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TOTÒ, COVIELLO E IL TAR S’ATTENDE IL VERDETTO SULLA CAUSA CONTRO L’UFFICIO DI PRESIDENZA DEL CONSIGLIO REGIONALE

L’ex capogruppo contro l’Ufficio di presidenza: tra le eccezioni sollevate, quella della competenza giurisdizionale

Memorie scritte, verdetto atteso e al Tribunale amministrativo regionale (Tar) della Basilicata scene alla Totò. Se nella pellicola cinematografica tratta dalla commedia di Ettore Petrolini, era “47 morto che parla”, al Tar, parafrasando l’avarissimo barone Antonio Peletti, è stato, nell’udienza di ieri, 51mila euro di debito della Lega: Tommaso Coviello nè parla nè vuol pagare.

Per quanto articolata la vicenda contabile, amministrativa e normativa, che al Tar vede contrapporsi l’ex capogruppo della Lega, ora in Fratelli d’Italia, e l’ufficio di Presidenza del Consiglio regionale che a gennaio ha negato a Coviello il Piano di compensazione del debito in «26» comode rate, ecco arrivare in soccorso alla comprensione, la scena del barone dal macellaio: Totò paga le bistecche «diafane e leggere» con la lira che aveva chiesto al commerciante per il resto di quanto non aveva ancora sborsato. Questo è quanto prevede la “Salva Coviello” che l’Ufficio di presidenza non ha inteso applicare.

L’ex capogruppo consiliare in Regione della Lega è stato sanzionato dalla Corte dei Conti di Basilicata a restituire al Consiglio, per spese irregolari e illegittime, 51mila euro di soldi pubblici ricevuti nel 2019. Coviello, che ha già perso anche l’appello dinanzi alle Sezioni riunite in composizione speciale, invece che ottemperare all’obbligo, il 6 ottobre scorso è scaduto il definitivo ultimatum per effettuare il bonifico, a dicembre si è presentato in Consiglio con la “Salva Coviello” poi finanche approvata dall’Aula.

Il meccanismo della “Salva Coviello” è il seguente: azzerare il debito dell’anno pregresso (2019), con i soldi pubblici ricevuti dal gruppo consiliare dell’anno in corso (2020) e con i soldi pubblici futuri. In pratica Coviello è come Totò che al macellaio chiede se ha 1 lira da dargli per pagare a lui le bistecche «diafane e leggere». Dato l’obbligo di restituzione doppiamente sancito, risulta chiaro che c’è un titolare del credito: il Consiglio regionale che deve incassare i 51mila euro dalla Lega.

Alla domanda dell’ufficio di Presidenza, con che cosa intendi compensare il “buco”?, Coviello ha risposto: con i tuoi soldi. Soldi pubblici per ripianare la mala gestio accertata e non in discussione di soldi pubblici. L’ufficio di Presidenza ha risposto no, e così Coviello si è rivolto, non sul debito, ma sul come pagare il debito, al Tar. Per Coviello non solo il Consiglio regionale dovrebbe a lui sostituirsi nella restituzione del debito, ma non può, altrimenti non sarebbe ricorso al Tar, neanche rifiutarsi di farlo. C’è di più.

Con l’equivoco sul concetto di Fondo cassa, questo inerente al bilancio Lega 2020, Coviello ha dimostrato di avere poca familiarità anche con la cosiddetta economia di spesa. Non a caso, il Piano di compensazione di «26» rate non prevedeva, i numeri sono chiari, l’estinzione del debito nello stesso esercizio. E ancora non a caso, a dicembre scorso, nel Fondo cassa Lega, c’erano 54mila euro di soldi pubblici non spesi. A marzo, la Corte dei Conti ha riscontrato che neanche questi risultavano restituiti contrariamente al quadro normativo che regola i rapporti tra Consiglio e gruppi sui soldi a disposizione per il funzionamento degli stessi. Ogni anno, si torna a zero, ma non per Coviello. L’ufficio di Presidenza glie lo ha spiegato: «un’anomala forma di compensazione di un debito, quello delle somme da restituire perché irregolari, con un altro debito, quello delle somme da restituire in quanto non utilizzate».

La quintessenza della “Salva Coviello”. Tornando al Tar, al vaglio dei giudici amministrativi lucani vari eccezioni presentate. Tra queste, la più importante appare quella inerente alla competenza giurisdizionale. La vicenda potrebbe tornare alla Corte dei Conti, ufficio Procura per l’avvio immediato dell’azione di recupero del credito. Oppure, diversamente, essere dirottata in sede Civile al Giudice ordinario. Se il Tar, invece, dovesse riconoscere la propria competenza, non è escluso che possa sollevare la questione di legittimità costituzionale della “Salva Coviello”. In Lombardia, per esempio, la loro “Salva Coviello” l’hanno abrogata prima che la stessa venisse dichiarata incostituzionale. In Calabria, invece, la Corte dei Conti non ha sollevato la questione di legittimità, non perchè non fosse fondata, ma poichè nel relativo giudizio non era rilevante.

Ferdinando Moliterni

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