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POTENZA, QUANDO L’AMORE PER GLI ANIMALI È MOTIVO DI “AVVERTIMENTI” E “RITORSIONI”

L’assurda storia di Marta, costretta a subire spiacevoli episodi per il suo impegno nella cura dei randagi: le sue parole a Cronache

Il randagismo a Potenza ha, a ritmi “irregolari” seppur costanti, coinvolto la cittadinanza in diversi modi. Cronache Lucane, nel corso degli anni, ha trattato diverse volte l’argomento sotto differenti punti di vista. Non solo dando spazio alle segnalazioni dei cittadini, come nel caso del “super branco” al centro di diversi avvistamenti avvenuti tra via Serre e Parco Aurora l’anno scorso, ma anche con i recenti casi di presunti avvelenamenti avvenuti in centro storico a Potenza, passando per la “conquista” del Leone di piazza XVIII agosto da parte di un nutrito gruppo degli splendidi animali.

Naturalmente, i pericoli del randagismo non sono solo per l’uomo ma anche e soprattutto per gli animali che, com’è logico, vivono la condizione perché in linea di massima abbandonati a sé stessi dall’uomo stesso, spesso in tenerissima età. Ma la storia di cui parleremo oggi, tange “di lato” la questione randagismo, finendo per divenire più fosca e cupa. Marta (nome di fantasia), è una cittadina di Potenza che abita in via Copenhagen, nel popoloso quartiere di Poggio Tre Galli, e che ha molto a cuore gli animali, specialmente i randagi che spesso vivono in condizioni difficili. E la vicenda ruota proprio ad alcuni cani e gatti che «da anni vivono in zona», non dando «mai fastidio a nessuno», fra cui una gattina di «16 anni», ad esempio. «Non so se dia fastidio il mio impegno nell’accudire questi animali a mie spese – ci ha detto Marta – oppure diano fastidio direttamente loro. Ad esempio, sto seguendo un cane, molto docile e affettuoso, che sto cercando di far adottare in tutti i modi anche grazie all’aiuto di un’associazione di Potenza. Ma – puntualizza Marta – vedendo le recenti vicende accadutemi, in questa via corre un serio pericolo».

LA FACCENDA S’INCUPISCE

Ma di quali vicende parla? Qui, la faccenda, assume dei foschi connotati, ancor più cupi se si pensa che la sorgente di ciò è un modo d’agire intriso di generosità e amore. «Già dallo scorso anno, la situazione è iniziata a divenire pesante: non solo persone che mi fotografavano mentre davo da mangiare agli animali, ma anche a veri e propri “avvertimenti” e “ritorsioni” di vario tipo». Il tono della storia, com’è lecito attendersi, assume quindi dei connotati molto bui: «Mi è capitato – ci ha detto Marta – che un signore mi fotografasse nel mentre davo del cibo agli animali. Alla mia domanda sul motivo, lo stesso mi rispose a muso duro che con le foto sarebbe andato poi a denunciarmi».

Ebbene, è utile sottolinearlo: secondo la legge, dar da mangiare ai randagi non è un reato. Anche se l’azione potrebbe comportare alcune eventuali sanzioni, se ad esempio, si lascia il cibo e non si ripulisce il suolo successivamente perché, in quel frangente, lasciare lo “sporco” equivarrebbe all’abbandono dei rifiuti. E Marta, su questo punto, ci ha sottolineato: «Nel mio impegno nell’accudire gli animali, c’è anche quello del rispettare le norme di civiltà. Ed è per questo che ho sempre ripulito tutto, in modo da non lasciare assolutamente per strada». Ma non è un caso isolato e nemmeno il “peggiore”: «Un signore che abita nella mia stessa via, incontrandomi per strada, si fermò con l’auto e mi disse “vedrai che fine faranno questi cani e gatti”».

Marta a quel punto specifica che la “frase” era giunta il giorno dopo l’aver «”ripreso” in modo pacato alcuni ragazzini, fra cui il figlio del citato signore, della zona che, con le “macchinine” erano soliti passare a fortissima velocità per la via, rappresentando un pericolo sia per le persone che per gli animali. Anzi – ha aggiunto Marta – alcuni di questi sembravano passare a posta in modo ravvicinato ai randagi, quasi volessero colpirli per gioco. E sono scene a cui assisto ormai quotidianamente». E ancora: «A Capodanno, qualcuno ha fatto esplodere dei rumorosissimi petardi ad un palmo dal cane, che stava in un angolino dormendo per i fatti suoi. Mi chiedo: era proprio necessario farlo?».

DAGLI “AVVERTIMENTI”, A QUALCOSA DI PEGGIO

Ma non sono solo “parole”: «L’anno scorso, intorno a settembre, avevo lasciato una vaschetta d’acqua per dissetare gli animali, visto il gran caldo che faceva. Un giorno, vi ho trovato all’interno quella che sembrava una sostanza chimica velenosa – ha detto Marta – stile diserbante o simile. Per fortuna – ha specificato Marta sono arrivata in tempo: all’epoca contattai anche la Polizia Municipale, che si vide costretta a isolare una porzione della via perché la sostanza era stata sparpagliata anche nelle immediate vicinanze. Una situazione pericolosissima non solo per gli animali, ma anche per le persone». Veleno ma, sembra, anche percosse: «Mi hanno anche raccontato – ci ha detto Marta – che lo stesso cane è stato più volte colpito con bastoni e pietre.

E infatti, spesso, l’ho trovato con escoriazioni o evidenti ferite da urto: non sono certa che ciò sia accaduto, non ho mai assistito in prima persona a situazioni del genere, ma non vedo perché avrebbero dovuto mentire». Ma Marta, ci racconta, non si è lasciata avvilire: «Io continuerò a denunciare queste situazioni. Io continuerò a fare ciò che ho sempre fatto. Continuerò a cercare una casa al cagnolino che seguo e non solo. Nei giorni scorsi, ho fatto curare anche la gattina “anziana”, grazie anche all’aiuto di una associazione, che fortunatamente s’è ripresa. Ma, i rischi, in questa via sono sia per gli animali che per le persone. E ormai, le situazioni descritte, sono quasi all’ordine di giorno. Ciò che di cui non riesco a capacitarmi, è il motivo di questo odio e di questi comportamenti».

Anche perché, ci ha detto concludendo, «molte persone qui la pensano come me e sono sensibili al tema degli animali. Spesso, ricevo anche dell’aiuto da altre persone. Ma, anche se tanti vedono, molti fanno finta di niente. Ma se non si denunciano le situazioni, queste non cambiano mai».

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