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SE IL TRAFFICO INNERVOSISCE IL COMPAGNO SPERANZA

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Ho letto anch’io le frasi tratte dal libro-fantasma di Roberto Speranza sull’egemonia della sinistra, ovvero, a essere più precisi, sulle condizioni favorevoli che la pandemia avrebbe determinato per imporre un po’ ovunque una nuova egemonia di sinistra: un’egemonia caratterizzata da statalismo, dirigismo, controllo, centralizzazione, paternalismo ideologico, radicale messa in discussione del modello liberal-capitalistico. Sto leggendo anche io in queste ore gli attacchi concentrici al suo autoritarismo burocratico – ma purtroppo credo poco a una sua sostituzione al ministero –, e penso che questi attacchi non siano affatto peregrini, ma scaturiscano dalla consapevolezza che Speranza ha una concezione bolscevica della politica (lo Stato è tutto mentre l’individuo, al di fuori dello Stato, è niente), profondamente ostile verso la libertà individuale e la libera impresa. La cosa che più mi rattrista, però, è vedere ex riformisti di razza come Massimo D’Alema – un tempo rappresentanti di una terza via laburista sull’asse Blair-Schroeder – convergere su un neo-bolscevismo statalista e assistenzialista, tutto ripiegato in una logica punitiva di egualitarismo livellante e di controllo burocratico-tecnologico (modello cinese) degli individui, ridotti a inabili e indigenti a vita e perciò da proteggere con uno Stato forte. L’odio nei suoi confronti si è radicalizzato anche perché mai una volta questo ministro ha detto parole di vicinanza agli imprenditori, al mondo industriale, alle partite Iva, ecc. Nessuno pensa in malafede che in lui ci sia sadismo patologico nei confronti di chi opera liberamente sul mercato; ma come non avere qualche dubbio se nel suo famigerato libro-fantasma si leggono frasi di questo tenore? (“Sono nervoso al pensiero di qualsiasi aggregazione di più di due persone, mi turba persino veder passare le automobili per strada”).

diconsoli@lecronache.info

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