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RIAPRIAMO LA SANTISSIMA TRINITÀ?

L’opinione

DI PARIDE LEPORACE


“Assassinio nella cattedrale” è un celebre dramma teatrale del Novecento in cui Thomas Eliot s’ispira e ricostruisce l’assassinio dell’arcivescovo di Canterbury, Thomas Becket, avvenuta nel 1170 ad opera del Potere, nella omonima e celebre Cattedrale. A distanza di molti secoli, la prima dello spettacolo andò in scena il 15 giugno 1935 nella Sala Capitolare della Cattedrale dove avvenne l’omicidio, per poi andare sui palcoscenici dei teatri. Non vorremmo che passassero secoli anche per far riaprire la Chiesa della Trinità a Potenza, come annunciato in queste ore dall’arcivescovo Salvatore Ligorio, in concomitanza con la ricorrenza del tragico e orribile ritrovamento nel sottotetto dell’edificio religioso della martire Elisa Claps, svelato nel 2010 dopo 17 anni di depistaggi e occultamenti che hanno ferito e offeso la coscienza civica di Potenza e la comunità laica e religiosa. Ci sono dei lavori in corso che dovrebbero terminare nel 2022, data indicata dall’autorità religiosa e comunicata alla mamma di Elisa, per riaprire la Chiesa al culto.

Un edificio che oltre a essere macchiato dall’orrendo delitto ha anche segnato la storia delle città per la presenza di sacerdoti che nel cuore del centro storico hanno formato le meglio gioventù cittadina, senza dimenticare che tra i tanti c’era anche Restivo, l’autore del crimine. La vicenda ha riacceso le polveri della polemica. Infiammate dal fratello della vittima, Gildo Claps. La famiglia è contraria ad ogni riapertura e chiede alla Chiesa di far opera di verità su quello che si è taciuto o, peggio, occultato. E altra reprimenda è giunta al vescovo per aver reso nota la telefonata che l’alto prelato ha ritenuto opportuno fare nel confronti della mamma di Elisa, Filomena, per informarla della sua decisione. Nel dibattito apertosi si leggono commenti che ammoniscono la Chiesa al silenzio assoluto e muri altissimi che si levano da parte di chi mette voce contro la riapertura della Trinità.

Chiedere il silenzio alla Chiesa, su una vicenda che riguarda tutti, ha sapore di omertà. Le autorità della Chiesa hanno l’autonomia di poter decidere ciò che c’è da compiere nel rispetto di tutto il Popolo di Dio e non solo. Tra l’altro, i costosi restauri in corso non avrebbero senso per una Chiesa che deve restare chiusa. Un anno passa in fretta, nonostante la pandemia. A mio parere, la Chiesa della Trinità deve riaprire per essere restituita alla sua funzione principale. Non scade mai il tempo per far emergere le verità e le responsabilità che non si conoscono, ma anche quelle che abbiamo appurato in questi drammatici anni. Se la famiglia Claps è la più colpita dalle infami omissioni, non c’è dubbio su questo, non mancano però altre vittime. Quando giunsi a Potenza nel 2007, un coro quasi unanime, amplificato ogni settimana dalla Tv di Stato, indicava Michele Cannizzaro come l’uomo nero di questa storia. Un pentito di terza fila, non ne mancano mai, riferiva di aver saputo che un commando di ’ndranghetisti per ordine del medico calabrese, appartenente alla borghesia in vista della città, aveva occultato il cadavere di Elisa sciogliendolo poi nell’acido.

Molti professionisti dell’Antimafia indossarono i panni di Robespierre reclamando roghi e vendette sociali. La famiglia di Cannizzaro ne ha pagato un prezzo terribile. Al ritrovamento di Elisa, gli urlatori dell’indice puntato non hanno mai avuto l’onestà intellettuale di affermare su questo punto: “Ci eravamo sbagliati”. Non si trattava di chiedere scusa. Ma un indagatore di verità dovrebbe amarla con la stessa passione di Manzoni che la giudica santa. Il Sudafrica del postApartheid ha saputo ricostruire le sue enormi ferite con una grande opera di verità collettiva. Bianchi e neri hanno pubblicamente dichiarato responsabilità singole e collettive della guerra civile ritrovando una nuova dimensione. In Italia, sul fenomeno della lotta armata, abbiamo messo molto più tempo a comprendere questa prospettiva.

Da qualche anno si è costituito un “Gruppo dell’incontro” che vede reciprocamente confrontarsi protagonisti dei gruppi armati con i parenti dello loro vittime che sta dando buoni risultati. Per sanare le ferite più dolorose bisogna saper usare l’olio invece di adoperare l’aceto per tenerle vive. E’ questa la via maestra per curare la ferita collettiva di Elisa Claps a Potenza.

La riapertura della SS Trinità deve essere un grande momento di riconciliazione collettiva.Non aspettiamo secoli come accadde per l’arcivescovo di Canterbury.

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