Puglia

VACCINI, INDAGATO SINDACO DI NOICATTARO

Innamorato si difende dalle accuse di essere un “furbetto”: “Mia dose sarebbe stata buttata”


“Non avrei fatto il vaccino se non mi avessero chiamato. Quel giorno era avanzata una dose e gli operatori sanitari, che avevano già cercato altre persone alle quali somministrarla, se io non avessi accettato sarebbero stati costretti a buttarla”. E’ quanto ribadito da Raimondo Innamorato, sindaco pentastellato di Noicattaro, nel Barese, uscendo dalla Procura di Bari dopo essere stato interrogato in qualità di indagato nell’inchiesta sui presunti “furbetti” dei vaccini. Innamorato, che aveva già spiegato la vicenda quando scoppiò la polemica mediatica e politica sulla sua vaccinazione “fuori elenco”, il 6 gennaio scorso, in una fase in cui le dosi erano riservate a personale sanitario ed Rsa, ha ripetuto i fatti oggi ai magistrati.
“Era un giorno festivo – spiega il sindaco – e, nel primo pomeriggio, sono stato contattato telefonicamente perché mi sottoponessi al vaccino. Precisai che non rientravo nelle categorie previste dal piano vaccinale ma, non avendo trovato altri disponibili, accettai la dose. Non volevo passare per un no-vax il cui rifiuto avrebbe fatto sprecare il prezioso siero”.
Oltre Innamorato oggi sono state sentite 26 persone, tra imprenditori e dipendenti di studi medici di Bari e provincia.
Ulteriori 26 indagati sono stati convocati per il 10 maggio.
L’inchiesta comunque continua, delegata ai carabinieri del Nas di Bari, per identificare tutti coloro che potrebbero aver ricevuto il vaccino senza averne diritto. Ai primi 53 indagati già iscritti con le ipotesi di reato di falso e truffa aggravata, si aggiungono almeno un’altra settantina di posizioni su cui gli investigatori stanno ultimando le verifiche. Gli accertamenti non riguardano soltanto la Fase 1 della campagna vaccinale ma si estendono ai mesi successivi a gennaio e, soprattutto, ai weekend nei quali le somministrazioni sono state aperte ai caregiver di anziani e pazienti fragili.

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