossima Cabina di regia a Palazzo Chigi che si terrà lunedì 17 maggio. Quella sarà l’occasione per dare maggiori certezze a tutto il comparto che ha subito danni economici significativi.

Dobbiamo però essere attenti a bilanciare le ragioni dell’economia con quelle della salute. I matrimoni sono un’occasione di socialità che può favorire la diffusione del contagio. Come in altri casi, il Governo intende adottare un approccio graduale e allentare le restrizioni a seconda dell’andamento epidemiologico e della campagna vaccinale. 

Il Governo resta comunque vicino agli operatori del settore. Nell’ultimo decreto Sostegni presentato alle Camere abbiamo stanziato 200 milioni per l’anno in corso a favore anche delle imprese operanti nel settore dei matrimoni. Ulteriori misure d’indennizzo sono previste nel nuovo decreto Sostegni la settimana prossima. 

Permettetemi poi di rivolgere un pensiero alle tante coppie che stanno programmando i loro matrimoni. Capisco la loro preoccupazione: il festeggiamento di una circostanza così importante è un desiderio che abbiamo avuto tutti. È fondamentale però avere ancora un po’ di pazienza, per evitare che quella che deve essere un’occasione di gioia e spensieratezza si trasformi in un potenziale rischio per i partecipanti.

Iniziative, anche normative, volte a garantire con urgenza adeguate tutele ai lavoratori e a contrastare infortuni e morti sul lavoro (Interrogazione n. 3-02265, Liberi e Uguali)

Onorevole Presidente, onorevoli Deputati,

Vorrei prima di tutto esprimere il cordoglio mio e del governo per la morte della giovane Luana D’Orazio e degli altri cinque – ben cinque – lavoratori deceduti sul lavoro soltanto nell’ultima settimana: Maurizio Gritti, Andrea Recchia, Samuel Cuffaro, Elisabetta D’Innocenzo, Marco Oldrati. 
Ha ragione onorevole Epifani: non dobbiamo dimenticare. 

Siamo vicini alle loro famiglie e intendiamo fare tutto il possibile per evitare il ripetersi di questi tragici episodi. 
Noi poniamo la massima attenzione sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro – ma dobbiamo fare di più- è evidente- perché continuano a succedere, è incomprensibile. E questa attenzione è particolarmente necessaria in una fase di riapertura dell’economia come quella che ci accingiamo, speriamo, a vivere. 

La sospensione di molte attività produttive nel corso del 2020 ha sì portato a una diminuzione degli infortuni denunciati ovviamente nei primi nove mesi dell’anno. 
Questi sono però aumentati di nuovo nell’ultimo trimestre, in corrispondenza con la ripartenza dell’economia. 

Un altro aspetto rilevante che emerge dai dati più recenti è anche legato alla connotazione di genere. La flessione degli incidenti registrata riguarda soltanto gli uomini: nell’ultimo anno, su 10 denunce circa 7 hanno interessato le donne.
Con una media di oltre 3 morti al giorno, l’Italia si conferma al di sopra della media dei Paesi Ue, in posizione di poco migliore della Francia, ma molto distante dalla Germania. Dobbiamo dunque investire sulla cultura della prevenzione e sulla vigilanza.

È per questo che il Governo ha immediatamente disposto la convocazione della Cabina di regia per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza, prevista dal Testo unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

In quella sede intendiamo valutare gli interventi per il rafforzamento delle attività ispettive che vogliamo adottare subito, con i prossimi provvedimenti legislativi.

Questi interventi si inseriscono nel quadro previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che dedica una specifica linea di riforma proprio alla lotta al lavoro sommerso e al potenziamento delle attività di vigilanza.
È prevista una strategia d’azione nazionale per rafforzare l’Ispettorato nazionale del lavoro, quale agenzia nazionale per la vigilanza sul lavoro, e incrementare strutturalmente i controlli.

Sono state già avviate le procedure per l’assunzione di 1.084 unità di personale nel corpo dell’Ispettorato del lavoro e, a legislazione vigente, è prevista la possibilità di assumere altre 1.000 persone, a fronte delle 4.500 unità di personale attualmente in servizio. 
A queste devono aggiungersi le ulteriori assunzioni che potranno essere effettuate con le risorse presto stanziate in un prossimo provvedimento normativo. Questo ci dsi deve augurare, permetterà un significativo rafforzamento delle attività di ispezione e vigilanza nei luoghi di lavoro.

Iniziative, anche in seno al Consiglio europeo, in relazione alle possibili ulteriori proroghe e modifiche sia del Quadro temporaneo per gli aiuti di Stato, sia della sospensione del Patto di stabilità e crescita, nonché in merito ad una riforma delle regole fiscali nell’ambito dell’Unione economica e monetaria (Interrogazione n. 3-02266, Italia Viva)

Onorevole Presidente, onorevoli Deputati,

Il 3 marzo di quest’anno la Commissione europea ha adottato una Comunicazione che fornisce alcune indicazioni sugli orientamenti in materia di politica di bilancio a un anno dall’esplosione della crisi pandemica. 

Questa Comunicazione delinea l’approccio che la Commissione intende seguire circa la disattivazione della cosiddetta clausola generale di salvaguardia – che ha permesso agli Stati membri di utilizzare politiche di bilancio espansive per fronteggiare la crisi. 
La Commissione intende ancorare la disattivazione della clausola a quando l’economia dell’Unione europea tornerà ai livelli pre-crisi. Secondo le attuali previsioni, questo non dovrebbe accadere prima del 2023. 

Resta dunque il tema del dibattito sulla revisione delle regole di bilancio, che era stato avviato nel febbraio 2020 e poi sospeso per la pandemia. 
Voglio essere molto chiaro su questo: è fuori discussione che le regole dovranno cambiare. Tuttavia, questo dibattito, che impiegherà gran parte del 2022, non è ancora partito.  

La mia linea – e non è da oggi, ma da diverso tempo su questo tema – è che le attuali regole di bilancio erano inadeguate e sono ancora più inadeguate per un’economia in uscita da una pandemia. Nei prossimi anni dovremo concentrarci soprattutto su un forte rilancio della crescita economica, che è anche il modo migliore per assicurare la sostenibilità dei conti pubblici. 

La revisione delle regole deve dunque assicurare margini di azione più ampi alla politica di bilancio nella sua funzione di stabilizzazione anticiclica. In particolare, dobbiamo incentivare gli investimenti, soprattutto per favorire la trasformazione digitale ed ecologica. 

Allo stesso tempo, le nuove regole devono anche puntare a ridurre le crescenti divergenze tra le economie degli Stati membri e a completare l’architettura istituzionale europea. 
L’Italia intende partecipare attivamente al dibattito europeo. Sul tema è in corso un processo di analisi e riflessione – all’interno del Dipartimento del Tesoro e della Presidenza del Consiglio  –  che tiene conto anche dei contributi provenienti dal mondo accademico e da altri soggetti istituzionali.

Iniziative volte a far fronte all’incremento dei flussi migratori irregolari verso l’Italia, anche con riferimento ad eventuali nuovi accordi in sede di Unione europea (Interrogazione n. 3-02267, Lega)

Onorevole Presidente, onorevoli Deputati,

Gli sbarchi di migranti avvenuti a Lampedusa domenica 9 maggio rappresentano il maggior picco di arrivi registrato in questi primi 5 mesi del 2021. I flussi sono in aumento dall’inizio del 2020, anche a causa della diffusione della pandemia in Nord Africa. 

La spinta migratoria è alimentata costantemente dall’instabilità della situazione politica in Libia e dalla complessità della sua estrema frammentazione interna. Va in proposito osservato che il problema non nasce propriamente sulle coste libiche, ma si sviluppa a partire dall’Africa sub-sahariana. 

Il Governo italiano è impegnato: a promuovere le opportune iniziative bilaterali; a condurre un’azione da parte dell’Unione europea affinché le autorità libiche contrastino i traffici di armi e di esseri umani nel rispetto dei diritti umani; e a esercitare una pressione intraeuropea affinché si torni ad una redistribuzione credibile ed efficace dei migranti approdati in Italia. 

Nelle mie interlocuzioni con il Premier libico Dabaiba ho particolarmente insistito sulla necessità di assicurare il ripristino delle condizioni di sicurezza sul territorio, come parte integrante del processo di stabilizzazione del Paese e dell’intera regione mediterranea. 

A fronte di questa complessa e drammatica realtà, la politica sull’immigrazione del governo vuole – come ho avuto occasione di affermare in altra circostanza – essere equilibrata, efficace ed umana. Nessuno deve essere lasciato solo nelle acque territoriali italiane. Riteniamo il rispetto dei diritti umani una componente fondamentale di qualsiasi politica sull’immigrazione.

La priorità nel breve periodo è il contenimento della pressione migratoria nei mesi estivi. Siamo impegnati a ottenere dai Paesi di partenza, in particolare da Libia e Tunisia, una collaborazione più intensa ed efficace nel controllo delle loro frontiere marittime e terrestri e nel contrasto alle organizzazioni dei trafficanti.

Sulla Tunisia, possiamo contare sull’attivazione di un meccanismo di allerta precoce, basato sulla tempestività degli avvistamenti e del passaggio delle informazioni alle Autorità tunisine, nel pieno e assoluto rispetto delle loro prerogative di sovranità territoriale. L’Italia è inoltre impegnata a favorire il coinvolgimento delle Istituzioni europee. Il 20 maggio prossimo, il Ministro dell’Interno Lamorgese si recherà a Tunisi insieme al Commissario agli Affari interni, Ylva Johansson, rinnovando così la missione svolta ad agosto del 2020.

Una leva necessaria di governo dei flussi migratori è costituita, inoltre, dall’azione di rimpatrio dei migranti che non hanno titolo a rimanere sul nostro territorio, in mancanza dei presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale. 

Abbiamo da tempo rafforzato gli sforzi sul fronte dei rimpatri, compresi quelli volontari e assistiti, con la collaborazione delle Agenzie delle Nazioni Unite OIM e UNHCR. 
Siamo impegnati non solo sul fronte degli Accordi bilaterali, ma anche per il lancio di forme di partenariato europeo con i principali Paesi di origine e transito dei flussi. Queste devono includere iniziative sullo sviluppo economico locale e la tutela della legalità. 

Un’ultima cosa, Presidente. Per quanto riguarda l’Accordo di Malta, è in corso un fattivo dialogo con Germania e Francia per rivitalizzare questa forma di cooperazione, applicata con regolarità sino all’esplosione della pandemia e in virtù della quale è stato possibile ricollocare circa mille richiedenti protezione. 

Il nostro obiettivo è attivare subito un meccanismo temporaneo di emergenza per il ricollocamento dei migranti soccorsi in operazioni SAR, basato sugli stessi principi di condivisione e di solidarietà dell’Accordo di Malta.

Iniziative per il sostegno e il rilancio del turismo (Interrogazione n. 3-02268, Partito Democratico)

Onorevole Presidente, onorevoli Deputati,

Il nostro obiettivo è riaprire al più presto l’Italia al turismo nostro e a quello straniero. 
Sono d’accordo che il turismo sia un settore di enorme importanza per il nostro Paese. La pandemia ha avuto sugli operatori effetti economici ingenti, e siamo all’opera per permettere loro di ripartire quanto prima, e con la massima sicurezza.

In questo senso, la prima iniziativa a sostegno del turismo è lo sforzo che il governo, nella figura del Commissario straordinario, sta compiendo per procedere rapidamente al completamento della campagna vaccinale.
Secondo il calendario del Commissario, tra fine giugno e inizio luglio avremo vaccinato almeno con una dose le persone fragili e quelle maggiori di 60 anni, che rappresentano quelle più a rischio. 

La vaccinazione sta già portando a un calo dei contagi tra i più anziani e a una riduzione della pressione sulle strutture ospedaliere. Questi miglioramenti consentiranno una graduale e progressiva riapertura del Paese. 
Per quanto riguarda i flussi turistici, prevediamo di ampliare la sperimentazione dei voli “Covid-tested”, che includa più linee, più rotte e più aeroporti.

È poi in corso una revisione delle misure esistenti per i Paesi Schengen per permettere accessi a fronte della presentazione di un tampone negativo e senza quarantena. Per quanto riguarda i Paesi del G7 (specialmente USA, Canada e Giappone), saranno favoriti gli ingressi senza quarantena in caso di certificazione vaccinale.

Manterremo invece tutte le precauzioni necessarie rispetto ai Paesi nei quali è stata riscontrata un’ampia diffusività del Covid e delle sue varianti più pericolose. 

In questo modo, l’Italia si riaprirà al mondo e ai turisti in condizioni di maggior sicurezza.
Per quanto riguarda le iniziative di sostegno al settore, vorrei partire da quello che il governo ha già fatto. 

Prima di tutto quest’anno, lo scorso 27 aprile, sono stati firmati due decreti che, in attuazione del decreto Rilancio, assegnano 350 milioni di euro agli operatori di fiere e congressi e oltre 128 milioni alle agenzie di viaggio e ai tour operator.

Poi, con il decreto Sostegni, abbiamo istituito un fondo con una dotazione di 700 milioni a favore degli operatori del turismo invernale e previsto inoltre una indennità di 2.400 euro per i lavoratori stagionali del turismo e degli stabilimenti termali.
Vi è poi un fondo, con una dotazione di 100 milioni di euro, per indennizzare il settore di fiere e congressi per le perdite derivate dall’annullamento degli eventi. A questo, si aggiunge un incremento di 150 milioni del fondo destinato agli enti fieristici per la compensazione dei costi fissi.

Infine, abbiamo stanziato non meno di 20 milioni per sostenere le imprese di trasporto passeggeri operanti nel settore del trasporto turistico.
Nel più lungo periodo, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNNR) include fondi integrati per circa 9 miliardi per sostenere la competitività delle imprese turistiche.
È previsto inoltre lo stanziamento di 500 milioni di euro per aprire 100 nuovi siti culturali e 20 parchi pubblici.

Infine, è previsto lo stanziamento di 114 milioni di euro per costituire un “Digital Hub” del turismo, per agevolare la pianificazione del viaggio da parte dei turisti.

Iniziative di competenza, anche in ambito G7 e G20, in ordine alla sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini anti Covid-19 e al ricorso al regime delle licenze obbligatorie disciplinate dall’Organizzazione mondiale del commercio, in un’ottica di cooperazione rafforzata (Interrogazione n. 3-02269, MoVimento 5 Stelle)

Onorevole Presidente, onorevoli Deputati,

La posizione degli Stati Uniti si chiarirà nei prossimi giorni, ma è evidente che parta da una semplice considerazione.
Vi è un sostanziale sbilanciamento tra la posizione di alcune grandi case farmaceutiche, che hanno ricevuto imponenti sovvenzioni governative, e quella dei Paesi più poveri al mondo, che o non hanno accesso o non hanno denaro per poter comprare i vaccini.
L’indirizzo verso cui si muove questa dichiarazione degli Stati Uniti va condiviso, secondo me.

C’è ovviamente un rischio che va evitato, e cioè che la sospensione dei brevetti rappresenti un disincentivo alla ricerca e alla produzione di altri vaccini.

Come ho detto, una sospensione temporanea, circoscritta, ben definita – mi dicono gli esperti del settore – non dovrebbe costituire un disincentivo. Però, vorrei anche indicare la complessità di questa situazione.
La questione rimane più complessa che non la sola liberalizzazione dei brevetti, perché la liberalizzazione di per sé non assicura la produzione dei vaccini.

La produzione di questi vaccini – soprattutto quelli di nuova generazione, su cui noi facciamo massimo assegnamento, quelli basati sulla tecnica mRNA – è complessa perché richiede tecnologia, specializzazione, organizzazione. Non è facilmente replicabile anche disponendo del brevetto.
Inoltre, la liberalizzazione dei brevetti non garantisce di per sé gli standard qualitativi necessari e dunque la sicurezza dei vaccini. Il controllo sulla sicurezza è una questione importante.

Prima di arrivare alla liberalizzazione dei vaccini è necessario fare dei passi anche più semplici.  
Prima di tutto, rimuovere il sostanziale blocco alle esportazioni, che Paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito continuano a mantenere.

Bisogna poi aumentare la produzione, sia attraverso il trasferimento tecnologico e l’individuazione di nuovi siti – un’operazione già in corso in Italia, ma occorrerebbe cominciare a individuare nuovi siti anche nei Paesi poveri.

Cos’altro si può fare? Finanziare quelle iniziative che provvedono all’acquisto dei vaccini, quindi l’iniziativa Covax: l’Italia ha stanziato 86 milioni e nel prossimo decreto Sostegni ci sarà un aumento significativo del nostro contributo.
Tuttavia, tutto questo è ancora insufficiente. Quindi occorre necessariamente accelerare il passo sulle cose che ho appena detto: sblocco delle esportazioni, l’aumento della produzione, l’individuazione di nuovi siti, accanto a una riflessione sulla liberalizzazione dei vaccini.

Iniziative di competenza, in sede di Unione europea, in relazione alla soglia di rilevanza delle obbligazioni creditizie in arretrato di cui al regolamento delegato (UE) n. 171/2018 (Interrogazione n. 3-02270, Fratelli d’Italia)

Onorevole Presidente, onorevoli Deputati,
Gli orientamenti dell’Autorità bancaria europea (EBA), che si applicano dal 1° gennaio 2021, armonizzano la nuova definizione di default e integrano la definizione della soglia di rilevanza delle obbligazioni creditizie in arretrato.

Un debitore è considerato in stato di default quando ricorra almeno una tra le due condizioni: quella oggettiva (ovvero, un arretrato di oltre 90 giorni) o quella soggettiva (ovvero, un giudizio da parte della banca sulla probabile inadempienza dei debitori in assenza di azioni quale l’escussione delle garanzie). 
A livello europeo non sussiste il necessario consenso politico per un posticipo della data di applicazione delle nuove regole. Uno slittamento è stato considerato inappropriato dal punto di vista prudenziale e comporterebbe rilevanti costi per quegli intermediari che già hanno adeguato i loro sistemi operativi.

Le autorità europee, nel fissare al 1° gennaio 2021 l’introduzione di regole approvate già nel 2018, hanno considerato che la loro adozione avrebbe richiesto complesse attività di adeguamento da parte delle banche, anche per i profili organizzativi e informatici. Hanno pertanto raccomandato alle banche di avviare le attività propedeutiche all’applicazione delle nuove regole, ad esempio la revisione dei sistemi IT.

Gli orientamenti EBA sulla definizione di default e sulla soglia di rilevanza delle obbligazioni creditizie sono peraltro noti già da tempo. Ricordo, ad esempio, la consultazione pubblica del 2015. Normalmente questo anticipo ha permesso al settore di adattarsi e di incorporare con gradualità la nuova definizione di default nei propri modelli interni per il calcolo dei requisiti patrimoniali.

Grazie anche all’apporto della delegazione italiana nei lavori dell’UE, nel corso del primo semestre del 2020, a fronte dell’esplosione dell’emergenza Covid-19, è stata modificata la cornice prudenziale per mitigare i potenziali effetti delle misure e permettere al sistema bancario di sostenere meglio l’economia. 

Ci sono stati molti interventi italiani che hanno permesso di: anticipare al 30 giugno 2020 l’entrata in vigore del trattamento più favorevole in termini di credito per le PMI e per le infrastrutture, particolarmente rilevanti per il nostro Paese; evitare, per un periodo di tre anni, che eventuali aumenti dello spread sui titoli di Stato connessi al diffondersi della pandemia abbiano un effetto negativo sul capitale delle banche; prevedere, nell’ambito degli accantonamenti minimi obbligatori sui crediti deteriorati, un trattamento preferenziale permanente per le esposizioni assistite da garanzie pubbliche, anche questo particolarmente rilevante per l’Italia.

Inoltre, la prossima introduzione di un quadro normativo per le cartolarizzazioni di crediti deteriorati consentirà di rimuovere gli ostacoli normativi allo sviluppo di un mercato secondario, per permettere alle banche di rafforzare la loro capacità di erogare prestiti all’economia e in particolare alle PMI. 

Il Governo è conscio dei rischi legati a un’applicazione di regole bancarie troppo severe in un contesto di uscita dalla pandemia. Continueremo a vigilare per evitare questo pericolo e permettere alle banche di continuare a finanziare adeguatamente le imprese e i loro investimenti.

Anche nel decreto che sarà presentato la prossima settimana ci sono delle miusre dedicate proprio a questo aspetto. Grazie.

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