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SE DOVESSE VINCERE AL TAR, COVIELLO HA COMUNQUE GIÀ PERSO ETICAMENTE

Al Tribunale amministrativo regionale sarà scontro in punta di diritto con l’Ufficio di Presidenza: sul “ring” morale, politica già sconfitta

Il buco della Lega lucana (51mila euro) nella gestione dei soldi pubblici del gruppo consiliare gestiti nel 2019: la Corte dei Conti vuole sapere dal presidente Cicala a che punto sia «l’effettivo adempimento». La risposta è semplice: Coviello non vuole pagare di tasca propria e ricorre a di ogni. L’ultimo aggiornamento è che dopo la legge “Salva Coviello” approvata a dicembre, il piano di rateizzazione bocciato a gennaio, l’ex capogruppo ha fatto ricorso al Tribunale amministrativo regionale. L’Ufficio di Presidenza, però, ha già deciso all’unanimità, assente Cicala, la costituzione in giudizio: al Tar sarà battaglia a suon di cavilli. In “punta di diritto” per l’ex capogruppo della Lega, come da ricorso, la “Salva Coviello” è in vigore dal 23 dicembre scorso, pubblicato sul Bur il giorno prima, e va applicata e basta. Per l’Ufficio di presidenza, no o quantomeno non può esserlo per il «piano compensazione debito» presentato da Coviello. C’è da considerare, poi, che non rientrando nel campo del penale, la “retroattività” che l’ei fu capogruppo Lega invoca sarebbe più singolare del già singolare meccanismo di ripianamento del buco concepito. Ad ogni modo, l’udienza è fissata al 24 marzo e sarà il Tar ad esprimersi. Dal punto di vista etico, però, l’atteggiamento di Coviello appare molto anti-politico. Da ricordare che il primo ricorso contro la sanzione della Corte dei Conti, già lo ha perso. Il messaggio che traspare è alla stregua del seguente. Un politico “multato”, può andare in Consiglio regionale e farsi la legge per non pagare la “multa”. Una sorta di auto-condono poichè si vorrebbe anche che la legge del giorno dopo, cancelli la “multa” del giorno prima. Se non ha saputo spendere regolarmente e regolarmente rendicontare i soldi pubblici incassati, Coviello innanzitutto dovrebbe pagare e poi anche farlo non col ricorso ad altri soldi pubblici presi da quelli girati ai gruppi consiliari. Chissà se perdendo al Tar , ricorrerà anche al Consiglio di Stato. E ancora, poi magari pure, nell’eventualità dell’accumulo di sconfitte, alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Diceva un allenatore, “se il difensore è in difficoltà, rientra il centrocampista ad aiutarlo e se pure il centrocampista va in affanno, allora torna anche l’attaccante: ricordate, però, che dopo l’attaccante non rimane più nessuno”. La moralità politica di chi legifera sanatorie per le proprie colpe, si commenta da sé.

Ferdinando Moliterni

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