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IL DISIMPEGNO DEI GIOVANI LUCANI NEL MONDO

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Devo riconoscere a Luigi Scaglione un lavoro costante e puntuale sulla galassia dei lucani nel mondo. Ieri mi ha fatto una telefonata, e sono stato felice, dopo tanto tempo, di scambiare con lui qualche opinione sul tema. Scaglione attualmente è presidente del Centro Studi dei lucani nel mondo, e penso che sull’argomento, che è di grande importanza, bisognerebbe interpellarlo più spesso. Chi come me è attento al mondo del lavoro e delle attività produttive sa bene che una delle grandi sfide della Basilicata è l’internazionalizzazione. Tra i tanti strumenti di cui dispone un governo regionale per realizzare quest’obiettivo c’è sicuramente la rete dei lucani nel mondo, che può essere determinante per chi vuole confrontarsi con l’estero. Insomma, si tratta di un’infrastruttura cruciale, perché è composta da centinaia di migliaia di persone quasi sempre con alti livelli culturali e professionali. Il problema che ora si pone, secondo me, è il seguente. Fino a qualche anno fa i lucani emigrati in giro per il mondo sentivano l’esigenza di organizzarsi e di mantenere vivo un dialogo pubblico con i lucani stanziali, adesso , invece, ho notato che i giovani sono sempre meno interessati a mantenere vivo questo dialogo, forse perché la società si è molto individualizzata e la nostalgia, anche grazie alla tecnologia, non morde più come in passato. E tuttavia ritengo sbagliato questo disimpegno organizzativo dei lucani nel mondo – e la speculare disattenzione politica sul tema – perché mettere in contatto i lavoratori, gli imprenditori, i politici e gli intellettuali lucani con i corregionali emigrati altrove significa aumentare per tutti le opportunità di crescita culturale e professionale. Ma serve un nuovo patto fondato sull’umiltà e sulla consapevolezza che chi è rimasto non è uno scansafatiche e chi è partito non è automaticamente un genio.

diconsoli@lecronache.info

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