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Elisabetta Sionis : Fabrizio Corona e il disturbo borderline di personalità

Sono individui la cui evoluzione affettiva/emotiva è interrotta: le loro personalità sono scheggiate e danneggiate irreparabilmente

UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE 

Elisabetta Sionis : Fabrizio Corona e il disturbo borderline di personalità

Elisabetta Sionis-criminologo clinico, esperto in psicologia giuridica, già magistrato onorario presso il Tribunale per i minorenni di Cagliari

Oggi trattiamo il caso del noto “ex re dei pararazzi” Fabrizio Corona.

È noto che egli è giunto, per la prima volta, all’osservazione psichiatrica esclusivamente nel corso della sua detenzione presso il carcere di San Vittore, in  cui gli è stato diagnosticato un disturbo di personalità borderline con tendenze narcisistiche e  tratti depressivi. Cogliamo, quindi, oggi, l’occasione per parlare di questo disturbo, per approfondirne le caratteristiche, in modo da essere di aiuto a famiglie che stiano vivendo questa problematica.

 

Dottoressa Sionis, una volta arrivati alla diagnosi, vi è stata una presa in carico di Corona?

Sionis: “Certo. Il Tribunale di Sorveglianza di Milano, secondo le indicazioni dell’équipe di osservazione e trattamento penitenziario, nel 2019, gli ha concesso un programma terapeutico per soggetti cosiddetti a doppia diagnosi, al fine di curare le sue dipendenze e il disturbo di personalità.”

Cosa è successo in seguito?

Sionis: “Il beneficio gli era stato revocato per una serie di violazioni, alcune delle quali durante le sue presenze tv e a causa dell’utilizzo dei social network. Per gli stessi motivi, nei giorni scorsi, gli è stata revocata la detenzione domiciliare (concessa come ulteriore chance riabilitativa).”

Siamo arrivati ai fatti resi noti sui social

Sionis: “Si, perché questa decisione gli ha scatenato una istrionica reazione che certamente è indice di sofferenza, e porta con sé tutti i sintomi del disturbo di personalità borderline.”

Da quali elementi trae questa conclusione?

Sionis: “Non l’ho tratta io questa conclusione, perché proviene dalla diagnosi fatta nel 2019. Ci sono alcuni elementi tipici. Corona, dopo essersi assicurato la registrazione video di quanto stava commettendo, si è autolesionato e ha minacciato il suicidio. Ha minacciato i Magistrati  di levarsi la vita affinché costoro perdano il lavoro e ha chiesto ripetutamente l’intervento del Presidente di Sorveglianza.

L’acting out è stato completamente cristallizzato nel video, filmato in costanza del gesto autolesionistico e, una volta giunti gli agenti e il 118,  Corona ha reagito violentemente contro costoro. Ha rotto un vetro dell’ambulanza, prima di essere bloccato e condotto in ospedale per le prime cure.”

Quali saranno le evoluzioni del caso a suo avviso?

Sionis: “Corona, con alta probabilità, sarà trasferito presso il carcere di Bollate con fine pena nel 2024. Sebbene l’attuale comportamento sia certamente segnale di un marcato disagio, occorre evidenziare come egli abbia utilizzato il proprio corpo quale strumento ed arma di ricatto nel vano tentativo di ottenere dei benefici di Legge, per i quali ha dimostrato, allo stato dei fatti, di non essere ancora pronto.”

Considerato che, in veste di criminologo clinico e penitenziario, nonché perito per i Tribunali di Sorveglianza, ha osservato scientificamente migliaia di detenuti e condannati,potrebbe delinearci, a grandi linee, e al di là delle implicazioni specifiche che riguardano il caso di Fabrizio Corona, del quale conosciamo esclusivamente quanto offerto dalle cronache, i tratti che caratterizzano tale disturbo?

Sionis: “Durante lo svolgimento della mia professione di criminologo clinico ho osservato migliaia di soggetti e, tra costoro, un significativo numero di essi era affetto da disturbo borderline di personalità. Premetto che ora ne delineo i tratti in generale, estraneandomi dal caso di Corona, perché, nei dettagli, ovviamente, ogni caso, per particolari caratteristiche, è a sé, anche se tutti hanno degli elementi in comune.

I soggetti che soffrono del disturbo borderline sono solitamente autolesionisti, ma non disdegnano la aggressione eterodiretta.

Si tratta di persone socialmente pericolose, con tendenza alla menzogna, al furto, alla creazione di falsi e alla calunnia, con altissima propensione ad agire la violenza in tutte le sue sfaccettature. Basti pensare che sono soliti auto-infliggersi lesioni per capire come possano agevolmente  compiere aggressioni verso terzi (direttamente o tramite soggetti appositamente assoldati).

L’autolesionismo assume un duplice connotato: è strumento per sfogare la rabbia pervasiva e accedere ad una sensazione di sollievo, oltre che una riappropriazione e strumentalizzazione istrionica della superficie corporea utilizzata come mezzo per esprimere il proprio disagio e, al contempo, arma di ricatto finalizzata a raggiungere gli obiettivi preposti.”

Si tratta di un disturbo stabile nel tempo o tende a mutare nelle sue manifestazioni?

Sionis: “Solitamente, questo disturbo non resta immutato, ma col trascorrere del tempo si evolve e presenta una comorbidità con altri disturbi come, ad esempio, quello antisociale, narcisista e/o istrionico e, talvolta, può sfociare in vere e proprie psicosi. In periodi particolarmente stressanti, o in seguito ad una massiccia e/o protratta assunzione di sostanze psicotrope, il disturbo può sconfinare in una psicosi (come evento isolato o esordio di una vera e propria patologia psichiatrica)”.

Ci può portare qualche caso clinico di esempio?

Sionis: “È interessante un caso che ho studiato di recente, in cui il reo, originariamente affetto da disturbo borderline, manifesta un disturbo narcisistico di personalità.  In questo caso,  è possibile osservare come, il disturbo narcisistico sia secondario, rispetto a quello borderline, o meglio, siamo dinanzi a quella che definiamo una co-morbidità evolutiva/involutiva, dei tratti disfunzionali della personalità.

La percezione che il soggetto in questione ha di sé, ad esempio, è mutata rispetto a quanto aveva inteso meta-comunicare attraverso le numerose lesioni da taglio inferte sugli arti superiori, considerato che, attualmente, tenta di occultarli tramite tatuaggi, abiti con maniche lunghe anche d’estate e ad altri stratagemmi. Questo indicatore, segnala che, al momento, il disturbo prevalente sia quello narcisistico e sia, pertanto, accompagnato dall’ostentata necessità di proporre una immagine di sé, (anche) corporea, perfetta”.

Le pregresse lesioni auto-inflitte, quindi, diventano un utile segno per fare una corretta diagnosi differenziale.

Sionis: “Si, ma non solo le cicatrici in sé. Le cicatrici e la loro esibizione o occultamento sono un utile indicatore al fine di effettuare una adeguata analisi differenziale e comprendere quali siano gli  aspetti personologici che dobbiamo considerare. Il soggetto borderline, che non soffre di narcisismo, tende a ostentarle, pertanto, se un individuo presenta pregresse lesioni (da taglio, bruciature etc) ma si prodiga per celarle e, al contempo, manifesta tratti narcisistici, significa che questi ultimi si siano manifestati successivamente al disturbo borderline. Infatti, individui che manifestano i tratti di un disturbo narcisistico tout court (per capirci, senza essere passati per quello borderline) , mai si autolesionerebbero, poiché l’immagine corporea è il riflesso di ciò che vogliono far percepire agli altri come segno tangibile della loro perfezione.”

Vi sono soggetti predisposti a sviluppare il disturbo borderline di personalità?

Sionis: “In alcuni casi, il disturbo borderline si innesta in soggetti con disforia di genere, i quali tendono ad infliggersi lesioni e menomazioni poiché insoddisfatti e prigionieri di un corpo che percepiscono “altro”. Nel caso al quale mi riferisco, l’interessato ha palesato nella pre-adolescenza un disturbo oppositivo-provocatorio, con fughe da scuola e da casa e ha manifestato, sin dalla più tenera età,  marcata tendenza al furto, alla  violenza etero-diretta, al vandalismo, al mendacio e alla falsificazione. I segni prodromici di un  nefasto quadro clinico-criminologico c’erano tutti. Egli, inoltre, presenta anche altri segni fisici, quali la dentatura, con caratteristiche tipiche di chi ha abusato di sostanze psicotrope.

Il disturbo originario si è evoluto in antisociale e borderline per poi sfociare, in età adulta,  nel disturbo narcisistico.

Le lesioni auto-inferte con arma da taglio, risalgono al periodo in cui ancora i tratti narcisistici erano in forma larvale e oggi, egli le percepisce come un ostacolo nella rappresentazione rassicurante che tenta maldestramente di offrire al prossimo,

Rispetto a quando si è inferto le lesioni, vi è stato un drastico peggioramento del quadro clinico-criminologico (si tratta di un soggetto avvezzo alla truffa, alla frode, alla falsificazione e allo stalking, con pericolosa propensione alla violenza etero-diretta e alla menzogna). Le testimonianze hanno riferito una lunga serie di pregresse condotte “spia” devianti e illegali, per le quali è riuscito abilmente ad evitare sanzioni penali.”

Ci può dare qualche informazione dal punto di vista epidemiologico?

Sionis: “Tra i disturbi di personalità, il disturbo borderline è quello che giunge più comunemente all’osservazione criminologica-clinica e penitenziaria. Colpisce il 2% della popolazione, più frequentemente il sesso femminile.”

C’è una spiegazione a supporto di questi dati epidemiologici?

Sionis: “Certo, l’inclinazione alla violenza li porta più facilmente di altri all’attenzione dell’autorità giudiziaria.

Per comprendere meglio l’inclinazione dei soggetti borderline alla violenza, si introduce spesso il costrutto teorico della scissione come difesa. I soggetti con disturbo borderline oscillano, nelle loro valutazioni degli altri, tra l’idealizzazione e la svalutazione. Lo spostamento verso la negatività fa aumentare la possibilità che gli altri siano considerati come persecutori.

Sono caratterizzati da un odio pervasivo e duraturo che persiste e li guida anche se appaiono socializzati ed integrati per la maggior parte del tempo. Generalmente (ma non sempre, ogni caso va analizzato a sé, per cui chiarisco che non mi sto riferendo a Corona in questo momento) provengono da gravi contesti di disagio familiare e di incuria, in cui non di rado le madri soffrono del medesimo disturbo o sono affette da psicosi o demenze. Spesso, il contesto familiare d’origine è caratterizzato da violenza e abuso di sostanze alcoliche.

L’instabilità intrinseca di questo genere di soggetti, si palesa in un franco dualismo costituito da una netta scissione: amore/odio, idealizzazione/svalutazione, ammirazione/disprezzo, fedeltà /inganno, amicizia/insidia, devozione/invidia o gelosia maligna.

Sono individui la cui evoluzione affettiva/emotiva è interrotta: le loro personalità sono scheggiate e danneggiate irreparabilmente.

Una conseguenza dell’instabilità emotiva dei borderline è che le emozioni tendono ad alternarsi rapidamente, per esempio, un giorno il loro umore può essere quieto e triste, con alcune verbalizzazioni di perdita e di speranza, mentre il giorno successivo può essere euforico.

In ogni caso, un senso di sollievo del loro umore depresso sembra ricollegarsi all’intensità della rabbia e dell’odio, piuttosto che alla ciclicità delle emozioni di per sé.

Le esplosioni di rabbia inaspettata sono frequenti e per lo più incomprese dagli spettatori passivi di quelle performance apparentemente immotivate, determinate, invero, da un bisogno atavico e compulsivo di distruzione etero e auto-diretta. (Perry JC, Herman JL. “Trauma and defence in the etiology of Borderline Personality Disorder. Ed. Paris J Washington DC, American Psychiatric Press, 1993, pp 123-140.).

Manifestano serie difficoltà nelle relazioni interpersonali  e sono propensi al comportamento impulsivo. Tutta la loro esistenza è governata dalla RABBIA E DALLA RABBIA RIMUGINATA.

Costoro passano dalla manipolazione e dall’arroganza all’impotenza e al tentativo di incolpare gli altri per la loro condizione. Nell’ambito di un’ansia poco controllata emergono gli stati depressivi e la rabbia, con la possibilità di agire, persino,  la rabbia omicida.

La loro mancanza di un sistema morale interiorizzato e stabile è foriera della tendenza al mendacio e alla mistificazione.

I soggetti affetti da disturbo borderline sono abili falsificatori e non di rado hanno esordito sin dalla più giovane età con la contraffazione di firme ed atti.

Quindi la manipolazione pare essere un segno chiave.

Sionis: “Il comportamento manipolativo è un comune modus operandi in questi soggetti: non è raro che i borderline abbiano avuto un quadro di comportamenti nascosti e falsi per un lungo periodo di tempo e che questo venga alla luce improvvisamente.

Anche quei soggetti che dimostrano di avere qualche abilità sociale soffrono di solitudine e di mancato appagamento nelle relazioni e quando nella vita essi provano delusioni, la loro rabbia cresce insieme al rischio che qualcuno diventi il destinatario della rabbia stessa, attraverso un atto omicida simbolico o reale.

Difatti, risulta persistente il tentativo di incolpare gli altri della loro infelicità, insuccessi e fallimenti.”

Per un corretto trattamento serve una diagnosi altrettanto corretta. Ma è sempre facile un approccio diagnostico con questi soggetti?

Sionis: “No, per la paura che hanno ad essere smascherati. E, del resto, smascherare un soggetto con questi tratti personologici può comportare un alto rischio, essendo individui permeati  rancore, odio e sete di  vendetta.

L’adattamento di questi individui è solo apparente, data la loro tendenza ad appoggiarsi agli altri (solitamente manifestano una peculiare abilità nell’ affiancarsi a persone di successo o riconosciute dalla collettività come eticamente e moralmente integre, al fine di risplendere di luce riflessa). Tuttavia, questo bisogno di sostegno rende la possibilità di abbandono più minacciosa, considerato che, prima o poi, vengono smascherati.

Per affrontare le paure abbandoniche, mettono in atto una serie di minacce, manipolazioni, rivendicazioni di diritti, ricatti e manovre: è quando queste misure non hanno successo che i borderline entrano in una progressione di comportamenti ad alto rischio, che comprendono una possibile violenza.

L’evento dei social network e della rete, ha peggiorato la situazione?

Sionis: “Nell’era digitale e dei social network costoro utilizzano anche  le piattaforme come surrogati di veri e propri pestaggi online attraverso il linciaggio mediatico di matrice diffamatoria e persecutoria, ma spesso queste condotte non sono che il preludio a comportamenti che potrebbero concretizzarsi anche attraverso l’induzione di terze persone all’azione criminosa.”A al qQ

Ci sono consigli per le famiglie alle prese con soggetti che mostrano questi segni?

Sionis: “Amici e conoscenti, in base all’osservazione del comportamento superficiale, considerano spesso i borderline come individui socialmente adeguati e non come disadattati. Li descrivono come ribelli, egocentrici, narcisisti e non immaginano quanto sia aggressiva la loro ideazione e la tendenza all’agito rabbioso e violento (anche verbale o per mezzo della diffamazione), ogni qualvolta le loro egocentriche aspettative siano tradite o disattese.

Invece non vanno sottovalutati alcuni segni, che vanno portati subito all’attenzione di un psicoterapeuta e di uno psichiatra.

L’umore instabile, l’impulsività e la sete di vendetta sono gli  stati emotivi che si ricollegano all’odio persistente che caratterizza i soggetti con questa diagnosi ed il punto cruciale è determinato dal momento in cui la capacità del soggetto di accumulare rabbia e progettare azioni punitive, verso chi hanno ritenuto responsabile di un torto, si incontra con la sua potenzialità di esplosione impulsiva.

L’ipersensibilità al rifiuto e le reazioni alla minaccia di perdita determinano un alto rischio di comportamento violento. Quando il controllo non si realizza, si disperano e giungono a sentimenti di abbandono e rabbia. Può seguire uno stato ingravescente di autocontrollo precario e rabbia con possibilità di atti impulsivi che vanno dall’autolesionismo, agli atti vandalici, alle spedizioni punitive commissionate a terzi, sino all’omicidio.

Gli elementi di rabbia intensa e rimuginata,  associati all’umore instabile possono portare ad un tentativo di farsi giustizia da sé.

Questi soggetti prendono decisioni avventate, che portano ad azioni impulsive e non di rado alla violenza, anche omicida.

Invece di essere realistici, gli ideali sono ispirati dal potere, dal dominio, dal perfezionismo

Un’altra variabile che influenza il comportamento violento dei soggetti con disturbo borderline è quella del risentimento covato e dell’odio persistente, accompagnato da lucida determinazione ed integra capacità di autodeterminarsi.

A causa di detta caratteristica, questi individui spesso non cercano soltanto una vittoria o una rivalsa, ma il completo annichilimento del bersaglio selezionato, che diventa un oggetto di odio ed è, ancora una volta, considerato responsabile della loro infelice condizione.

Questi bersagli possono essere scelti tra tutti gli individui o cose collegati ad un evento della vita presente o passata della persona.

Anche se si manifestano accessi di ira e rabbia, questa sorta di “boccate d’aria” al massimo alleviano il tormento del borderline, il quale continua a rimuginare e a nutrire il suo odio verso chi ritiene sia la causa della sua infelicità e, ad esempio, se non c’è una provocazione attuale serviranno e si farà ricorso a quelle passate e ciò colorendo o inventando pregressi torti subiti così da giustificare le proprie azioni.

Nei soggetti con questi tratti di personalità, inoltre, persistono distorsioni mnesiche, causate da fantasiosi pensieri perduranti e generalmente enfatizzati o addirittura infondati, che sono determinate dal bisogno di ricostruire gli eventi ed i comportamenti avuti dal soggetto/bersaglio colorandole ed impregnandole di significati negativi, utili a sostenere la tesi della necessità di punire l’artefice del “torto” subito.

Ha parlato di impulsività, di accessi di ira e di rabbia. Le posso chiedere un approfondimento?

Sionis: “A causa della pseudologia fantastica di cui sono impregnati questi soggetti, le valutazioni sulle probabilità del comportamento sono sganciate dalle funzioni di valutazione generale che di solito si adoperano nelle persone.

Una risposta imprevedibile ed esagerata, che può anche giungere alla violenza, corrisponde a questo tipo di instabilità, quindi, il più piccolo affronto o rifiuto assume proporzioni gigantesche.”

Ci sono fattori scatenanti?

Sionis: “La competizione che emerge in alcune aree esistenziali del borderline (ad esempio, quelle relative all’apparenza, al lavoro o alla vita sociale) accompagnata da un eccesso di memoria che mantiene vivi i vecchi rancori può spingere il borderline verso la distruzione di qualcuno che non risponde alle sue egoistiche aspettative e che si sottrae al suo controllo.

Generalmente, infatti, quando un borderline mette in atto una grave condotta violenta contro cose o persone (tranne nei casi di palese impulsività agiti hic et nunc) opera coscientemente ed in seguito ad una articolata preordinazione che è anticipata e sostenuta dalla rimuginazione dell’odio, del rancore e da un marcato deficit morale, oltre che alimentata dalla sete di rivalsa e vendetta.

Durante la rimuginazione dell’astio verso la persona/bersaglio, essi sentono un forte desiderio di rovinarla e, talvolta possono proseguire nel loro progetto di vendetta, anche dopo aver “punito” il soggetto in questione, attraverso il pettegolezzo o la calunnia”

La presenza di impulsività, imprevedibilità del comportamento per rischio di accessi di rabbia ed ira, li rende capaci di contenere le loro istanze interiori?

Sionis: “Questi soggetti  sono in grado di autodeterminarsi e di compiere scelte. Il comune denominatore dei comportamenti di violenza ed aggressività etero-diretta è costituito da desideri di potere e controllo insoddisfatti, scarsa gestione della frustrazione, rabbia e odio rimuginato, che vengono poi mascherati e razionalizzati con affermazioni di impotenza e mancanza di controllo nel caso in cui siano chiamati a risponderne penalmente.”

A livello di imputabilità, come vengono considerati?

Sionis: “La rigidità dei tratti costituenti la personalità con organizzazione borderline non impedisce a chi ne è portatore di adattarsi, seppure plasticamente e superficialmente, alla realtà e intessere relazioni sociali. La abilità di autodeterminazione non è inficiata. Ne deriva che resta fondamentalmente integra la capacità di intendere e volere.

L’alta potenzialità di manipolazione delle relazioni e dei sentimenti altrui permette loro di sfruttare situazioni e persone al fine di avvantaggiarsi.

La deficitaria competenza etica/morale accompagnata dalla marcata tendenza alla pseudologia fantastica, inoltre, consente loro di farsi scivolare tutto addosso e di assumere un atteggiamento di belle indifference.

Come inquadra l’autolesionismo, uno dei segni cardine di questo disturbo?

Sionis: “L’autolesionismo è da considerarsi come una strategia di copying disadattiva:

Il DSM-5 (2013) include la voce “Autolesionismo non suicidario” (NSSI: Not Suicidal Self Injury) come categoria diagnostica distinta (“danno deliberato e autoinflitto al proprio corpo senza intento suicidiario e per scopi non socialmente accettati” (International Society for the Study of Self Injury, 2018).

La condotta autolesiva per essere tale deve essere preceduta da una o più delle seguenti aspettative:

  1. ottenere sollievo da una sensazione/stato cognitivo negativo;
  2. risolvere una situazione relazionale;
  3. indurre una sensazione positiva.”

Dal punto di vista della sua esperienza, sono frequenti questi atti?

Sionis: “All’interno delle Istituzioni totali, come il carcere, l’autolesionismo viene praticato all’ordine del giorno, considerato che il corpo è l’unico strumento che il soggetto detenuto può utilizzare per manifestare la propria sofferenza o ricattare l’istituzione. La messa in atto di gesti autolesionistici consente di focalizzare la propria attenzione sul dolore fisico al fine di uscire da uno stato percepito di profondo vuoto per riconnettersi alla realtà e la gestione di stati emotivi spiacevoli percepiti come altrimenti non maneggiabili, spostando così l’attenzione dal dolore emotivo a quello fisico, vissuto come più tollerabile.

Infatti, il dolore fisico, in un primo momento, allenta la tensione, generando sollievo, e allontana da esperienze emotive che si vogliono evitare.
TUTTAVIA, talvolta, accade che gesti autolesionistici, posti in essere in chiave dimostrativa e col SOLO fine di richiamare l’attenzione verso di sé, possano degenerare in suicidi.
Ecco perchè, non bisogna mai sottovalutare questo genere di condotte, considerato che un detenuto è una persona, titolare dei diritti fondamentali sanciti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.“

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