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Consiglio europeo, le Comunicazioni del Presidente Draghi in Parlamento

In vista del Consiglio europeo del 25 e 26 marzo il Presidente Draghi ha reso le consuete Comunicazioni al Senato della Repubblica e alla Camera dei Deputati

Consiglio europeo, le Comunicazioni del Presidente Draghi in Parlamento

24 Marzo 2021

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel pomeriggio ha reso alla Camera dei Deputati le Comunicazioni e, al termine del dibattito, la replica, in vista del Consiglio europeo del 25 e 26 marzo. 

In mattinata il Presidente è intervenuto al Senato della Repubblica e al termine del dibattito ha tenuto la replica.

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Consiglio europeo, le comunicazioni del Presidente Draghi al Senato

Mercoledì, 24 Marzo 2021

Le comunicazioni del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, al Senato della Repubblica in vista del Consiglio europeo del 25 e 26 marzo

Onorevole Presidente.
Onorevoli Senatrici e Senatori.

Le comunicazioni del Governo alle Camere prima del Consiglio Europeo consentono un pieno coinvolgimento del Parlamento nei temi di discussione con i nostri partner.
Si tratta di un passaggio importante, per dare conto a voi delle posizioni che intendiamo assumere.

Nelle mie comunicazioni, intendo descrivere i principali temi all’attenzione del Consiglio che inizierà domani: la risposta alla pandemia di COVID-19; l’azione sul mercato unico, la politica industriale e la trasformazione digitale; le relazioni con la Russia e la situazione nel Mediterraneo orientale.

Prima di tutto, vorrei però esprimere forte soddisfazione per la partecipazione del Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ad un segmento del Consiglio europeo.
La sua presenza conferma la reciproca volontà di imprimere, dopo un lungo periodo, nuovo slancio alle relazioni fra l’Unione Europea e gli Stati Uniti.

Nel mio primo discorso in Senato ho indicato come l’ancoraggio alle relazioni transatlantiche sia, insieme all’europeismo, uno dei pilastri della politica estera di questo Governo.
Intendiamo perseguirlo sia sul piano bilaterale, sia negli ambiti multilaterali, come la presidenza italiana del G20.

COVID-19

Il 26 marzo 2020, il Consiglio Europeo riconosceva la pandemia di COVID-19 come una sfida senza precedenti per l’Europa.
A un anno di distanza, dobbiamo fare tutto il possibile per una piena e rapida soluzione della crisi sanitaria.
Sappiamo come farlo: abbiamo quattro vaccini sicuri ed efficaci.

Tre sono già in via di somministrazione, mentre un quarto, quello di Johnson & Johnson, sarà disponibile da aprile.
Ora il nostro obiettivo comune deve essere quello di vaccinare più persone possibile, nel più breve tempo possibile.
Voglio trasmettere un messaggio di fiducia a voi, e a tutti gli italiani.

Ho ripetuto in queste settimane il Governo è determinato a portare avanti la campagna vaccinale con la massima intensità. E siamo già all’opera per compensare i ritardi di questi mesi.
Dobbiamo farlo per la salute dei cittadini, per l’istruzione dei nostri figli, e per la ripresa dell’economia.

L’accelerazione della campagna vaccinale è già visibile nei dati.
Nelle prime tre settimane di marzo, la media giornaliera delle somministrazioni è stata di quasi 170.000 dosi al giorno, più del doppio che nei due mesi precedenti.
Questo è avvenuto nonostante il blocco temporaneo delle somministrazioni di AstraZeneca, che sono state in parte compensate con un aumento delle vaccinazioni con Pfizer.

Ma il nostro obiettivo è portare presto il ritmo di somministrazioni a mezzo milione al giorno.
Accelerare con la campagna vaccinale è essenziale per frenare il contagio, per tornare alla normalità e per evitare il sorgere di nuove varianti.

Se paragonate al resto d’Europa, le cose qui già ora vanno abbastanza bene. Per vaccini fatti, l’Italia è seconda dopo la Spagna, ma per i noti motivi l’Unione Europea si colloca dietro molti altri Paesi.
Nel Regno Unito, giusto per fare un esempio, la campagna vaccinale procede più rapidamente, anche se bisogna dire che le persone che hanno ricevuto entrambe le dosi in numero sono paragonabili a quelle dell’Italia.

Però vediamo cosa abbiamo da imparare da quell’esperienza e anche da quella di altri Paesi.
Ovviamente hanno iniziato due mesi prima, anche questo per i noti motivi. Ma lì si utilizza un gran numero di siti vaccinali e un gran numero di persone è abilitato a somministrare i vaccini.

Nonché ovviamente il richiamo della seconda dose è stato spostato nel tempo rispetto a quanto avviene in Europa.
Insomma quello che abbiamo da imparare è che una volta che abbiamo una logistica efficiente, e l’abbiamo, con meno requisiti formali e con un maggior pragmatismo, si arriva anche ad una maggiore velocità.
Procedere spediti con le somministrazioni è importante.

Ma è altrettanto cruciale vaccinare prima i nostri concittadini anziani e fragili, che più hanno da temere per le conseguenze del virus.
Abbiamo già ottenuto degli importanti risultati: l’86% degli ospiti nelle residenze sanitarie assistenziali ha già ricevuto una dose di vaccino e oltre due terzi ha completato il ciclo vaccinale.

Un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità ha stimato che il numero di nuovi casi di Covid-19 diagnosticati nelle RSA tra fine febbraio e inizio marzo è rimasto sostanzialmente stabile, a fronte di un chiaro aumento dell’incidenza nella popolazione generale.

Per quanto riguarda la copertura vaccinale di coloro che hanno più di 80 anni, persistono purtroppo importanti differenze regionali, che sono molto difficili da accettare. Mentre alcune Regioni seguono le disposizioni del Ministero della Salute, altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale.
Dobbiamo essere uniti nell’uscita dalla pandemia come lo siamo stati soffrendo, insieme, nei mesi precedenti.
Tutte le regioni devono attenersi alle priorità indicate dal Ministero della Salute.

In tempo di pandemia, anche se le decisioni finali spettano al governo, come ha ricordato anche una recente sentenza della Corte Costituzionale, sono pienamente consapevole che solo con una sincera collaborazione tra Stato e Regioni, in nome dell’Unità d’Italia, il successo sarà pieno.

Il governo intende assicurare la massima trasparenza ai dati sui vaccini e renderà pubblici tutti i dati sul sito della Presidenza del Consiglio Regione per Regione, categoria di età per categoria di età.

Mentre la campagna di vaccinazione prosegue è bene cominciare e pensare e a pianificare le riaperture. Noi stiamo guardando attentamente i dati sui contagi ma, se la situazione epidemiologica lo permette, cominceremo a riaprire la scuola in primis. E cominceremo a riaprire le scuole primarie e la scuola dell’infanzia anche nelle zone rosse allo scadere delle attuali restrizioni, ovvero speriamo subito dopo Pasqua.

In sede europea, dobbiamo esigere dalle case farmaceutiche il pieno rispetto degli impegni contrattuali.
L’Unione Europea deve fare pieno uso di tutti gli strumenti disponibili, incluso il Regolamento Ue per l’esportazione dei vaccini, approvato il 30 gennaio.

Questo regolamento fa chiarezza sulla distribuzione dei vaccini al di fuori dell’Ue, in particolare verso Paesi che non versano in condizioni di vulnerabilità, e riteniamo e lo abbiamo dimostrato va applicato quando necessario.
La pandemia rende evidente l’opportunità di investire sulla capacità produttiva di vaccini in Europa.

Dobbiamo costruire una filiera che non sia vulnerabile rispetto agli shock e alle decisioni che vengono dall’esterno.  E abbiamo già iniziato, sostenuti dal Governo, a stabilire accordi di partnership con case internazionali per la produzione in Italia.

La Commissione Europea ha istituito una Task Force, guidata dal Commissario Thierry Breton, per rafforzare la produzione continentale.
Si parla spesso di autonomia strategica. Spesso se ne parla in riferimento alla difesa e alla sicurezza, al mercato unico. Ma io credo che la prima autonomia strategica sia in fatto di vaccini oggi.

La sicurezza riguarda anche le materie prime e le catene del valore della transizione ecologica.  
La salute pubblica globale richiede un impegno comune da parte di tutti i principali attori internazionali, nei confronti dei Paesi più vulnerabili.
D’altronde, con un virus così insidioso, nessuno sarà davvero al sicuro finché non lo saremo tutti.

L’Italia ne è pienamente consapevole, come è anche consapevole che sia necessaria una rafforzata credibilità europea sui vaccini perché si abbia un’autentica solidarietà internazionale in questo campo.
Il Dispositivo COVAX è lo strumento migliore per raggiungere questo obiettivo.

Gli Stati aderenti includono Stati Uniti e Cina.
L’Unione Europea vi partecipa in modo cospicuo: la Commissione Europea ha infatti impegnato 1 miliardo di euro.
L’Italia è stata tra i primi Paesi a contribuirvi nel 2020, con 86 milioni di euro.

Il grande merito di COVAX è garantire la distribuzione dei vaccini secondo le effettive necessità dei Paesi riceventi, e non in base all’interesse politico o economico o geopolitico dei donatori.
Finora, ha già assicurato consegne di quasi 30 milioni di dosi di vaccini a 50 Paesi.
Il nostro auspicio è rafforzare questo meccanismo e renderlo sempre più efficace.

La Presidenza italiana del G20 ha posto al centro della sua agenda la salute globale e il rafforzamento della cooperazione internazionale in materia sanitaria.
In questo giocherà un ruolo di primo piano il Vertice Mondiale sulla Salute, che ospiteremo a Roma il 21 maggio, insieme alla Commissione Europea.

Intendiamo confrontarci con gli altri Paesi sulle esperienze fatte nella lotta contro il COVID-19.
Vogliamo lavorare fin da ora per migliorare la nostra preparazione di fronte a futuri eventi pandemici e sostenere le capacità internazionali per la ricerca.
La ricerca e l’industria italiana nel settore delle scienze della vita sono già in prima linea a livello europeo e mondiale, e faremo di tutto perché continuino a restarvi.

Il 17 marzo 2021 la Commissione europea ha presentato una proposta volta a creare un “certificato verde digitale” per permettere una libera e sicura circolazione dei cittadini nell’Ue.
L’obiettivo è dare, entro 3 mesi, un certificato digitale a coloro che sono stati vaccinati, che hanno effettuato un test diagnostico per il SARS-CoV-2, o che sono guariti.

La libertà di movimento deve andare di pari passo con la garanzia della salute.

Occorre raggiungere questo obiettivo però senza discriminazioni e nel rispetto della tutela dei dati sensibili dei cittadini europei. È un progetto complesso. La Commissione dovrà presentare delle linee guida dettagliate, e gli Stati membri dovranno essere in grado di renderlo operativo.

LO SVILUPPO: MERCATO UNICO, POLITICA INDUSTRIALE, DIGITALE

Al Consiglio europeo verranno trattati anche temi relativi al mercato unico, alla politica industriale e alla digitalizzazione.
Non c’è per me veramente bisogno di ribadire l’importanza del mercato unico per il nostro sviluppo e per il processo di integrazione europea.
Dal 1992 al 2018, le esportazioni tra Paesi europei sono cresciute fino a raggiungere il 20% del prodotto interno lordo dell’Unione.

Dimostrando quindi che un mercato europeo unico, coeso, con stessi standard, permette anche uno sviluppo delle esportazioni intraeuropee, quindi dovremo gradualmente dipendere sempre meno dal resto del mondo per le nostre esportazioni, come avviene a tuti i grandi mercati, tutti i grandi Paesi.

E poi sono cresciute moltissimo le catene del valore, attraverso i vari Paesi europei.
Anche gli investimenti diretti esteri dal resto dell’UE verso l’Italia, con il rafforzarsi del mercato unico, sono aumentati.
In sostanza, difendere l’unicità del mercato significa difendere le aziende italiane, che ne beneficiano in grande misura.

Alcune iniziative di politica industriale comune possono contribuire a rafforzare la capacità d’innovazione in Europa, soprattutto in quei settori in cui l’Ue è rimasta indietro.
Penso alla crescita di nuove grandi imprese che operino nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT).
La cosiddetta “Bussola Digitale”, proposta dalla Commissione Europea il 9 marzo, elenca gli obbiettivi per rafforzare il ruolo dell’Europa nell’economia digitale, in termini di competenze e infrastrutture.
Non sarà facile, visto il divario accumulato con gli Stati Uniti e la Cina.

Questo processo richiederà profondi cambiamenti nella formazione dei lavoratori, nella cultura degli imprenditori e nei processi della pubblica amministrazione.

In Italia, il programma Next Generation EU offre un’enorme opportunità: come ricordato dal ministro Colao nella sua audizione parlamentare, il 20% dei fondi destinati a finanziare i piani europei di ripresa e resilienza riguarda proprio la trasformazione digitale.
Ma lo sviluppo di questi nuovi settori non può prescindere da un’equa distribuzione dei loro proventi.
Riteniamo che il Consiglio Europeo debba procedere verso una soluzione globale e consensuale sulla tassazione digitale internazionale, entro metà 2021, nell’ambito dell’OCSE.

Credo sia un approdo possibile, grazie proprio alla collaborazione con la nuova amministrazione degli Stati Uniti, e quindi su questo fronte noi intendiamo impegnarci. In altre parole, si vede una certa quale apertura, una certa quale disponibilità dall’amministrazione di un Paese che in passato invece aveva dimostrato completa chiusura sulla possibilità di avere una tassa digitale.

La presidenza italiana del G20 è un’occasione particolarmente adatta per farlo.

RUSSIA E TURCHIA

Nel corso del Consiglio, avremo anche un punto informativo sul futuro dei rapporti tra l’Unione Europea e la Federazione Russa.
E anche dibatteremo poi dello stato del Mediterraneo orientale, un’opportunità per fare il punto sulle relazioni tra l’Unione Europea e la Turchia.

Il Consiglio Europeo si baserà sul rapporto sulle relazioni Ue-Turchia presentato dall’Alto rappresentante Josep Borrell, a seguito delle conclusioni del Consiglio Europeo di dicembre 2020.

Occorre che l’Unione Europea lavori a proposte concrete per una “agenda positiva” che favorisca una dinamica costruttiva, anche in chiave di stabilità regionale. In altre parole è facile coltivare le contrapposizioni in questi campi, è molto meglio cercare di costruire i rapporti futuri.

Ci sono molti i temi su cui questo atteggiamento positivo è importante. Il primo è lo spazio di collaborazione sulle migrazioni, sulla lotta al terrorismo, sull’unione doganale.
A questo proposito, ho esaminato ieri con il Presidente Erdogan l’importanza di evitare iniziative divisive e l’esigenza di rispettare i diritti umani.

L’abbandono turco della Convenzione di Istanbul rappresenta un grave passo indietro.
La protezione delle donne dalla violenza, ma in generale la difesa dei diritti umani in tutti i Paesi, sono un valore europeo fondamentale. Direi anche di più, sono un valore identitario per l’Unione europea.

CONCLUSIONI

Dobbiamo ribadire l’impegno, come governi e parlamenti nazionali, a costruire un’Europa che accolga i giovani e li formi come figli, non come riserva di lavoro spesso sottopagata.
Un futuro migliore per l’Europa unita passa attraverso un’azione concreta sull’occupazione, soprattutto giovanile, sulle pari opportunità, sui diritti sociali.

Vogliamo organizzare e occuparci di questi temi in un “Vertice Sociale” che sarà organizzato il 7-8 maggio dalla Presidenza di turno portoghese del Consiglio dell’Unione europea.

Ed è il tema che dobbiamo mettere al centro della Conferenza sul Futuro dell’Europa che prenderà il via il 9 maggio. I giovani e l’occupazione giovanile: questo è al centro del futuro dell’Europa. Per questo appuntamento sollecitiamo la partecipazione attiva di tutti i cittadini europei e dei parlamenti nazionali.

L’uscita dalla pandemia rappresenta la principale sfida di tutti i governi europei, ma non è l’unica. E noi abbiamo ora un atteggiamento di coloro che spronano gli altri partner e sono essi stessi consapevoli della necessità di agire urgentemente, con efficacia, senza perdere un attimo.

Sono certo che, grazie al vostro sostegno, potremo meglio indirizzare e sicuramente rendere molto più forte la voce dell’Italia in Europa e negli altri contesti internazionali. Grazie.

Consiglio europeo, l’intervento di replica del Presidente Draghi al Senato

Mercoledì, 24 Marzo 2021

L’intervento di replica del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, al termine del dibattito in Senato sulle comunicazioni rese in vista del Consiglio europeo del 25 e 26 Marzo.

Vorrei ringraziare tutti per il sostegno che ho avuto nei vostri interventi e che indubbiamente rendono questi passaggi internazionali molto più forti, molto più forti.

E anche per un altro motivo che mi veniva ora da dire: queste discussioni internazionali, se hanno un passaggio parlamentare come questo o come altri, vengono recepite non come soluzioni di élite, ma come soluzioni ampiamente condivise con tutta la democrazia, con tutta la società di questo Paese. Quindi un grazie anche per questo.

Ringrazio anche il senatore Romani, che non vedo ora, per i suoi consigli sulla comunicazione di cui farò certamente tesoro in futuro.

Dunque iniziamo dalla politica estera. La linea di politica estera del governo italiano è quella di sostenere il governo di Unità nazionale in Libia, con l’obiettivo di arrivare alle elezioni all’inizio di dicembre.

Nel frattempo è necessario che il cessate il fuoco venga rispettato e quello che sembra è che ci sono sviluppi incoraggianti su questo fronte nel senso che vari componenti mercenari e non cominciano a lasciare il Paese.

Io stesso farò una visita in Libia, credo il 6 o 7 aprile, comunque nella prima settimana di aprile. Qui è abbastanza chiaro che l’Italia difende – in Libia, nel Mediterraneo orientale, ma un po’ d’ovunque – i propri interessi nazionali e la cooperazione internazionale nel campo della sicurezza con i suoi partner strategici.

Se vi fossero interessi contrapposti, l’Italia non deve avere alcun dubbio ovviamente a difendere i propri interessi nazionali. Né deve avere, senatore Casini, timori reverenziali su qual che sia partner; e d’altronde mi pare, nel corso della mia vita, di aver sempre dimostrato estrema indipendenza nella difesa dei valori fondamentali dell’Europa e della Nazione.

Sul piano vaccinale, vi ringrazio di tutti i contributi.

Io non so se ci sono stati errori o meno, non mi va di perder tempo su quello che è stato, certamente c’è stata una gran delusione di tutti cittadini europei. Questo è fuori discussione.

Ora le cose vanno meglio, il Commissario preposto all’uopo, quindi soltanto da credo un mese, Thierry Breton, è bravissimo e i risultati si stanno cominciando a vedere.

Occorre, dicevo ora, guardare al futuro.

Per quanto riguarda il coordinamento europeo, come mi è stato ricordato, l’ho detto in confernza stampa l’altra volta, va sempre cercato. Bisogna lavorare continuamente per rafforzarlo. Se non funziona in questi momenti drammatici, dove il tempo è, com’è stato detto da molti di voi, estremamente prezioso, occorre anche trovare delle risposte da soli.

Ovviamente noi pretendiamo il rispetto dei contratti da parte delle multinazionali produttrici dei vaccini. D’altronde avete visto che l’Italia è stata in un certo senso la prima ad avere la propria azione fondata su tre pilastri: pretendere il rigoroso rispetto; sanzionare o bloccare le esportazioni; pronta sostituzione dei vaccini mancanti.

Effettivamente c’è stata una diminuzione della vaccinazione solo per un giorno, il giorno dopo è stata quasi compensata la mancanza di vaccini con un altro vaccino dalle stesse caratteristiche.

Ripeto: dobbiamo però guardare all’esperienza degli altri Paesi per imparare. Questi sono episodi nuovi. Si sta imparando ogni giorno. È ingiusto biasimare per gli errori passati non pensando alla novità dell’esperienza. Quindi impariamo che una logistica efficiente può perseguire i propri obiettivi molto più velocemente se anche lì si attua un certo pragmatismo nella somministrazione dei vaccini, nell’individuazione di siti vaccinali.

In sostanza nella sburocratizzazione, è una paola orrenda ma rende l’idea, del processo di amministrazione dei vaccini. E lì abbiamo da imparare. E credo non ci sia alcun dubbio.

Cercando di guardare al futuro, cercando di riprendere il messaggio di fiducia che deve uscire da questo Consiglio europeo noi per primi ora dobbiamo cominciare a pensare alle riaperture, lo voglio ribadire. In particolare e a cominciare dalla scuola.

Su altri temi, cioè a dire il progresso dell’Unione Europea e anzi dell’area dell’Euro verso un’Unione più integrata, con l’adozione di un bilancio comune o comunque l’inizio di un tragitto verso l’unione fiscale, la discussione delle regole del patto di stabilità non è previsto nell’ordine del giorno di questo Consiglio, dove l’unico cenno che si fa a questo è il fatto che le clausole di salvaguardia, che sospendono le procedure del patto di stabilità, si dice dovranno essere riattivate nel 2023.

Io credo che la discussione per un patto di stabilità diverso, per regole diverse, che ormai tutti sentono che debbano essere diverse, durerà molto tempo, intanto quest’anno ma anche nel 2022.

Questi sono tempi molto lunghi, avremo tempo di confrontarci tante volte su questi temi in futuro, oggi non è all’ordine del giorno, non credo che venga toccato come tema particolare, ma è chiaro che teniamo un occhio ben vigile su queste cose, quindi sarete regolarmente informati.

Io credo di aver finito.

Buongiorno, grazie.

Consiglio europeo, l’intervento di replica del Presidente Draghi alla Camera

Mercoledì, 24 Marzo 2021

Il dibattito parlamentare è stato molto ricco di consigli, spunti, indirizzi di cui certamente terrò conto nelle discussioni e nelle riunioni di domani e dopodomani.

Questi incontri con il Parlamento, con la Camera e il Senato, hanno molti aspetti positivi. Uno di questi è che rendono la voce dell’Italia molto più forte. Ringrazio quindi anche per questo, per aver dato forza alla mia voce. 

Cercherò di rispondere ad alcuni dei punti sollevati. In primis: la politica estera. Le due questioni riguardano: l’indirizzo della nostra politica in Libia e i rapporti con la Turchia. 
La nostra linea politica in Libia è quella di sostenere il governo di unità nazionale con l’obiettivo di portarlo alle elezioni di dicembre. Nel frattempo occorre aiutare questo Paese a fare riforme economiche che comincino ad affrontare la situazione sociale ed economica che è fortemente deteriorata. Andrò, come detto questa mattina in Senato, io stesso in Libia la prima settimana di aprile. Già il ministro degli Esteri Di Maio è stato lì ed ha preparato, come dire, il terreno. Per cui quella sarà un’occasione importante per la Libia e per noi, ovviamente, di vedere i nostri indirizzi rafforzati dal dialogo e dal sostegno.

L’altra parte importante però, dove occorre essere molto vigili, è che l’accordo sul cessate il fuoco venga rispettato con l’evacuazione di tutti coloro che hanno alimentato questa guerra. In primis i mercenari, ma anche gli eserciti che provengono da altri Paesi tra cui appunto la Turchia. 

La Turchia negli ultimi mesi, forse anche anni, non ha perso occasione di essere presente in tutti i punti in cui poteva iniziare una guerra e di assumere il ruolo di difensore dei sunniti del mondo islamico. Questo è stato un atteggiamento che ha creato innumerevoli punti di conflitto, come alcuni di voi hanno ricordato, per molto tempo. Ora assistiamo da parte della Turchia a cenni incoraggianti soprattutto nei confronti della Grecia e di Cipro.

Il nostro indirizzo, la nostra tendenza, è quella di incoraggiare questi segni positivi di apertura. I motivi sono essenzialmente tre. Il primo è il ruolo della Turchia nel Mediterraneo orientale. L’Ue dovrà presto rinegoziare l’accordo sulle migrazioni. Su questo punto bisogna esprimere un grande apprezzamento alla Turchia per ciò che fa con i rifugiati siriani che hanno ormai una dimensione enorme in quel Paese. Noi, come Italia, simmetricamente vogliamo che dia sostegno economico e politico nel Mediterraneo occidentale e quindi anche nell’azione nei confronti della Libia. Questo è un aspetto sul quale bisogna essere particolarmente attenti che verrà probabilmente discusso domani.

Il secondo punto è che la Turchia è importante per l’esecuzione dell’accordo sul cessate il fuoco in Libia. La cooperazione con la Turchia su quel fronte, su quel piano, è importante.

Ma c’è poi un terzo punto che è quello dei diritti umani. Per quanto questa cooperazione sia essenziale per l’Italia, noi non possiamo fare passi indietro sui diritti umani, sul rispetto dei diritti umani. Ripeto non è solo la Turchia, come molti di voi hanno ricordato. Ci sono tanti Paesi dove questi diritti non sono rispettati. Non solo il rispetto ma la difesa dei diritti umani è un valore identitario europeo. L’Europa deve continuare a lavorare anche nei confronti di alcuni suoi membri, anche nei confronti di Paesi dell’Ue come voi avete ricordato. E’ un lavoro complesso ma deve essere perseguito con determinazione.

Sul piano vaccinale ovviamente le osservazioni sono state tante. Io credo che la scelta europea sia stata giusta e, anche da noi, è facile criticare le scelte fatte allora. Era un periodo che nessuno aveva mai sperimentato prima. Occorreva imparare. Stiamo ancora imparando. A proposito, non è che ci siamo fermati. Le difficoltà di capire quello che sta succedendo sono ancora presenti e allora ancora di più. La delusione dei cittadini europei, però, è stata grande. Io non so se sono errori, come è stato detto; la Commissione Europea si è difesa. Bisogna avere una umiltà di giudizio e soprattutto guardare al futuro. Ora le cose vanno meglio, c’è un nuovo Commissario che è stato nominato, un mese fa, Thierry Breton. E’ bravissimo e la risposta è stata immediata. Quindi bisogna guardare ai segni positivi all’orizzonte.

Più generalmente il coordinamento europeo va cercato, bisogna far di tutto per rafforzarlo, se non funziona bisogna trovare altre strade. Quindi in questo senso parlo di pragmatismo, ma in un senso positivo nei confronti dell’Europa, non metto la ricerca di altre strade prima dell’Europa. Non c’è nessun vantaggio. Questo perché, ho detto all’inizio, la scelta europea è stata giusta. L’Italia rispetto a questa situazione ha mostrato che in un certo senso la sua azione è fondata su tre pilastri. Primo: il rispetto degli accordi da parte delle compagnie internazionali, multinazionali, delle società produttrici di vaccini. Secondo: le sanzioni se questi accordi non sono rispettati. E terzo la sostituzione, la pronta sostituzione dei vaccini mancanti con altri tipi di vaccino. Da noi c’è stato effettivamente un giorno in cui la vaccinazione è scesa, è scesa abbastanza ma non è sparita. E il giorno dopo la mancanza è stata compensata, quasi compensata, da altri vaccini. Quindi in un certo senso son questi tre i pilastri della nostra azione.

Una parola a proposito della questione dei milioni di dosi trovate. Sabato sera ricevo una telefonata dalla Presidente della Commissione Europea segnalandomi le identità di alcuni lotti che non tornavano nei conti della Commissione e che sarebbero stati giacenti presso lo stabilimento della Catalent, una società che infiala i vaccini di Anagni. Mi si suggeriva di ordinare un’ispezione. La sera stessa ho chiesto al ministro Speranza di mandare i Nas. Sono andati immediatamente alla fabbrica e la mattina, dopo aver lavorato tutta la notte, hanno identificato effettivamente quei lotti che erano in eccesso. A quel punto i lotti sono stati bloccati, oggi ne sono partiti due, ma sono stati spediti in Belgio, quindi all’interno dell’Unione Europea, alla casa madre AstraZeneca. Da dove andranno lì non lo so, però intanto la sorveglianza continua per i lotti rimanenti. 

Ho parlato del mercato unico, dell’importanza di proteggerlo, dei grandi vantaggi che ha dato all’Italia, alle aziende italiane. E’ un tema che come sapete ho toccato molte volte, di avere una comunità di standard di produzione, come il mercato unico sia alla base delle creazioni di catene del valore attraverso tutta l’Europa e come le esportazioni intraeuropee sono aumentate. Effettivamente avrei dovuto dire anche che il mercato unico non è la risposta a tutti i problemi. In particolare ai problemi di disuguaglianza nel reddito e nella ricchezza. Il mercato unico ha accompagnato l’Unione Europea, ha accompagnato la globalizzazione pretendendo dagli Stati membri dei livelli di protezione sociale e di condizioni del lavoro che sono sicuramente più alti di molti nostri partner nel mondo. Ma non ha sanato le disuguaglianze. Per far questo ci sono due livelli di azione: uno a livello europeo, dove forse si comincerà a vedere qualcosa quando si comincerà a parlare di unione fiscale seriamente. Ma poi c’è un livello nazionale, ed è lì che l’azione deve essere prevalente. Il mercato unico, quindi, è una costruzione importante, positiva, ma certamente non ha risposto né alla situazione disuguaglianza nella distribuzione del reddito e della ricchezza, né alla situazione dal punto di vista occupazionale.

Effettivamente la protezione dei lavoratori in Europa è molto più elevata che non nel resto del mondo. Ciò nonostante come vediamo ci sono gravi situazioni di disoccupazione, specialmente giovanile. Ma di nuovo lì è lo Stato nazionale che deve agire. Se il mercato del lavoro è duale, quella è una responsabilità nazionale, non europea. Quindi questo è molto importante, tenevo a dirlo perché altrimenti offro soltanto una visione positiva del mercato unico. Il patto di stabilità e di crescita è molto importante, le relative discussioni sono molto complesse, dureranno molto tempo, c’è la generale convinzione che le regole vadano cambiate. Ma mi si diceva oggi dal Commissario Gentiloni, che la previsione è che le discussioni durino per tutto il 2022.

Avremo tempo, dunque, di rivederci e il Parlamento sarà costantemente informato sull’evoluzione di queste discussioni e darà gli indirizzi che riterrà necessario man mano che queste analisi continueranno. Infine, un ultimo punto sulla sovranità digitale, l’obiettivo è condiviso in Europa. Sotto questo profilo l’Europa si vede fortemente deficitaria. L’obiettivo di avere una sovranità digitale è unanimemente condiviso. Il ministro Colao, insieme al ministro Giorgetti lavorano molto attivamente su questo, per quel che riguarda anche l’Italia internamente ma anche il ruolo dell’Italia in questa discussione. E’ un campo che vede tutti molto attivi, molto consapevoli che una sudditanza digitale quale quella che esiste oggi non è tollerabile. 
Grazie. 
 

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