“La scienza, la scuola e la vita. Francesco De Sanctis tra noi”. E’ il titolo del volume, fresco di stampa, pubblicato dalla Deputazione Lucana di Storia Patria nella Collana “Arte e Letteratura”, diretta da Maria Teresa Imbriani, professoressa di Letteratura italiana nell’Università degli studi della Basilicata, componente del Consiglio Direttivo dell’Istituto Lucano di Storia Patria. Il volume, a cura di Maria Teresa Imbriani, raccoglie gli Atti del Convegno svoltosi a Potenza il 4 e 5 dicembre del 2018, La scienza, la scuola e la vita. Francesco De Sanctis tra noi, promosso dal Dipartimento di Scienze Umane dell’Unibas e dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Bicentenario della nascita di Francesco De Sanctis, presieduto dall’on. Gerardo Bianco Articolato in due ampie parti, precedute dalla presentazione di Gerardo Bianco e dall’introduzione di Maria Teresa Imbriani, il volume comprende, nella prima, le relazioni di Toni Iermano, Giuseppe Cacciatore, Giampaolo D’Andrea, Matteo Palumbo, Nicola De Blasi, Maurizio Martirano, Donato Verrastro, Maria Teresa Imbriani, ed appunti di studio di Aurora Zaccagnino, Antonella Venezia e Maria Chiara Irenze; nella seconda i contributi di Guido Armellini, Gianni Oliva e Guido Baldi, che evidenzia Maria Teresa Imbriani – “idealmente riconducibili alla desanctisiana Storia della letteratura italiana si interrogano, dalle loro diverse ottiche, sul futuro dell’insegnamento di una disciplina che, da De Sanctis in poi, rappresenta l’elemento di coesione di un grande progetto pedagogico nazionale”.

Nell’ambito del quale particolarmente significativo risulta, tra l’altro, il riferimento di Gerardo Bianco a La Scienza e La Vita quale binomio portante della prolusione con la quale il De Sanctis inaugurò, nel 1872, il suo magistero, binomio che «costituì per De Sanctis evidenzia Gerardo Bianco la direzione di marcia alla quale doveva ispirarsi la società italiana, ritemprando lo spirito risorgimentale che aveva realizzato l’Unità d’Italia, avvertito come sempre più affievolito, con un ripiegamento verso gli atavici mali dell’io politico e dell’inerzia ammantata di retorica».

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