BasilicataCronaca

OPERAZIONE ICEBERG: SGOMINATO IL CLAN RIVIEZZI

17 le ordinanze cautelari. Il sodalizio gestiva il bar del Tribunale e il piano neve a Pignola

Sono 17 le ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Procura della Repubblica di Potenza che, con la DDA ha permesso di sgominare la storica associazione criminale di Pignola gestita da Saverio Riviezzi. Secondo gli inquirenti, l’uomo era a capo di un clan che aveva assoldato nuove leve per garantire il proprio peso criminale e gestire anche alcuni appalti che avrebbero visto sottostare alle leggi della malavita anche alcune amministrazioni comunali, tra cui il comune di Pignola. In carcere, in quella che è stata definita operazione iceberg, sono finiti i componenti del sodalizio: Saverio Riviezzi con suo fratello Domenico e suo Vito, Abdelkebir MOUKHTARI, Angelo QUARATINO, Michele e Gerardo RUSSO, Giuseppe CAMPANELLA, Giovanni PISCOPO, Gerardo LAMA, Salvatore SABATO. Ai domiciliari Barbara NELLA, Riccardo D’ERCOLE, Gennaro D’ANIELLO. Obbligo di presentazione alla pg per Armando e Maria TREPICCIONE MIRONE e Valerio RIVIEZZI.

L’operazione che ha visto impegnate le unità cinofile e agenti delle squadre mobili di Matera, Avellino, Cosenza e Salerno, ha avuto riscontri anche in Campania, Lazio ed Emilia Romagna.

Le attività investigative condotte nel tempo dalla Sezione Criminalità Organizzata della squadra Mobile di Potenza, hanno avuto il supporto del GICO della Guardia di Finanza che si è occupata di alcuni profili patrimoniali dell’indagine. Sequestrate le quote di due società: la ‘Gioca e Vinci srl’ e la società ‘Bar del tribunale’. Ciò che eleva la caratura dell’indagine è proprio la presenza di presunte talpe all’interno dell’attività di caffetteria e ristoro ubicata nel palazzo di giustizia, gestita di fatto da Sabato- dicono gli inquirenti- ma sostanzialmente intestata a prestanomi puliti che nulla avevano a che fare con il sodalizio. Un clan, quello facente capo a Riviezzi, che di fatto voleva imporre la sua supremazia e la sua forza, garantendosi proprio un osservatorio privilegiato nel luogo in cui si tutela la giustizia e si ripristina la legalità.

Il clan Riviezzi ha legami malavitosi non solo con i gruppi criminali lucani ed in particolare con quello dei Cassotta operante nel vulture melfese, ma anche con cosche della ndrangheta come i Morabito di Africo Nuovo, i Piromalli di Reggio, i Mancuso di Limbadi e la famiglia dei Grande-Aracri. Nel corso dell’indagine è stato accertato che in pochi mesi il gruppo pignolese si sarebbe rifornito dall’Olanda di ben 7 chili di cocaina smerciati presumibilmente su tutto il territorio provinciale. Fondamentali nell’indagine, oltre che le attività di intercettazioni e pedinamenti, anche le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Quanto alla capacità del sodalizio di compenetrare nel tessuto amministrativo ed imprenditoriale, spiccherebbe l’assegnazione a società gravitanti intorno a Saverio Riviezzi di attività garantite dal piano neve o il disboscamento di aree montane. Indagato nell’inchiesta anche l’ex sindaco di Pignola per fatti risalenti al 2010. Le infiltrazioni nelle attività di appalto sarebbero dipese dalle estorsione messe in essere proprio dal Moukhtari che avrebbe condizionato l’appalto del bar se pur ad un prezzo maggiore rispetto a quello della concorrenza.

Le indagini hanno permesso di appurare che, nell’ambito del connubio con il clan Cassotta, il sodalizio pignolese ha partecipato attivamente all’organizzazione dell’omicidio di Giancarlo Tetta avvenuto ad aprile del 2008 e che vedeva avversi gli interessi dei Cassotta e dei Di Muro. Nell’omicidio- secondo le risultanze investigative- sarebbero stati coinvolti Saverio Riviezzi ed Angelo Quaratino che avrebbero fornito l’auto rubata a potenza ed utilizzata per commettere l’omicidio.

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