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BARDI, L’ULTIMO CHE RIMANE ULTIMO

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C’è da dire subito che la difesa d’ufficio promossa, in cipiglio predicativo, dagli assessori per il settantenne governatore Vito Bardi somiglia tanto al “parlar di corda a casa dell’impiccato” con la Regione ormai squadrettata in sgrammaticature, approssimazioni, ritardi, trasferte da Napoli e ritorno. Per intenderci la contesa è quella del sondaggio SWG sull’efficacia dell’operato dei presidenti di regione, nel quale com’era peraltro prevedibile, Bardi è stabilmente impaludato all’ultimo posto della classifica, anche se argomentano gli assessori-avvocati, in crescita di consensi. Ora anche la serva avrebbe fatto migliori conti ed avuto maggiori fortune, sapendo bene che quel consenso incrementato è così minimale ed irrisorio da lasciare a Bardi la seggiola bollente di peggiore governatore d’Italia e di meno gradito ai lucani. Eppure la ritrovata animosità, perfino in chiave moralistica, degli intrepidi assessori avrebbe dovuto invece indirizzarsi al loro cattivo fare, che ha portato la Basilicata in bancarotta di Pil, col segno negativo più alto d’Italia (-12,9). Ha scritto Jean-Paul Sartre: “Non sei responsabile di quello che sei, ma sei responsabile di quello che fai”.

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